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La guerra, se non fosse, che è, una tragedia sarebbe una soap opera

Le puntate non mancano e il “Cast” neanche. 

“Sceneggiatori, produttori, distributori ecc.” sono presenti. 

Unica differenza: è tutto vero! I morti sono morti e il sangue è sangue. 

La “Trama” è ben costruita. 

“I colpi di scena” tengono con il fiato sospeso. 

È una soap che cavalca l’horror. 

E si sa, c’è a chi piace.

A chi piace la soap, a chi piace l’horror e a chi piace la guerra. 

E allora, mi si conceda di fare un invito provocatorio: “Incontratevi in un luogo, sperduto, e fatela tra di voi la guerra, se vi piace così tanto”.

Rinunciare al diritto di fare la guerra è facile, secondo Kant. Per qualcun altro sembrerebbe alquanto difficile, visto e considerato.

Tra l’altro, a guardare bene, bisogna stare all’erta, altrimenti si rischia di scambiare la tregua con la pace.

La guerra, date retta a me, la fa chi dorme profondamente anche se sta in piedi e con gli occhi aperti, chi è sveglio “Sguazza” nella pace. Avete presente i bambini quando, felici, saltano nella pozzanghera? Così! 

La guerra non finirà i suoi colpi, se non ci si sveglia dal sonno, e questo comporterà di non vedere mai sorgere la pace in tutto il suo splendore, come la luce del sole. 

Finora, a me sembra, si sia stati bravissimi a girare in tondo, tanto da arrivare sempre, più o meno, allo stesso punto per poi ripartire e continuare il girotondo dell’infinita sofferenza. 

E le motivazioni, “Che barba, che noia”, costantemente le stesse: potere, interessi personali, soldi, si sa, no? 

La cosa straordinaria è che anche con la pace si possono ottenere gli stessi risultati, la questione è: cosa se ne fa di ciò che si ottiene. 

Il potere si può utilizzare per migliorare le situazioni che hanno bisogno di essere migliorate, gli interessi personali possono camminare a braccetto con gli interessi di tutti, i soldi si possono adoperare per fini comuni. Qualcuno dirà: “Bella scoperta!”, e quand’è che si realizza la pace con questa “bella, scoperta”?

Mettiamola così: la differenza è nella visione della vita. 

E la domanda è: “Che visione hanno i guerrafondai?” Non so se ne abbiano una. Nel caso a me non viene in mente. 

Bisognerebbe aiutarli a procurarsene una che crei valore e che non uccida “anche” i valori, come fa la guerra. 

C’è chi se la canta e chi se la suona, affermando che la guerra porterebbe progresso ed evoluzione, mentre la pace a lungo andare porterebbe stagnazione.

E va bene, allora, fate come vi pare.

Intanto i morti sono tanti, milioni di milioni.

C’è chi ama la pace per fortuna. Per Tolstoj e Gandhi la guerra è immorale. Sottoscrivo.

Dico io, ma se la questione è che non si può fare a meno della guerra, in certi casi, e facciamola finta, ma “sul serio” no al cinema, spariamo a salve, tiriamo fuori una bella trama con vincitori e vinti, poi dopo “le vittorie e le sconfitte” vedremo il da farsi.

Ritroviamo il gusto del gioco. Soap operiamo veramente.

La guerra logora chi la fa e chi la subisce, persino se chi la fa non se ne avvede. 

Immaginate, ma chi può amare lo spargimento di sangue, il terrore, la violenza, la prevaricazione, la distruzione? Soltanto chi “Dorme”, chi è sveglio ama la pace e naviga in un mare di amore.

A tutti i dormienti del mondo auguro un grande risveglio. 

A cura di Maria Grazia Grilli

Immagine: Guernica opera di Pablo Picasso da Focus

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