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La parabola dei «vinti» in “Dispacci da Mosca”

L’ultimo spettacolo a firma Antonio Mocciola, per la regia di Giuseppe Cerrone, ha debuttato al Tram di Napoli lo scorso 15 dicembre.

Tre soldati devono sottoporsi ad una visita medica di idoneità per essere ammessi nell’esercito russo in vista di una missione in Ucraina: un professore di filosofia dissidente e profondamente critico nei confronti della guerra, un kazako naturalizzato russo, dal passato burrascoso e vittima lui stesso di continue vessazioni per le sue origini, un giovane problematico, segnato da doloroso rapporto conflittuale, mai risolto, con il padre. Tre uomini, tre «vinti», schiacciati da un destino più forte che non possono in alcun modo contrastare. Sullo sfondo, personaggi spietati, la cui vita casualmente si incastra più volte con quella dei tre protagonisti: un colonnello, simbolo del potere militare, la cui vita di tossicodipendente si lega a quella del kakazo-pusher; un cappellano, rappresentante della Chiesa ortodossa, che prova una irresistibile attrazione omosessuale per il filosofo; la dottoressa   che, nel corso della visita medica, sotto gli ordini perentori dei superiori, sottopone ad una brutale umiliazione i corpi nudi e devirilizzati delle reclute – a cui non è data possibilità alcuna di ribellarsi –, alla più volubile delle quali si è legato, per un gioco del destino, il suo cuore. E ancora altri personaggi secondari, ma pur decisivi nello sviluppo della pièce, in quanto influenzano o complicano ulteriormente la vicenda dei tre soldati, come un tenente senza scrupoli, la compagna del kazako, un marchettaro italiano, un ostaggio ucraino, fino ad arrivare ad un numero complessivo di 10 personaggi/attori, che si alternano sul palco del Tram (ma che escono anche al di fuori dei suoi confini). Sono questi gli elementi di fondo di Dispacci da Mosca. Qualcuno deve morire, uno spettacolo di Antonio Mocciola, prodotto da Roberto Schena, per la regia di Giuseppe Cerrone, che ha debuttato, in prima assoluta, nella sala di via Port’Alba, il 15 dicembre scorso, con repliche sabato 16 e domenica 17.

Entro la cornice di una struttura ad anello, in cui l’incipit è ripreso dalla chiusa finale, in seno alla parabola che verghianamente abbiamo definito dei «vinti», di personaggi cioè votati alla sconfitta senza possibilità appello, e tra i quali nessuno può salvarsi, la scrittura di Mocciola, valorizzata da efficaci scelte registiche, affronta una tema di cogente attualità: il tema della barbarie della guerra (ma quella russo-ucraina, esplicitamente chiamata in causa, è nella sua logica identica a tutte le altre) e degli orrori dei nazionalismi, che inneggiano alla mattanza e proclamano, mediante la propaganda, verità distorte, come quella che presenta l’invasione di Odessa, ordinata dai dispacci del titolo, come una operazione speciale. Al leitmotiv si intrecciano inscindibilmente altri temi come l’esaltazione del machismo nelle sue varie accezioni, lo sfruttamento sessuale, il consumo di sostanze stupefacenti. Come spiega l’autore stesso, lo spettacolo è «per usare un termine apparentemente fuori contesto, un falsopiano. Sembra che sia una sorta di scontato ‘instant show’ su quello che sta accadendo in Ucraina, in realtà è un pretesto per mettere alla berlina i miti maschili (e non a caso abbondano i nudi, tutt’altro che erotici, semmai grotteschi), le esigenze tossiche di dimostrare potere e superiorità, da quella sessuale a quella militare, da quella politica a quella religiosa». Motivi convergenti sul marchio indelebile degli abusi di potere e della violenza nel mondo contemporaneo, che vengono a plasmare un concentrato pronto ad esplodere, in grado di turbare e destabilizzare lo spettatore, segnandone profondamente la coscienza.

a cura di Massimiliano Longobardo

DISPACCI DA MOSCA

Qualcuno deve morire

da un’idea di Roberto Schena

drammaturgia: Antonio Mocciola

con: Giuseppe Brandi, Gregorio Del Prete, Emanuele Di Simone, Roberta Germoglio, Francesco Petrillo, Graziano Purgante e la partecipazione di Armando Aubry, Gianluca Bosco, Arianna Marano e Arcangelo Orefice

regia di Giuseppe Cerrone

aiuto-regia: Sissy Brandi e Barbara Lafratta

costumi: Sandra Banco.

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Redazione StreetNews.it
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