Il Tram chiude la stagione 2022-23 con Leopardi

Sabato 29 aprile l’ultima replica delle “Operette Morali” per la regia di Mirko Di Martino.

Da giovedì 27 a sabato 29 aprile sono andate in scena al TRAM di Napoli le Operette Morali di Giacomo Leopardi, con Antonio D’Avino e Nello Provenzano, guidati dalla regia di Mirko Di Martino, che è anche fondatore e direttore artistico della sala di Port’Alba. Lo spettacolo, che ha debuttato circa un anno e mezzo fa ed è prodotto dal Teatro dell’Osso in collaborazione con lo stesso TRAM, seleziona nove prose di argomento filosofico dalla raccolta leopardiana, prose in cui emergono, secondo la tecnica dello spoudaiogeloion, tesa a mescolare tragico e comico, temi portanti della Weltanschauung dello scrittore di Recanati: la critica al progresso, il «tedio della vita», lo svelamento dell’«arido vero» di fronte alle illusioni del «secolo». Ed è così che nel Dialogo di un folletto e di uno gnomo viene smontata la concezione antropocentrica, poiché neppure l’estinzione della specie umana produrrebbe nefaste conseguenze sulla terra; Prometeo perde la scommessa con Momo (La scommessa di Prometeo), arrivando all’amara ammissione che l’uomo non è la creatura più perfetta; la Natura è del tutto indifferente alle sorti dell’uomo, al punto che, se anche il genere umano si estinguesse, essa non se ne avvedrebbe: la vita è regolata unicamente da un «perpetuo circuito di produzione e di distruzione» (Dialogo della Natura e di un Islandese); la morte segna la fine di tutte le sensazioni (Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie); l’attività è il modo più proficuo per contrastare la noia (Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez); il vero piacere è proiettato nell’attesa e nella speranza che si realizzi ciò che di fatto non avverrà (Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere). False promesse di progresso e mistificazioni sono rigettate nel Dialogo di Tristano e di un amico, mentre il tema dell’infelicità occupa il Dialogo di Malambruno e di Farfarello e, infine, pessimismo materialistico e cosmico sono al centro del Cantico del gallo silvestre. Due soli attori impersonano numerosi ruoli, riescono a dominare la scena e a passare con versatilità, in un’ora circa di spettacolo, da un personaggio all’altro, scandendo, sullo sfondo di una scenografia funzionale, i tempi scenici sottesi ai dialoghi leopardiani, e districando un testo che si mantiene fedele all’originale (peraltro viene riproposto anche il testo poetico del Coro dei morti nello studio di F. Ruysch). Emblematica, infine, l’immagine conclusiva della teiera (già maneggiata dalla Natura nella parte centrale della pièce), che versa polvere, quasi a testimoniare l’inesorabile scorrere del tempo e la marginalità del ruolo umano nell’universo, se è vero che, orazianamente parlando, altro non siamo che pulvis et umbra.

Massimiliano Longobardo

LE OPERETTE MORALI di Giacomo Leopardi; testo e regia di Mirko Di Martino; con Antonio D’Avino e Nello Provenzano; scene di Giorgia Lauro; aiuto regia: Angela Rosa D’Auria; foto: Valentina Cosentino; produzione: Teatro dell’Osso in collaborazione con Teatro TRAM.