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Coronavirus, Mattia: “Non credo di essere stato paziente 1” 

[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]

“Sono il paziente che è stato certificato per primo” come malato di Covid-19, ma “non penso proprio di essere stato il primo paziente, o meglio il paziente numero 1” d’Italia. Mattia si racconta, in un’intervista a ‘Sky Tg24’, e riavvolge il nastro fino a quei giorni di febbraio in cui è arrivato in ospedale a Codogno, agli attimi prima di essere addormentato mentre il 20 di febbraio il Paese scopriva che il coronavirus Sars-Cov-2 era già dentro i confini nazionali.  

“Sono conosciuto e diventato popolare per questo motivo. Ma io l’ho scoperto solo una volta che ho preso in mano il mio smartphone”, al risveglio dopo giorni intubato in terapia intensiva, “quando ho potuto capire realmente cosa stava succedendo, cosa era successo. Il motivo per cui sono stato ricoverato è stata una semplice polmonite, questo è ciò che mi è stato detto, e poi il nulla per me. Una volta sveglio ero semplicemente guarito da una semplice polmonite. Non mi pesa affatto di essere chiamato paziente numero 1”. 

“Una domenica sera – racconta Mattia – mi sentivo un po’ debole. Avevo la febbre un po’ alta, nel tempo è cresciuta e sono finito poi al pronto soccorso proprio per febbre alta. Le analisi hanno dimostrato una lieve polmonite ed è stato suggerito di curarla a casa, in quanto nei soggetti giovani è una pratica che viene svolta così”.  

“Al mio ritorno a casa, con antibiotico, la febbre è aumentata e dopo poche ore mi sono ripresentato al pronto soccorso e da lì in poi la febbre è sempre cresciuta fino a quando poi purtroppo sono stato portato in terapia intensiva. Ma fino a quel punto lì nessuno sapeva nulla”.  

Durante “il secondo ricovero in pronto soccorso, c’è stato un episodio che fa sorridere adesso: è stata mia l’idea di chiedere a un operatore, non ricordo bene che ruolo avesse, se potessi essere un caso di coronavirus e in dialetto mi rispose: ‘Il coronavirus Cudogn en sa neanc a du sta’, che significa il coronavirus Codogno non sa neanche dove sia di casa. E invece siamo stati l’inizio di tutto”, raccomnta ancora Mattia.  

E parla anche della perdita del padre, portato via da Covid-19: “Di papà ho saputo dopo qualche giorno, non mi è stato detto subito. L’ho saputo mezza giornata prima che poi se ne andasse – ricorda – Mio padre è stato ricoverato in Terapia intensiva a Varese e, solo dopo che ho avuto la possibilità di parlare, dopo aver ricevuto il telefono, ho sentito mia madre e ho saputo della situazione, che era grave. Dopo, il 19 marzo, festa del papà, lui se n’è andato”. 

Mattia ripercorre i momenti più difficili che ha vissuto. “Mi sono addormentato con il pensiero di mia moglie” Valentina. “Grazie alla dottoressa Malara”, l’anestesista del presidio di Codogno che ha avuto l’intuizione di sottoporlo al tampone per rilevare l’eventuale presenza del nuovo coronavirus, “ho avuto la possibilità di incontrare Valentina appena prima che venissi addormentato, proprio perché ancora non si sapeva che era Covid e non c’erano tutte queste restrizioni. Mi ricordo di aver accarezzato il pancione di Valentina e di averle detto che avrei fatto di tutto per tornare. E ce l’ho fatta”, conclude il 38enne. 

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Davide Napoletano
Davide Napoletano
Davide Napoletano, classe 1987, organizzatore per il mondo degli eventi di piazza, locali, privati e di beneficenza, ama in modo particolare la scrittura e dopo aver collaborato con giornalisti famosi a livello nazionale decide di dar vita al quotidiano online StreetNews.it e seguire anche la strada della notizia come reporter/giornalista. I suoi hobby sono la grafica pubblicitaria, fotografia e il marketing pubblicitario.
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