E’ giusto bloccare il Sistema Italia (una seconda volta)?

Da oggi, lunedì 26 ottobre 2020 entra in vigore l’ennesimo D.P.C.M. (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) a firma del Presidente Giuseppe Conte per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19.

La norma attua una serie di disposizioni per consentire il contenimento dell’epidemia da COVID19 in Italia allo scopo di limitare gli spostamenti non necessari e tutte le attività che possono essere rimandate.

In breve non si tratta di un ritorno al lockdown che noi tutti abbiamo imparato a conoscere a livello nazionale la sera del 9 marzo 2020, bensì di un “semi-lockdown” come è stato dichiarato dal Governo. Eh sì, perché costringere gli italiani ad una seconda fase di lockdown porterebbe effetti devastanti per l’economia italiana.

Ma il punto è: dopo quasi due mesi di pura reclusione nelle mura domestiche e altri mesi vissuti tra il timore e la paura di agire e osare per tornare a respirare aria di libertà, qual è la linea che il Governo intende seguire per il futuro degli italiani?

Un tema molto delicato e discusso l’estate scorsa è stato quello della scuola. Siamo rimasti con la suspence fino al 13 settembre per sapere come sarebbe stato il rientro a scuola dei nostri figli il giorno dopo.
Tanti soldi spesi per i fantomatici banchetti scuola con le rotelle (stile autoscontro), personale scolastico aggiuntivo a causa del ridimensionamento del numero di alunni per classe, DPI (dispositivi di protezione individuale) fornito quotidianamente ad alunni e personale docente e non. E ora? Si torna alla didattica a distanza, ma intanto i soldi sono stati ben spesi.

Il Governo, ieri, non ha deciso. Anzi, ha scelto di non decidere e di concederci un altro periodo di limbo. Infatti, non ha scelto di preservare l’economia italiana applicando una riduzione importante per tutti i ristoratori, bar, gelaterie o vietando l’accesso a tante altre attività lavorative che pagano ancora lo scotto del 1° lockdown (centri benessere, palestre, attività sportive, convegni e congressi, queste giusto per citarne alcune).
Lo stesso Governo, dovendo agire, non ha nemmeno optato per salvare le vite e porre un freno a gamba tesa alla circolazione del virus.

Purtroppo sappiamo che i dati degli ultimi giorni non sono molto incoraggianti: l’indice RT (di trasmissione) sale giorno dopo giorno così come il numero dei deceduti per coronavirus; i reparti ospedalieri adibiti al COVID19 e le sale di terapie intensive sono nuovamente quasi saturi e specie al Sud le prospettive non sono rosee.

Ultimamente fa discutere molto anche l’aumento degli asintomatici; sebbene rappresentano la maggioranza dei contagiati, essi potrebbero rappresentare un’insidia pericolosa; non riportando sintomi, infatti, non sanno di essere portatori sani del virus e facilmente possono contagiare individui che invece rispetto al virus sarebbero molto fragili.

Dunque, quale migliore conclusione dell’anno potevamo aspettarci?
Una soluzione più sensata era continuare a mantenere il rigore che il Governo più volte ci ha invitato a rispettare senza tornare alle restrizioni e chiusure.

L’economia italiana è in affanno. In continuo affanno.
Il debito pubblico cresce vertiginosamente. E il PIL? Per il 2020 non pervenuto.

Agire sugli operatori economici, sulle attività lavorative e tutto ciò che fa muovere moneta in questo momento storico dell’Italia può essere pericoloso per il Sistema Italia.

Gli effetti, purtroppo, li conosceremo solo tra qualche anno, e quando dovremo tornare a fare i conti con Bruxelles.

Alessandro Testa