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Pozzuoli vive tra sogni e (ir)realtà

La prima città dei Campi Flegrei, Pozzuoli, avvia il progetto di un modo alternativo di trasporto pubblico locale: la cabinovia.

Cogliendo lo spunto di altre città italiane (Bergamo, Cortina), europee (Barcellona) ed extraeuropee (Phu Quoc in Vietnam), si è palesata la necessità di riconnettere la rete di mobilità locale, privata e pubblica.

Il percorso previsto sarà di 10.7km, rendendolo uno dei più lunghi in Europa.

I promotori di questo progetto molto ambizioso asseriscono che con l’introduzione di questo tipo di trasporto locale, si ridurrà l’utilizzo della vettura privata, non ci sarà incremento di inquinamento (essendo l’impianto totalmente elettrico) e non sarà vincolato da ritardi dovuti a traffico o altri problemi.

Il punto è la fattibilità. E’ bello e anzi giusto sognare ma rimanendo possibilmente con i piedi per terra se non si vogliono creare illusioni e delusioni. Il motivo è ben noto e si chiama bradisismo.

Infatti, in un territorio come quello di Pozzuoli (e più in generale dei Campi Flegrei) dove il fenomeno geologico si sta accentuando sempre di più negli ultimi tempi, mettere in piedi un sistema con cabinovia potrebbe essere molto rischioso. La stabilità dell’impianto potrebbe essere compromessa facilmente.

A tal proposito, si è costituito immediatamente il Comitato dei “No-Cab”. L’intervento è assolutamente lontano dalle reali esigenze e priorità del territorio e dei cittadini. Questi infatti hanno criticato sin dalla presentazione del progetto la scelta di investire oltre 100 milioni di euro per un’opera che collega solo i quartieri centrali, mentre intere parti della città (quartieri periferici come Monterusciello, Toiano, Licola e Agnano) rimarrebbero isolate e tagliate fuori. L’opera non andrebbe a rappresentare una valida alternativa al trasporto privato dati i lunghi tempi di percorrenza: per soli 10 chilometri sarebbero necessari ben 50 minuti.

Inoltre si perderebbe anche il decoro (il poco ancora che è rimasto) di questi posti che attrae ogni anno migliaia di turisti. Sarebbe, infatti, uno schiaffo alla bellezza installare cavi e piloni alti decine di metri e riversare migliaia di metri cubi di cemento a ridosso di aree di interesse naturalistico e faunistico come il Monte Nuovo e i laghi o sulle coste.

Speriamo che qualunque scelta venga fatta, sia ponderata valutando attentamente i pro e i contro dove i primi devono stare sul piatto più pesante della bilancia.

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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