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Paradiso e Inferno rappresentati nei testi di Simone Cozzetto, il creatore del “concept” e fautore del rock onirico

Oggi affrontiamo un genere musicale un po’ diverso da quello che siamo comunemente abituati ad ascoltare. Si tratta di un genere che il nostro artista, che abbiamo intervistato, definisce rock onirico: un rock fuori dal comune.

Simone Cozzetto è un compositore e polistrumentista. Ha una visione della musica già matura e nell’intervista che segue avrete modo di cogliere alcuni concetti non solo musicali ma anche filosofici.

Simone Cozzetto e il suo nuovo album “The weight of the wind” in uscita oggi 26 marzo.

Ciao Simone, “The weight of the wind”, il peso del vento: è vero allora che anche il vento ha un peso?
Vorrei fare una piccola premessa a questa domanda. Pur banalizzando una forma d’arte così perfetta penso che la musica oggi possa essere divisa in due categorie: musica che fa riflettere e musica che ha il compito di far divertire. Io penso di far parte di una categoria di artisti che esprime un concetto, il quale molte volte non può essere espresso in un singolo titolo o brano ma necessita di un intero album .
Per questo ho deciso di creare un concept. Ora vengo alla domanda: è vero che il vento ha un peso? Ogni cosa in natura ha un peso, ma in un determinato contesto anche ciò che risulta più semplice da trasportare diventa un macigno pronto a schiacciarti così come lo è il giudizio.
Detto ciò l’album rappresenta la condanna e la caduta e di conseguenza ogni cosa diviene pietra. Se fate caso a questa descrizione può essere un parallelismo perfetto con Lucifero. Difatti Lucifero è la figura per antonomasia della disfatta sofferta e in parte orgogliosa. E’ una figura ambivalente: da Cherubino a re dell’oblio. Lucifero rappresenta la caduta di ogni essere umano che sente di subire, a causa delle proprie scelte o per le circostanze avverse della vita stessa, il peso del giudizio e l’agonia della sofferenza.
L’album rappresenta una fase che ho vissuto in un momento difficile della mia vita. Il lavoro ha infatti contrasti tra luce e ombra , aperture e chiusure creando  un incontro tra Paradiso ed Inferno.

A quale genere musicale ti senti particolarmente più vicino?
Anche se non mi piace categorizzarmi per genere penso di avvicinarmi al rock sinfonico con sfumature prog rock. In Italia fortunatamente mi attribuiscono un genere innovativo chiamato: ”Rock Onirico”. Essendo polistrumentista, compositore, arrangiatore, autore e produttore ho cercato di unire tutte le mie influenze creando una sorta di congruenza musicale senza compromessi. Alla fine siamo noi stessi con le nostre tradizioni.
Riguardo la vostra domanda posso rispondere che la musica, un po’ come diceva Schopenhauer, è l’arte completa. Ha il potere di trasmettere un’emozione ancor prima di trasmettere un’idea. La cosa stupenda è che non si limita solo a questo ma è un arte molto ampia. E’ uditiva, visiva, riflessiva. Non c’è da meravigliarsi se da essa sono nate altre forme di arte come la danza. Direi quindi che è fondamentale per trasmettere emozioni.

Perché hai scelto l’inglese?
Direi più per una questione sonora e ritmica. Ho scelto l’inglese perché la trovo una lingua stupendamente sintetica, cadenzata ed essenziale. L’italiano a mio parere ha delle sonorità più morbide, dolci e più vicine al cantautorato classico e poetico.

A quali artisti musicali senti di poterti identificare?
Amo il Prog Rock, Rock Psichedelico, Rock sinfonico,  La musica classica, le colonne sonore. Al tempo stesso però adoro la musica d’autore classica, folk, il Pop Rock, Synth Pop, Hard Rock e in alcuni casi anche il Metal. Nella mia vita, grazie al percorso di studi accademici nella musica, ho suonato di tutto. Ho avuto il piacere di collaborare e costruire album con artisti di fama mondiale e nazionale come: Kee Marcello (ex chitarrista degli Europe), Daniele Pomo (batterista Steve Rothery dei Marillion e Ranestrane), Giacomo Anselmi (chitarrista Goblin), Ludovico Piccinini (chitarrista Prophilax), Alessandro Inolti (batterista di Fabrizio Moro) .
Mi identifico in molti artisti. Penso di aver unito molti generi tra loro per arrivare a quello che scrivo: dai Pink Floyd, Genesis, King Krimson, Supertramp,A-ha  alle colonne sonore di Hanz Zimmer, Alan Silvestri  fino ai cantautori Italiani e stranieri. Inoltre ho sempre amato studiare lo stile chitarristico di molti mostri sacri: Al Di Meola, David Gilmour, Kee Marcello, Gary Moore, Allan Holdsworth.

Il brano che maggiormente ti rappresenta nel tuo ultimo album “The weight of the wind”?
Essendo un concept ogni brano ha un significato importante e non scindibile dagli altri.
Quindi il brano che mi rappresenta di più è l’album.

Domanda d’attualità: quanto i talent show oggi contano per ambire al successo?
In questo momento , soprattutto in Italia, contato tantissimo purtroppo. Non penso sia un processo sano per la crescita di un gruppo ma evidenziano per lo più un solo strumento ” La Voce”. Inoltre purtroppo mi è capitato molte volte di vedere giudicata una persona ”competente” da un ”non competente”.  Non vorrei poi parlare del lato discografico. Nella musica c’è tantissimo altro. Penso che i Pink Floyd nel 2021 non sarebbero mai diventati famosi.   Altro problema è quanto conti davvero la figura dell’artista all’interno di questi Talent. Perdonatemi ma David Bowie o Peter Gabriel non venivano ripresi in camerino mentre litigavano per creare Audience ma erano visti come semidei che sparivano nell’oscurità quando scendevano dal palco. 

Consideri l’idea di coinvolgere qualche grosso nome della musica italiana (o straniera) per avviare una collaborazione?
Ho avuto possibilità e fortuna di aver collaborato con tantissimi musicisti di livello. Un sogno sarebbe di collaborare con Gilmour.

Cosa bolle nella pentola di Simone oggi e nei prossimi mesi?
Spero il prima possibile che la musica possa rinascere da questo periodo orribile. Mi manca tantissimo suonare dal vivo. Sto utilizzando questo momento di sosta per pubblicizzare ”The Weight Of the Wind” ma in contemporanea sto lavorando in contemporanea alla realizzazione di nuovo progetto con alcuni grandi musicisti. 

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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