Atelier Belcanto 2020 a Villa Pavarotti di Pesaro

-Un corso di alto perfezionamento nel canto lirico per dieci allievi di varia nazionalità che si sono esibiti ognuno in due brani dalle più belle opere di Verdi, Puccini, Mozart, Donizetti, Giordano, Rossini, Offenbach, Mascagni e Ponchielli;

-due docenti di tutto rispetto: Alessandra Rossi (soprano e didatta di tecnica vocale di riconosciuto valore internazionale) e Bruno de Simone (baritono, assiduo al Rossini Opera Festival in cui ha impersonato Pacuvio ne La pietra del paragone, Isidoro in Matilde di Shabran, Bartolo ne Il barbiere di Siviglia, Taddeo ne L’Italiana in Algeri e Gamberotto ne L’equivoco stravagante);

-una location famosa, Villa Pavarotti nel Parco del San Bartolo a Pesaro;

-un concerto-aperitivo conclusivo  (patrocinato da Comune e Amat) dove gli allievi (accompagnati al pianoforte dal M° Mirca Rosciani) si sono esibiti alla presenza di sovrintendenti, direttori artistici, agenti e stampa specializzata che con il loro voto hanno deciso la destinazione di due borse di studio (attribuite a  Chiara Mogini  di Assisi e Diana Gouglina di Sofia).

Sto parlando della seconda edizione di ‘Atelier Belcanto’, masterclass di alto perfezionamento nel canto lirico organizzata tra l’8 e il 12 settembre scorso dalla WunderKammer Orchestra (WKO) i cui soci hanno designato nel corso della serata due artiste (la francese Hélène Walter e la cesenate Valentina Rambelli) come interpreti di un concerto da programmare nella stagione 2020-‘21.

La suggestiva  Villa Giulia ‘Pavarotti’ di Pesaro si è ben prestata  ad una vera e propria vacanza-studio: il suo fascino è indubbio essendo stata per oltre trent’anni la residenza estiva (sarebbe meglio dire la seconda casa) del grande tenore Luciano Pavarotti e che oggi – grazie alla disponibilità delle figlie e della ex moglie Adua Veroni- è luogo di residenze artistiche per compagnie teatrali, scuole di musica e canto, workshop, laboratori, produzioni di qualità culturale.

L’organizzazione della masterclass rientra nell’ambito ‘del sistema educativo, dell’istruzione e della società’ che l’Associazione WunderKammer Orchestra (presieduta da Stefano Grottin) organizza fin dalla nascita (gennaio 2017) e che comprende cicli di conferenze a carattere divulgativo e specifico inerenti il mondo musicale e teatrale; diffusione della musica nel mondo dell’infanzia oltre ad altri progetti più specificatamente musicali, come la trascrizione e la registrazione dell’integrale dei concerti per pianoforte ed orchestra di Ludwig van Beethoven (di cui si celebra quest’anno il 250° anniversario della nascita),come il sito espressamente racconta (https://www.wunderkammerorchestra.com).

Non è questa la cosa più intrigante, almeno per me. Tutti sappiamo che cos’è un’orchestra: un insieme di grandi dimensioni capace di un suono potente per l’esecuzione del grande repertorio sinfonico, la cui attualità e modernità si esprimono alla condizione irrinunciabile di un’esecuzione perfetta. 

Dimentichiamo, però, che per ‘orchestra’ si intende anche un più piccolo e diversificato gruppo di strumenti, in grado di esprimere colori e timbri sinfonici senza la massa sonora necessaria per riempire spazi di grandi dimensioni:  per esempio l’orchestra da camera, la Kammerorkester, per cui hanno scritto tutti i più grandi compositori degli ultimi secoli tra cui Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Joseph Haydn, Luigi Boccherini, tanto per citarne alcuni.

Proprio in questa prospettiva, è nata la WunderKammer Orchestra con l’obiettivo di ‘portare al limite’ il concetto di orchestra da camera: ogni strumento orchestrale è infatti presente ma  rappresentato da un solo esecutore. I colori sinfonici, quindi, ci sono tutti ma la cura e la raffinatezza del suono sono quelli propri della musica da camera. 

La WunderKammer Orchestra è un’orchestra da camera ad organico variabile che- a seconda delle esigenze e dei progetti- può riguardare  un ensemble di dimensioni ridotte (8-15 elementi) fino ad un organico sinfonico pieno: un’orchestra ‘senza grassi aggiunti’ -come amano chiamarla i suoi componenti-  che studia e suona con la consapevolezza di un complesso cameristico.

Perchè WunderKammer Orchestra, vi sarete chiesti. E soprattutto: che significa espressamente?

La ‘Wunderkammer’ -in italiano  ‘camera delle meraviglie’ o ‘gabinetto delle curiositào delle meraviglie’- è un’espressione appartenente alla lingua tedesca, usata per indicare particolari ambienti in cui, dal XVI al XVIII secolo, i collezionisti  erano soliti conservare raccolte di oggetti straordinari per le loro caratteristiche intrinseche ed estrinseche. Per un certo verso, la Wunderkammer si può considerare come il primo stadio dello sviluppo del concetto di  museo, sebbene non abbia di quest’ultimo le caratteristiche della sistemazione e del metodo. Di certo era il luogo dove i re – ma anche gli studiosi o gli uomini di cultura – conservavano oggetti straordinari e meravigliosi, le cosiddette ‘mirabilia’ (oggetti riportati da paesi lontani), reperti naturali con caratteristiche eccezionali (i cosiddetti ‘naturalia’), oppure macchine ingegnose prodotte dall’uomo, come le macchine geocicliche, o gli automi (detti ‘artificialia’).

La WunderKammer è, secondo me,  la metafora perfetta del luogo in cui ogni bambino conserva i suoi tesori o gli oggetti significativi della sua vita: il sasso dalla forma strana, la foglia secca che ha raccolto nel bosco, la piuma di gabbiano persa sulla spiaggia. L’idea di gioco o di stupore, assieme a quella importantissima dell’infanzia – che è l’età delle cose superflue ma al tempo stesso indispensabili come la musica – trasudano dal concetto di WunderKammer e ne costituiscono i concetti-chiave.

Quindi perché limitarsi a far musica da camera quando possiamo fare una ‘musica da camera delle meraviglie?’-si sono chiesti i componenti dell’Associazione, consci che una musica che vuole mettere al primo posto l’impegno volto all’educazione ed all’istruzione dovrebbe costituire la base di ogni popolo civile. Chapeau!

Paola Cecchini