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Covid, il premio Nobel Hoffman: “Vaccino arriverà nel 2021” 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

“Penso onestamente, e sono personalmente convinto, che per i membri del personale sanitario” ci sarà un vaccino, “quando è sempre un po’ aleatorio dirlo, ma certamente se non sarà a Natale sarà a Pasqua, allora potremo vaccinarli. E per la popolazione generale” il vaccino ci sarà “nel corso del 2021”. Ne è certo il Premio Nobel per la Medicina 2011 e immunologo di fama mondiale Jules Hoffman, francese di origine lussemburghese, direttore di ricerca e membro del consiglio di amministrazione del Cnrs, Direttore di ricerca emerito del Centre National de la Recherche Scientifique presso l’Istituto di Biologia molecolare e cellulare a Strasburgo, già Presidente della Académie des sciences, membro dell’Académie française.  

A Milano per l’annuncio dei vincitori dei Premi Balzan, Hoffman, membro del Comitato generale premi della Fondazione Internazionale Premi Balzan e Premio Balzan 2007, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo ‘Les pandémies dans l’histoire humaine, à la lumière du Covid-19’.  

Certo, ci sono stati “due o tre casi di reinfezione – ha concesso – ma in biologia non è come in altre discipline, è estremamente variabile, ogni cosa è variabile, nessuno di noi somiglia totalmente all’altro”. “Ma vi giuro – ha poi scherzato – che verrò ancora qui per il Premio nel 2022 e sono certo che a quel punto il problema sarà stato superato”, ha sottolineato. “E perché sono sicuro?”, ha continuato. “Semplicemente perché ci troviamo di fronte ad una situazione – a parte alcuni dettagli – in cui cominciamo a capire bene di cosa si tratta. Siamo in una situazione in cui l’umanità non si è mai trovata, abbiamo delle tecniche che sono fantastiche. L’umanità non le ha mai avute: ha conosciuto delle pandemie ma non aveva gli strumenti che abbiamo oggi per combatterle”. 

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Fiumicino primo aeroporto al mondo ‘5 stelle’ anti-Covid 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

L’aeroporto di Roma Fiumicino è diventato il primo aeroporto al mondo a ottenere “il Covid-19 5-Star Airport Rating” da Skytrax, un ente di rating del settore aeroportuale internazionale, per l’organizzazione, i controlli e i test messi in campo per fermare i contagi da coronavirus. Lo annuncia l’assessorato regionale alla Sanità del Lazio, sui suoi canali social.  

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Covid, “crescono ricoveri in terapie intensive” 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

“Stiamo registrando un incremento dei ricoveri, anche di quelli in terapia intensiva. Un fenomeno tollerabile dalle strutture sanitarie, che non ha nulla a che vedere con quanto abbiamo visto a marzo, ma che non deve essere sottovalutato. Al momento sono circa 25 i pazienti nelle terapie intensive in tutta la regione Lazio, 6 dei quali da noi, 3 a Tor Vergata, 10 all’Umberto I” e 8 ieri allo Spallanzani. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Massimo Antonelli, direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione del Policlinico Gemelli Irccs di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico per il contenimento del coronavirus, che spiega come il disallineamento con i dati quotidiani forniti dalla Regione Lazio – ieri fermi a 17 ricoveri in terapia intensiva, con 410 pazienti in ospedale – è “probabilmente dovuto ad un ritardo da parte delle strutture nella comunicazione dei dati”. 

“Bisogna anche dire che la nuova organizzazione delle strutture e i letti in più assicurati a livello regionale consentono di affrontare la situazione con tranquillità. Se, per ipotesi, la situazione dovesse arrivare ad avere un impatto simile a quello di marzo-aprile – aggiunge Antonelli – dobbiamo sottolineare che oggi siamo anche più preparati: conosciamo meglio il nostro nemico e sappiamo identificare e trattare prima i pazienti con sintomi”. Risultato? “I pazienti impegnativi arrivano prima in ospedale e, quando serve, arrivano prima anche in terapia intensiva: così – testimonia l’esperto – possiamo trattarli in modo precoce”. (segue) 

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Covid, Arcuri attacca “chi in tv diceva che virus era finito” 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

“Ero inorridito davanti all’irresponsabilità di chi andava in tv a dire che virus non ci era più”. Così Domenico Arcuri, commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a fronteggiare l’emergenza Covid-19, intervenuto all’evento #FaiCisl, sul tema del ruolo del sindacato nelle sfide del futuro.  

Arcurio affronta anche altri temi, di natura economica. “Il primo draft del Recovery plan non è stato elaborato definitivamente perché l’Unione europea ci ha detto che può essere presentato fino a novembre. Siamo già avanti nell’elaborazione ma ci prendiamo tutto il tempo che ci è stato dato”, dice. “La più grande riforma che va fatta e anche in fretta, non ha comunque a che fare con il recovery. Bisognerebbe fare in modo che tutti gli italiani imparino ad avere rispetto del tempo. Da questo passa l’efficienza di un Paese. Per fare un’opera pubblica con più di 100 milioni di euro di valore non possono volerci 15 anni, con 8 trascorsi senza depositare la prima pietra”, prosegue poi il commissario straordinario. 

“Non ci sarà nessun Recovery plan salvifico finché non impareremo a rispettare il tempo. Anche la burocrazia va ripensata. A marzo 2020 in Italia non si produceva nessun dispositivo di protezione individuale. Solo in Emilia-Romagna una piccola fabbrica si occupava di ventilatori per le terapie intensive. Oggi produciamo 30 milioni di mascherine al giorno e siamo autosufficienti per quanto riguarda i ventilatori. Questo è successo in 4 mesi. Il che vuol dire che gli italiani sono talmente bravi che, se liberati dalla burocrazia, danno un contributo che nessun altro al mondo può garantire. Dobbiamo tornare a fare politica industriale”, conclude Arcuri.  

 

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Una nuova storia, un nuovo racconto, un nuovo film fatto di intrecci tra amore odio e vendetta.

Dal titolo ” Mai per sempre “, un film scritto diretto ed interpretato dall’attore e regista Fabio Massa con un cast spettacolare di attori del nostro panorama campano,attori che hanno fatto parte di fiction importanti ,spettacoli teatrali e film. Troviamo la bravissima Yuliya Mayarchuk, Cristina Donadio, Gianni Parisi, Massimiliano Rossi,Benedetta Valanzano ,Emiliano De Martino,Gianni Ferreri. Si sono susseguite in anteprima nazionale tante proiezioni in giro per varie regioni d’Italia, per promuovere questo grande capolavoro che sta suscitando tante presenze in festival, concorsi acquisendo così tanti premi.

L’attesa è quasi finita il 24 settembre sarà presente in tutte le sale cinematografiche, quindi tutti al cinema per vedere questa grande storia molto interessante, dove vedremo Fabio e Yuliya in vesti drammatiche ,amorose con una chiave di linguaggio molto forte che va dall’amore, all’amicizia, all’amore materno con una splendida Cristina Donadio. Infatti sia Fabio Massa che Cristina Donadio hanno ricevuto anche il premio del cinema, “premio La Fescina 2020 “il 13 settembre 2020.Ambientato a Presicce in provincia di Lecce, il film parla di due ragazzi giovani Luca interpretato da Fabio, con un passato difficile, privato dal padre ,che lascia Napoli, col desiderio di costruirsi una nuova vita, lontana da tutta quella sofferenza.

Nella nuova cittadina possiede un’officina meccanica con l’amico fraterno Antonio. Sogna di costruire una famiglia tutta sua con la compagna Maria,una ragazza ucraina che lavora in quella cittadina. Sarà una bella storia, tutta da scoprire, ma non sarà tutto rose e fiori, perché si troveranno a battersi con una vita fatta di situazioni molto difficili da affrontare. È una storia veramente interessante che prende le distanze dai luoghi comuni e fa riflettere sui lati oscuri di ognuno di noi come afferma Fabio.

a cura di Teresa D’Angelo

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Scuola, insegnante positivo a Gorizia: chiusa scuola materna 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

Lo screening sierologico avviato sul personale scolastico ha consentito di individuare tempestivamente un caso di Covid-19 tra gli insegnanti di una scuola materna di Gorizia. Il docente, che risiede a Manzano, dopo essere risultato positivo al test sierologico per il coronavirus è stato sottoposto, come da protocollo, a tampone. Quando anche quest’ultimo esame ha dato esito positivo sono state attivate dall’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina, in forma precauzione, le misure di contenimento del virus: la scuola è stata quindi chiusa per la sanificazione di tutti gli ambienti e tutto il personale, i bambini delle due classi coinvolte e loro genitori, per un totale di 50 persone, verranno ora sottoposti a tampone. Lo ha comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, che ha confermato che gli esami inizieranno dagli adulti per proseguire poi sui bimbi in base all’indagine epidemiologica, poiché le probabilità di contagio dei bambini sono molto scarse.  

I tamponi verranno eseguiti questa settimana, a partire da quattro giorni dopo l’ipotetico contatto, in modo da ridurre la possibilità di falsi negativi e ottenere risultati attendibili. L’Asugi sta, inoltre, continuando a monitorare con attenzione la situazione della residenza polifunzionale “Hotel Fernetti” di Trieste: ai 13 casi già segnalati (11 ospiti e 2 operatori in isolamento fiduciario) si sono aggiunti 3 ospiti positivi. Per quanto riguarda i nuovi casi, due sono in via di trasferimento alla Rsa San Giusto, mentre l’altro verrà ricoverato nella Struttura complessa Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore di Trieste. I sanitari stanno, inoltre, valutando un ulteriore caso sospetto di Covid-19 tra gli ospiti della struttura, quindi se la diagnosi sarà confermata anche tale soggetto verrà trasferito alla Rsa San Giusto. 

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Covid, “stop a doppio tampone negativo per fine contagiosità”  

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Stop in Italia al doppio tampone negativo. A chiedere a Governo, ministro della Salute, Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus e istituzioni di abbandonare questo criterio – in base al quale “in Italia un paziente Covid-19 viene considerato contagioso finché per due volte il tampone dia esito negativo, con conseguenze spesso paradossali per la durata della quarantena” – sono gli scienziati del Patto trasversale per la scienza (Pts), che rilanciano l’appello arrivato qualche settimana fa dagli autori della pagina social ‘Pillole di ottimismo’, nel giorno in cui il Cts valuta la riduzione a 10 giorni della quarantena per i contatti. 

Da tempo l’Organizzazione mondiale della sanità “ha abbandonato questo criterio – sottolineano – in base ad una crescente e ormai consolidata evidenza scientifica: il periodo di contagiosità, che inizia circa 48 ore prima della comparsa di sintomi, ha il suo picco nei primi giorni, per poi calare rapidamente e sostanzialmente annullarsi entro 10 giorni. Al contrario, la positività del tampone può restare tale per molte settimane. Adottare, sulla scia di quasi tutti gli altri Paesi, il criterio Oms avrebbe rilevanti e immediati vantaggi non solo per le persone coinvolte, ma anche per la sanità pubblica”, sostengono gli scienziati del Pts. “Infatti, il timore di venire isolati senza un termine temporalmente definito costituisce un pericoloso incentivo al nascondimento dei propri sintomi per chi si ammala, oltre che all’utilizzo dell’App di tracciamento”.  

Il presidente del Pts Guido Poli, a nome dell’associazione, ha sottoscritto dunque una lettera ad hoc indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro della Salute, al coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, al presidente del Senato della Repubblica e al presidente della Camera dei deputati per “sostituire il criterio del doppio tampone negativo”. 

“Vi chiediamo – si legge nella missiva – di sostituire il criterio del doppio tampone negativo con quello indicato nelle nuove direttive Oms, riducendo a 10 giorni il periodo di malattia per Covid-19 (più 3 giorni senza sintomi, nel caso ve ne fossero) e abbandonando l’uso del tampone di controllo. Ve lo chiediamo per tre ragioni, ciascuna delle quali ci sembra da sola sufficiente a giustificare la nostra richiesta. La prima ragione – scrivono gli esperti del Cts – riguarda la vita delle persone coinvolte: mantenere in isolamento forzato un paziente che con ogni probabilità non è più contagioso non è di alcuna significativa utilità, né per il paziente né per la collettività”. 

La seconda ragione “riguarda l’economia e la ripresa del nostro Paese: la nostra collettività ha bisogno del contributo di queste persone, ora lasciate per lungo tempo in uno stato di ingiustificata immobilità. La terza ragione riguarda la salute pubblica: il timore di venire isolati senza un termine temporalmente definito costituisce un pericoloso disincentivo alla segnalazione dei propri sintomi per chi si ammala e all’utilizzo dell’App di tracciamento, che invece necessita urgentemente di molte nuove adesioni”. 

“Concludiamo con un’osservazione – continua la lettera, pubblicata su Facebook – In senso contrario alla nostra richiesta, si sostiene frequentemente che le nuove direttive Oms sarebbero pensate per i Paesi con risorse limitate e che dunque non possono garantire un secondo tampone in tutti i casi in cui ciò è necessario, a causa dell’insufficienza di strumenti e personale medico. La descritta obiezione a nostro avviso non regge”. 

“In primo luogo, gran parte dei Paesi europei hanno da tempo adottato le nuove linee guida Oms. In secondo luogo, le motivazioni di salute pubblica sopra indicate giustificherebbero persino l’assunzione di un modestissimo rischio, se esso fosse veramente associato alle nuove linee guida. Infine, grande è la richiesta, da parte delle Regioni, di maggiori risorse per aumentare i tamponi: la scelta che vi chiediamo potrebbe offrire un aiuto importante in questa direzione”, concludono gli scienziati del Patto per la scienza. 

 

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Galli: “Quarantena va riconsiderata, inserire test rapidi” 

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“Più di un terzo delle persone che si infettano con Sars-CoV-2 rimane asintomatico. Quindi perché continuare con un’indicazione dell’Oms, più politica che scientifica, che a suo tempo ha detto 14 giorni di quarantena perché più o meno sono il periodo massimo di incubazione della patologia? Questo poi è stato detto per i numerosissimi Paesi nel mondo che non sono in grado di fare i test. Spero che l’Italia non debba messa essere nel novero dei Paesi che non sono in grado di fare i test”. Lo ha suggerito Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università degli Studi di Milano, ospite di ‘SkyTg24’. 

“E, soprattutto”, che l’Italia non sia “fra i Paesi che non sono in grado di farli per tempo. La cosa migliore – assicura – è riconsiderare tutto il discorso delle quarantene mettendoci nell’ambito della valutazione dei tempi, magari inserendo dei test rapidi antigenici”.  

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Scuola, Lopalco a docenti: “No rischi maneggiando compiti alunni”  

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“E’ pari a zero” il rischio che corrono insegnati nel manipolare i quaderni con i compiti degli alunni o le fotocopie distribuite in classe e poi riprese dal docente. Lo spiega in un video pubblicato su YouTube l’epidemiolgo dell’Università di Pisa, Pierluigi Lopalco. “Sulla carta il coronavirus resiste oggettivamente molto poco, è una superficie particolamente permeabile e – precisa – ogni gocciolina emesse tende ad essere assorbita, in questo modo se si toccano con le mani i fogli c’è evidentemente meno rischio. Il rischio di contrarre l’infezione da coronavirus – ribadisce – è molto vicino allo zero”.  

“La prima misura per difenderci da queste infezioni è l’igiene delle mani, l’insegnante dopo aver ritirato i compiti si passa del gel alcolico e così elimina il rischio”, conclude Lopalco.  

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Covid, Viola: “Sanificare quaderni e libri? Aria fritta” 

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“Sto sentendo di procedure assurde per sanificate quaderni, compiti, libri, matite e pennarelli. La procedura è semplice: lavatevi le mani! Tutto il resto è aria fritta. E questo vale per i quaderni tanto quanto per la matita che useremo per votare. Mascherina, amuchina e andiamo avanti!”. Lo sottolinea su Facebook l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola.  

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