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Un’orfanella abbandonata

Quante storie incredibili esistono.

Bello sarebbe contenerle tutte nella propria mente come un tesoro.

La storia dell’orfanella abbandonata che poi tanto orfanella non è, e, neppure abbandonata, la tengo sempre nella mia memoria, per svariati motivi.

“Un’orfanella abbandonata”, così si firmò Elizabeth Jane Cochran, indignata, per un articolo del giornalista Erasmus Wilson sulle donne: “La casa è l’unico luogo in cui la donna deve svolgere i suoi compiti: cucinare, pulire ed educare i figli!”. Definendo, infine, la donna che lavora una vera e propria “Mostruosità!” Elizabeth non sopportò di dover leggere quelle parole e scrisse una lettera, appassionata e severa, al giornale, dove, peraltro, poneva la domanda: “E io cosa dovrei mangiare?”

Il direttore del giornale, George Madden, colpito da quella scrittura, così intensa, mise un annuncio: “Orfanella abbandonata, ti aspettiamo, vieni a trovarci.”

Elizabeth si presentò, fu assunta e da quel momento una giovane donna, alias Nellie Bly, si mosse con la “Sua penna” e la sua passione verso terribili vissuti, soprattutto femminili.

Nellie scavò in realtà atroci e non si fermò davanti a nessun ostacolo. Ha svelato: corruzione, lavoro infantile, prostituzione. Ha parlato del Governo e della Chiesa. Ha messo la sua penna ovunque ce ne fosse bisogno.

Innovatrice e pioniera, nella professione di giornalista, a soli ventidue anni era già un mito, per le giovani donne di allora. Una delle sue avventure più famose è stato il viaggio che intraprese intorno al mondo, ispirandosi a Giulio Verne, in 72 giorni, 6 ore e 11 minuti.

Il viaggio venne raccontato in un libro, nel quale spiega come sia difficile dire esattamente ciò che dà vita a un’idea, e di come reagì il suo editore quando un lunedì mattina lei si presentò proponendogliela: “Vorrei andare all’altra estremità della terra!”. “Impossibile!”. Fu il verdetto! “In primo luogo sei una donna e avresti bisogno di un protettore. Inoltre avresti problemi con le lingue. Soltanto un uomo potrebbe riuscire nell’impresa!”, ma a quanto pare Nellie non si lasciò influenzare, tanto da concludere il suo libro con queste parole: “Ho sempre una piacevole sensazione, che nulla sia impossibile se si applica una certa quantità di energia nella giusta direzione. E quando qualcuno dice: non credo si possa fare! È troppo tardi! Io dico semplicemente: sciocchezze! Se si vuole, si può fare. La domanda è: si vuole farlo? Non ho mai incontrato un uomo o una donna che sollecitati dalla domanda non siano stati stimolati nel fare del loro meglio. Ringrazio tutti vividamente. Voi tutti formate una catena intorno alla terra. E a ciascuno di voi, uomini, donne e bambini nelle terre che ho visitato io sono infinitamente grata.”

Coltivò e realizzò il sogno di lavorare, per uno dei più importanti quotidiani d’America. Il proprietario del New York World, Joseph Pulitzer, le propose di assumerla se fosse riuscita a farsi internare, e scrivere un articolo, al “Women’s lunatic asylum on Blackwell’s island”, manicomio femminine nell’isola di Blackwell, il primo ospedale psichiatrico a finanziamento pubblico di New York. Nellie accettò! Ciò che rivelò con la sua penna fu scioccante; pagine di sofferenza, paura e impotenza.

Con il nome di Nellie Brown si tuffò nella sua “Missione delicata”, così chiamò la sua terribile avventura, che durò dieci giorni, all’interno del manicomio di New York.

Nellie assunse le caratteristiche della follia tanto da ingannare i medici e le autorità, che decisero di internarla; un medico che la visitò la definì un “Caso disperato”. Nella sua ”Relazione” che fu pubblicata in forma di libro dal titolo “10 days in a MAD-HOUSE” scrisse: “Ho avuto fiducia nelle mie capacità, come attrice, per compiere la mia missione. Non avevo idea che la mia esperienza sarebbe andata oltre un semplice racconto di vita in manicomio. Dal momento che sono stata internata ho parlato e agito come faccio nella vita quotidiana. Eppure, strano a dirsi, il più sanamente ho parlato e agito più pazza sono stata considerata da tutti tranne un medico, la cui gentilezza, non dimenticherò mai. Ho avuto paura! Sentivo rumori durante tutta la notte. Il tempo passava con lentezza, strazianti minuti che sembravano ore. Temendo di addormentarmi cominciai a rivivere la mia vita. Dalla cucina, sempre, proveniva un odore così orribile che ero costretta a trattenere il respiro! Il freddo era irresistibile, l’acqua torbida e gelata. Eravamo affamate, il cibo, che per i medici e gli infermieri era abbondante e meraviglioso, per noi era immangiabile e orribile. Loro avevano a disposizione frutta a volontà, pane fresco e carne buona. Se qualcuno rifiutava di mangiare veniva minacciato di punizioni atroci. Le moltissime storie che avevo letto di abusi in tali istituzioni le avevo, sempre a torto, ora me ne rendevo conto, considerate come romanzi selvaggiamente esagerati. I dieci giorni e le dieci notti che ho trascorso in manicomio non li dimenticherò mai! Quanto più facile sarebbe stato di camminare, per andare incontro alla forca che a quella tomba degli orrori viventi! Ho lasciato il manicomio con piacere e dispiacere; piacere perché potevo godere della libertà, dispiacere, per non aver potuto portare con me alcune delle sfortunate donne con le quali ho vissuto, sofferto e che sono convinta siano sane come lo sono io.”

La relazione di Nellie, che decretò la sua fama e scosse l’opinione pubblica, trascinò i medici e il personale del Blackwell Asilum di New York fuori dall’onnipotenza e obbligò molti a porsi la domanda: come fosse stato possibile, per qualcuno ingannare tanti professionisti e farsi passare per pazza? Il gran Giurì dopo un’indagine acconsentì alla richiesta dell’aumento dei fondi, per la cura dei malati mentali e inoltre si ottenne che gli esami, per essere internati, divenissero più approfonditi affinché nessuno sano di mente rischiasse di finire rinchiuso.  

Nellie è sempre stata dalla parte dei poveri, dei diseredati e soprattutto delle donne. Ha raccontato le storie dal punto di vista di chi subiva abusi e soprusi di qualsiasi genere.

Promosse con la sua professione, in una società dove le donne che lavoravano venivano criticate, ostacolate e non avevano neanche diritto al voto, un modo nuovo di guardare al giornalismo. Nellie spingeva all’estremo la sua ricerca e la sua curiosità, per svelare fatti che quando fossero arrivati al cuore di chi leggeva, avrebbero costretto non solo i lettori, ma anche e soprattutto le autorità ad intervenire, per cambiare e migliorare quelle realtà così terribili e insopportabili!

A cura di Maria Grazia Grilli

Fonti: 10 days in a Mad-House – Ian L. Murno Editore

“Around the World in seventy two days” -the pictorial Weeklies Company- New York -1890. www.nellieblyonline.com

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