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Il rap di Holy 420 come terapia in grado di guarire dal dolore e superare traumi

Andrea Leo, artista classe ‘99, cresce nelle periferie di Torino. Si avvicina al mondo Rap nel 2017 sviluppando i suoi primi progetti indipendenti, come Holy Hell. Nel 2020, inizia un nuovo percorso con RKT Production con il nome di Holy 420 affiancato dal suo producer Tommygothewaves. Tra le presenze più importanti il Reload Music Festival 2019 e il concerto di San Matteo con Boro Boro e Shiva. Racconta la periferia con un occhio spesso conscious e disilluso, i sentimenti sono alla base delle sue tracce.

Ciao Holy 420, cosa ti ha spinto a scrivere e cantare “Sbatti”?
“Sbatti” è un singolo che è nato in maniera totalmente naturale, era un periodo grigio, nessuno sapeva più dove sbattere la testa e pensavamo di aver perso il focus di ciò che volevamo trasmettere.
Tommy ha iniziato a suonare il piano, ha disegnato un tappeto sopra il quale scrivere con il cuore, ed è proprio quello che è successo quella sera.

Fai musica rap da anni. Perché hai scelto questo genere?
Ho scelto questo genere perché a me trasmette vibes che non avrei mai pensato di ricevere.
Non c’è niente di più bello che rispecchiarsi nelle frasi di un’artista, ritrovarti e appoggiarti ad esso per superare determinati traumi che hai passato.

Quanto, secondo te, la pandemia ha inciso definitivamente sulle vite degli italiani?
Tanto, veramente troppo, essere chiusi in casa per un anno non ha aiutato nessuno. Le persone soffrono di depressione ogni giorno di più e molte famiglie non arrivano a fine mese.
Spero tutto questo possa passare presto, sono vicino a tutti voi.

Autotune: sì o no?
Assolutamente si. Siamo nel 2021, sapere che ci sono ancora persone che dicono “chi usa l’autotune non sa cantare” mi fa venire la pelle d’oca, probabilmente queste persone non hanno mai lavorato nel campo musicale.

Ultimamente molti artisti stanno lanciando l’idea di concerti in streaming. Cosa ne pensi?
Penso che bisogna adattarsi al periodo attuale che stiamo vivendo e che quella dei concerti in streaming può essere una soluzione valida per portare avanti la propria arte e rimanere a “contatto” con il pubblico.

Come mai il nome Holy 420?
Il nome d’arte nasce dalla mia caratteristica di essere timido. “Holy” che tradotto significa “santo” è il punto attorno al quale vorrei fare forza. Un angelo silenzioso, che fa parlare la musica e non parla a vanvera, una figura sincera e leale.
Il 420 è il peso di quando sono nato: 4 kili e 20 di pargoletto.

Quanto la TV (mi riferisco ai talent show e ai vari programmi televisivi musicali) ha influenzato la musica italiani negli ultimi anni?
Secondo me non tanto, chi partecipa ad un talent show o altri programmi televisivi vuol dire che è convinto che la sua musica possa essere ascoltata da un determinato tipo di pubblico.
Ognuno porta il suo viaggio, sta poi alle persone entrarci o fregarsene.

Cosa bolle nella pentola di Holy 420 oggi e nel futuro?
Sono in uscita con il progetto più bello e sincero che abbia mai strutturato. Posso solo dirvi che saranno dei mesi belli pieni, sia di impegni che di emozioni.

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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