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Diario di avventure, finestre sulla Terra. Cuba senza (sin) salsa. Guanabo playa!

Il sole tenue del mattino albeggia all’aldilà della nostra finestra, oltre la tenda bianca che oscilla leggera, mossa dalla brezza marina che entra spinta dall’oceano. Ci desta con una allegria inattesa e immensa. Svegliarsi dinanzi al mare ed alla spiaggia è qualcosa di incredibilmente unico. Ci alziamo e terminiamo di svegliarci sotto l’acqua tiepida e salata della doccia, ci prepariamo per il mare. Preparato lo zainetto giallo con l’occorrente per la giornata in spiaggia ci inoltriamo lungo il viale di Guanabo. La gente fa fila fuori da un centro di salute fatiscente, dentro un recinto arrugginito e pericolante. Altre persone fanno la fila fuori da una specie di alimentari che distribuisce le razioni che il governo “concede benevolo” alla popolazione, ci raccontano: un pugno di riso, un pugno di lenticchie o di fagioli e via a casa, indipendentemente dal numero di persone che compongono la famiglia la razione è uguale per ogni nucleo familiare, un timbro su un libretto che mi ricorda il libretto delle assenze di quando andavo alle elementari, e pratica fatta. C’è della tristezza che contrasta l’incanto del posto, del sole lucente che brilla fiero, del cielo terso, della musica che produce il mare. Compriamo un paio di cose, acqua ed un pacchetto di patatine, ossia quello che incontriamo, e ci dirigiamo verso una spiaggia ad un’oretta di cammino lungo il bagnasciuga che, abbiamo visto in rete, essere tranquilla e, quasi senza la presenza delle letali meduse chiamate “Caravelas Portuguesa”, delle strane specie che sembrano dei piccoli palloncini azzurri o violacei con dei lunghissimi tentacoli che, nella maggior parte dei casi, risultano letali per l’uomo. Passiamo una rotonda con un campo da basket dal canestro giallo dove, alcuni signori osservano il passare del tempo seduti su delle panchine e, in lontananza vediamo un cinema totalmente fermo agli anni Cinquanta, abbandonato, immobile alla corrosione degli attimi passati, più di cinquanta anni, dalla facciata incredibilmente curata. Sembra un giovane a suo tempo stupendo, incredibilmente bello che, ha visto il suo volto riempirsi di rughe ma, dal passato brillante.

Il mare è incredibile, turchese, estremante trasparente, la spiaggia interamente vergine, con delle palme alle sue spalle che, tempestano la spiaggia di cocchi pronti per essere aperti e mangiati, alcune ananas anche ed altri frutti di cui non so il nome. C’è pochissima gente, ogni tanto un paio di file di lettini e sdraio con degli ombrelloni interrompono l’incontaminazione dell’ambente. Sono di alcuni grandi resort che pagano quello spazio di paradiso terrestre. Seguiamo osservando alcune delle meduse morte sulla riva, bisogna fare attenzione a non calpestarle perché, alcune di esse, potrebbero ancora avere il veleno “attivo” e provocare dolori forti, intensissimi. Scorgiamo il nostro posto, lo scegliamo con cura, ci piace, è una piccola rientranza fra le dune, ci sono tre alte palme di cocco, della vegetazione verde e rigogliosa che crea uno spazio di ombra per, ogni tanto ripararsi dal sole già altissimo e forte della giornata. Non c’è nessuno così, decidiamo di spogliarci del tutto e metterci in acqua, anche se non dovrebbero esserci le nostre care meduse, facciamo attenzione. Ci immergiamo, l’acqua è calda, siamo ai Caraibi, inverosimilmente trasparente, il fondale bianco fa risaltare ancor di più il suo incredibile colore azzurro. Restiamo, non so quante ora li, ammollo, nell’oceano, in totale libertà, sentiamo la libertà scorrere lungo i nostri corpi nudi, il tempore del mare e la gioia entrare in ogni poro della pelle.

Ci stendiamo sul manto di Nettuno, questo mare salato e cristallino che ci sta accogliendo. Ci sdraiamo su di esso, facendo il morto a galla riceviamo i raggi del sole e la vita che continua seppur sembra immobile e disciplinata, oltre questa incredibile calma e pace, tutto scorre fuori. Alcune piccole onde ci fanno scendere i piedi sulla sabbia compatta del fondale così, decidiamo di uscire un pochino dall’acqua. Incontriamo un cocco che fa, avanti e indietro sulla battigia, Seba lo prende e, dopo svariati colpi con una pietra raccolta nelle vicinanze, riesce ad aprirlo, e, dopo aver bevuto la sua acqua, ne mangiamo vari pezzi, è buonissimo e freschissimo! Passa un venditore ambulante, vende delle specie di frittelle. Purtroppo, non abbiamo contanti e non possiamo comprare nulla, si guarda intorno fugace, vendere in questa maniera è fortemente illegale a Cuba, si rischiano molti anni di carcere, lo salutiamo. Pochi secondi dopo passano due ragazzi in costume da bagno, cercano di venderci i loro corpi, sono molti giovani, ci chiedono da dove veniamo e, dopo aver accertato che non fossimo interessati, ci raccontano il loro sogno di una vita migliore, lontana assolutamente da questa Cuba occupata dal regime comunista. Si alzano e proseguono il loro cammino verso i pochi lettini di un resort poco più avanti. Da dietro le dune comprare un membro della polizia, ci mettiamo il telo intorno alla vita, non sappiamo realmente se si possa stare nudi. Ci saluta amabilmente e ci raccomanda di non abbandonare le nostre cose incustodite mentre ci facciamo il bagno. Gli domandiamo se fosse possibile effettuare nudismo, ci risponde che, tecnicamente no ma, se non c’è nessuno nei paraggi, nessun problema.

Il giorno prosegue felice, tra le pagine di un libro, letto all’ombra di una palma, prendendo il sole sul bagnasciuga con le onde del Caribe, bagnando, ogni tanto le gambe e la nuca. Il sole inizia ad abbassarsi, si dirige verso il mare, tuffandosi a rallentamento verso il blu che tinge di rosso. Il cielo muta, cambia colore, si dipinge di arancione con sfumature di violetta e azzurrino tenue. Ci abbracciamo, vedendo lo spettacolo della natura ed il sole che si immerge nel mare fino a completare la sua scomparsa dando spazio alle stelle di brillante ed alla luna di riflette. Torniamo verso il nostro appartamento, c’è un ragazzo che vende delle pizzette, ne compriamo due, una margherita ed una con prosciutto cotto, l’atmosfera è rilassata, alcuni ragazzi seduti su dei motorini parlottavano fra di loro, ridono, fumano una sigaretta che brucia completamente nella notte, il tepore del forno elettrico, l’odore della pizza appena sfornata, il cielo infinito sopra di noi. siamo rossi, scottati dalla giornata passata al mare sotto il sole avendo dimenticato la protezione solare. Restiamo a mangiare sulla barra attaccata al chiosco, beviamo una gassosa di cui non ricordo il nome. La strada è retta fino a casa nostra, non come il destino che si diverte a mettere delle curve, salite e discese lungo il nostro cammino. Destino o casualità, come canta Melendi. Destino o il caso che regna su questo mondo? Mi piace credere che, siamo noi il nostro futuro e soprattutto il nostro presente o chissà, forse è solo un po’ di insolazione a parlare dentro la mia testa. Non c’è tempo per una doccia, salata e calda, cadiamo addormentati sul letto in pochissimi secondi. Le tende bianche ondeggiano, il mare soffia leggero il suo cantico, e le sirene sorridono alla notte.

a cura di Michele Terralavoro

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Redazione StreetNews.it
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