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“THE AGE OF AUDIO: LA MUSICA UNISCE” UN PROGETTO PER RISCOPRIRE IL VALORE DELLA MUSICA

All’ICS “Buonocore – Fienga” di Meta di Sorrento nasce un progetto per creare il giusto approccio alla musica da parte delle nuove generazioni.

C’è stato un tempo in cui la musica leggera italiana costituiva un’eccellenza anche nella qualità letteraria dei testi. Quel tempo ha prodotto apici come l’Antologia di Spoon River riversata in canzoni da De André o Esenin riletto da Branduardi, tanto per citare due esempi, operazioni oggi impensabili nell’era digitale del like e dell’ascolto distratto.” Non la manda a dire il professor Salvatore Iorio dell’Istituto Comprensivo Statale “Buonocore – Fienga” di Meta di Sorrento. Iorio ha realizzato, in collaborazione con il professor Giuseppe Pacelli, un progetto ambizioso quanto prestigioso: avvicinare la generazione dei Millennials e i nativi digitali alla musica di un certo tipo. “Quasi mezzo secolo di impoverimento comunicativo (tv spazzatura, giornalismo spettacolistico, un utilizzo opzionale dell’italiano costretto dalla logica utilitaristica anche nell’ambito dell’Istruzione) e ci troviamo una intera generazione che identifica il testo di qualche decennio fa come un qualcosa di alieno ai parametri attuali, costituiti dalla fruizione musicale di una trentina di secondi che accompagnano un video su Tik Tok.

Fatte le dovute eccezioni e volendo evitare di impastoiarsi nelle trappole retoriche sulla “gioventù bruciata” valide già ai tempi di Quintiliano, non si può evitare di segnalare il progressivo imbastardimento dell’italiano dei testi nella musica leggera dell’ultimo ventennio, drogato di talent e fenomeni “mordi e fuggi”: un italiano, scritto e cantato, povero nel lessico, spesso gratuitamente volgare e privo di musicalità intrinseca per la rinuncia alla rima, biascicato e spurio; una lingua che ha ben poco a che spartire perfino con l’italiano medio veicolato dalla televisione nel suo primo trentennio di attività, vero collante dell’identità linguistica del secondo Novecento.

Una spietata sintesi dello scenario musicale attuale che introduce al progetto The Age of Audio.

Ma in cosa consiste The Age of Audio?

Iorio e Pacelli hanno voluto esporre agli studenti un vero e proprio “caso musicale”: sono partiti da “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan, passando per “La guerra di Piero” di De Andrè e “C’era un ragazzo…” di Morandi (il brano era di Mauro Lusini), per evidenziare l’impegno sociale. Il canto antimilitarista del cantautore della scuola di Genova, l’appello contro la guerra in Vietnam di Gianni l’eterno ragazzino, trasformati in musica e parole per scuotere le coscienze dell’umanità scossa da sangue e povertà, che ne aveva abbastanza del secondo dopoguerra, della crisi economica globale, dei morti. Una tracklist da brividi completata da “Corporal Clegg” dei Pink Floyd, degli anni ’60, amara descrizione del “grottesco stato d’animo” di un veterano della Seconda Guerra Mondiale; “Dogs of war”, inno contro la tendenza all’autodistruzione dell’uomo attraverso la guerra; l’attualissima “Hey hey, rise up!”, dedicata alle vittime della guerra russo-ucraina; “Sunday bloody sunday” degli U2 e infine “Wind of change” degli Scorpions.

Non si tratta solo di canzoni-slogan, bensì di vere e proprie opere: testi, ritmi, sonorità che confluiscono armonicamente in un tema, la traccia, il brano nel suo complesso. E trasmettono emozioni.

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Il focus del progetto è stato proprio quello di mettere l’accento sul connubio tra parole e musica: grazie all’ascolto partecipato e guidato, i discenti hanno migliorato la loro percezione musicale affrontando l’ascolto in maniera più analitica e critica.” Questa la considerazione del professor Pacelli. ”L’evoluzione della fruizione musicale oggi è sotto gli occhi di tutti: ad ogni brano è associato un video, un reel, uno short o altro; ma gli sforzi devono confluire verso un ascolto scevro dalla contaminazione visiva, che rappresenta un reale “inquinamento” dei brani. Tra ieri e oggi poco cambia in quanto, a mio parere, un adolescente ha una naturale decodifica del suono e poco importa se un brano sia del 1970 o del 2023: se questa codifica lo riporta al suo mondo, l’ascolto sarà presente senza pregiudizi temporali.

Il mondo della musica cambia e con esso anche la percezione: cambiano le strutture, gli interessi, i temi. Ma sarebbe un valore aggiunto la capacità di selezionare quella valida? Sarebbe più gratificante “scegliere”? Ben vengano mille e mille progetti come “The Age of Audio – Quando la Musica unisce”. Semplicemente, per rispolverare un po’ la gloria dei tempi passati… e senza passare per boomer, naturalmente.

A cura di Giuseppe Scafuro – immagini riservate.

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Redazione StreetNews.it
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