A Sorrento, parcheggio o non parcheggio, questo è il problema!

Un po’ diverso dal dubbio amletico o forse no? “Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire: dormire; nulla di più: e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.

Morire, dormire, sognare; forse: ma qui è l’ostacolo: perché, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte, quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti. Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl’insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, l’oltracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d’altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell’azione perdono anche il nome…” William Shakespeare con questo monologo, di Amleto, la dice lunga.

A Sorrento sta accadendo un dramma? Anche se fosse, non è risolvibile con uno spettacolo teatrale o, per meglio dire, come quelli a cui siamo abituati, ma veniamo al fatto, all’ormai divenuto famoso “Costone”, in località Sottomonte, dove era stata rinvenuta una necropoli preromana, del VII-VI secolo, con venti tombe, nell’autunno-inverno 1929-1930. Tratto da “FORMA ITALIAE” di P. Mingazzini – F. Pfister

Il problema potrebbe essere risolto con un bel “No parcheggio?”, qualche spiritoso potrebbe aggiungere “No parcheggio, no party”, tanto ormai siamo nel mondo del: tutto pubblicità, fiction e niente arrosto.

La storia inizia così: “…A seguito di accertamento dell’UTC n°39489 del 23/09/2013, viene emessa Ordinanza sindacale n°348 del 04.12.2013, con la quale si ordina ai proprietari del fondo prospiciente il tratto di Corso Italia compreso tra il vico I° Rota ed il vico II° Rota, di provvedere, ad horas, alla messa in sicurezza della muratura di contenimento del fondo, con particolare attenzione alla parte sommitale ed ai pilastrini della ringhiera di protezione.

Con comunicazione acquisita al protocollo n°54344 del 20/12/2013, il proprietario manifesta la disponibilità di cedere una striscia di terreno della suddetta proprietà, per consentire l’eliminazione del pericolo esistente, mediante l’esecuzione, a carico del Comune, dei lavori di rifacimento del muro di contenimento e delle relative opere di sistemazione (…) L’intervento in questione mira al completo recupero delle caratteristiche ambientali del sito. Nessuna modificazione dell’assetto percettivo, scenico o panoramico avverrà a seguito della realizzazione delle opere, in quanto si armonizza con il contesto circostante, rimanendo così inalterate le principali caratteristiche paesaggistiche dei luoghi. Per le lievi modifiche da apportare, il progetto preliminare ha ottenuto Autorizzazione Paesaggistica n°174 in data 29/12/2014, ai sensi dell’art. dall’art. 146 del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i.. Occorre evidenziare che le opere da eseguire ben si inseriscono nel contesto ambientale, saranno utilizzati materiali perfettamente conformi e compatibili con le prescrizioni del titolo IV della L.R. 35/87, allo scopo di preservare le caratteristiche tipologiche e formali del contesto paesaggistico.

In conclusione le opere previste dal presente progetto sono compatibili ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo, congrui con i criteri di gestione dell’area, coerenti con gli obiettivi di qualità paesaggistica e con la finalità di tutela e di miglioramento della qualità del paesaggio individuati negli strumenti urbanistici e paesaggistici vigenti.”

Nel gennaio 2014 quando il Sindaco era Giuseppe Cuomo e l’attuale Sindaco Massimo Coppola era consigliere comunale, vengono approvati i progetti per Corso Italia, Sottomonte e cimitero.

Si legge in un comunicato stampa, di allora: “La Commissione ambientale del Comune di Sorrento ha approvato, nella seduta di ieri, la realizzazione di tre opere pubbliche. Si tratta del rifacimento della pavimentazione stradale e dei marciapiedi nel tratto compreso tra piazza Tasso e l’ospedale Santa Maria della Misericordia, del restauro del nicchiario situato al secondo e terzo ripiano del versante settentrionale del cimitero comunale e della riqualificazione del tratto stradale in prossimità di via Arigliola, in località Sottomonte. (…)
Un progetto fortemente voluto dai residenti della zona, delle cui istanze mi sono fatto portavoce presso l’amministrazione – spiega il consigliere comunale Massimo Coppola – Dopo due anni di lavoro e grazie all’impegno dei tecnici, siamo giunti a questo risultato e mi auguro che si possa passare presto alla fase operativa…”

In seguito, il proprietario svilupperà una nuova idea, sì, la realizzazione di un parcheggio a raso sarebbe imminente, a quanto pare, proprio lì dove era stata rinvenuta la necropoli preromana, di cui sopra, sicché alcuni autorevoli cittadini di Sorrento, investendo il loro tempo, impegno e dedizione, si sono messi in testa, che non tutto quadra in questa operazione e perciò hanno scritto al Sindaco, ponendo domande ed esigendo risposte, si sono recati in Soprintendenza, hanno finanche fatto un esposto denuncia alla Corte dei conti della Campania, per danno erariale, nei confronti dell’amministrazione comunale di Sorrento. Nell’esposto c’è un dettagliato resoconto, dal loro punto di vista, di tutti gli avvenimenti, dove sottoscrivono, tra l’altro, che: “… Dunque ulteriori motivi che si sommavano a quelli già indicati in precedenza, all’esistenza in quella zona di un assoluto divieto di effettuare sbancamenti o riporti in grado di alterare la configurazione geomorfologica e all’obbligo di adottare principi di ingegneria naturalistica nella creazione di terrazzamenti, di scarpate naturali con arbusti o muri di contenimento rivestiti di pietra, concorrendo a rendere di fatto impossibile il rilascio del permesso di costruzione di un parcheggio privato ad uso pubblico, in regime di concessione ai sensi del D. L.vo 163/2006. Essendo di facile ed immediata valutazione la difficoltà di elaborazione di un progetto che fosse in grado, in quell’area, di rispettare tutti vincoli e parametri ecologici e morfologici previsti dalle norme e contemporaneamente assicurare la tutela dei corpi idrici, la stabilità geologica, e dei beni archeologici che era noto da tempo erano presenti in quell’area.”. Più avanti si legge: “La lettera e) del comma 5 dell’art. 21 delle vigenti N.T.A. del P.U.C. imponeva che il Consiglio Comunale approvasse prima un regolamento attuativo per la realizzazione dei parcheggi privati e pubblici al fine di disciplinare vari aspetti tra i quali le tariffe da applicare per gli utenti, i canoni di concessione, le modalità di gestione, ecc.”.

È proprio vero, non esistono più i cittadini di una volta, che lasciavano fare, oggi fanno e pretendendo chiarezza! Capisco che sia faticoso per chi siede in “Poltrona”, ma questo è! Bisognerà mettere in atto l’accoglienza e dare risposte chiare.

È tutto molto farraginoso, complesso e se non si è un tecnico, un avvocato, un esperto, insomma, si fa fatica, anche se poi si riesce, a capire tutto fino in fondo, ci vuole tempo per addentrarsi nel contesto.

Chissà dove sta, di casa, la ragione? Lo scopriremo seguendo questa vicenda fino alla fine!

Una cosa è certa: il comma 3 dell’art. 21 delle NTA del PUC (piano urbanistico comunale) prevede che “I parcheggi di relazione, individuati nell’ambito delle attrezzature pubbliche ai sensi del D.I. 1444/1968 e dell’art. 11 del PUT, sono ubicati in connessione con le attrezzature pubbliche e per consentire la sosta regolare per l’uso delle funzioni cittadine (attività commerciali e artigianali, attività terziarie e direzionali, tempo libero,…). Possono essere realizzati anche con iniziativa privata, ai sensi dei comma 5 e 6 seguenti.

Sono indicati e denominati nella tav. P3 e nelle tabelle delle attrezzature allegate alle presenti norme, distinguendo quelli a raso, quelli a raso ed interrati, quelli esclusivamente interrati. Nelle tabelle allegate sono altresì indicati con la lettera A i parcheggi destinati esclusivamente agli autoveicoli e moto, con esclusione di qualsiasi altro veicolo.”

E nel PUC si può leggere, anche, il comma 4, sempre dell’art. 21: “a) Sia per l’eccezionale valore ambientale che per la fragilità del suolo, la realizzazione dei parcheggi potrà essere autorizzata solo sulla base di indagini e perizie geotecniche, idrologiche, archeologiche e botaniche, firmate da professionisti o da istituti di ricerca nazionali, che verifichino l’insussistenza di alterazioni del sistema idrologico superficiale e sotterraneo e della tettonica dei terreni, nonché l’inesistenza di beni archeologici e di vegetazioni di pregio, compreso il sistema agricolo arboreo (oliveti, vigneti, agrumeti).

b) I progetti dovranno essere redatti con estrema attenzione alla qualità ambientale, sia in relazione al sistema idro-geologico che a quello paesaggistico, da documentarsi attraverso rappresentazioni grafiche o fotografiche di inserimento ambientale. Si applicano le norme relative previste dalla legge regionale 19/2001 come modificate dalla legge regionale 16/2004.”

A questo punto è chiaro che viene da pensare, almeno a me: “Sicuramente è tutto in regola, ma ti pare che il Comune stia “Circumnavigando” malamente? Impossibile!”. Eppure alcuni cittadini hanno dubbi su vari punti.

E allora dico io: “Qualcuno, con carte alla mano, li rassicuri.” Si potrebbe dire: “Ma perché devono essere rassicurati? Perché hanno il diritto di sapere che tutto stia procedendo come dovrebbe”.

Cosa c’è di male nell’avere dubbi e cercare di fugarli? Nulla, assolutamente nulla, io credo!

Spiegare i passaggi avvenuti, nel tempo, non comprensibili per svariati motivi, può rafforzare i rapporti di fiducia tra amministrazione e cittadini. Non ci vuole molto, soltanto la volontà di vedere la vita insieme, non con ostilità o arroganza, ma con purezza di intenti e cioè pensando che chi pone domande lo fa perché qualcosa non gli è chiaro e se qualcuno fosse in grado di fare chiarezza tutto sarebbe più semplice e anche adeguato al rapporto cittadino istituzioni, non sempre facile.

C’è da aggiungere che la Soprintendenza avrà l’ultima parola, per quanto riguarda la necropoli e “Mancherebbe altro”, come direbbe un mio amico.

Un pensiero, in questa occasione, va a chi fa ricerca e afferma che “Il paesaggio è la dimensione ideale in cui l’uomo può trovare la felicità, attraverso il rapporto con la natura e la comunità”. Non credo di doverlo dire io, è già stato detto e ridetto, miriadi di volte, che Sorrento era la metà del Gran Tour, internazionale, per il paesaggio.

Alcuni studiosi, mi dicono che nel passato il paesaggio lo trasformavano per preservarlo, oggi, in qualche caso, lo trasformano, solo, per consumarlo. Sarà vero? Non sarà vero? Speriamo siano soltanto idee e non fatti!

Qualcuno sostiene che sulla gestione di alcuni territori non esistano regole chiare, precise, ed ecco perché, forse, un giorno si può autorizzare qualcosa e “Il giorno dopo” si può bloccare quella stessa autorizzazione concessa. Viene da domandarsi: “Perché, allora, non creare regole chiare e precise, evitando questi disagi? Può esistere, mai, qualcuno che tragga giovamento da una situazione del genere?”. La risposta che ho ricevuto, ponendo la domanda a destra e a manca, mi ha lasciata perplessa: “Talvolta l’autorizzazione per qualcosa viene data secondo le regole e bloccata secondo le regole, regole diverse. Vogliamo dire contraddittorie? Diciamolo! Certamente questo può incrementare gli scambi, i favori, ecc.” Ecco che, può venire da chiedersi se non esistano regole innaturali e che quindi andrebbero riviste, corrette o addirittura eliminate. Un po’ come quando si indossa un abito acquistato molto tempo prima e ci si chiede come sia stato possibile scegliere un abito del genere, sembrava bellissimo, poi si cambia e appare orribile. Anche fare il bagno, lavarsi, ha subito varie mutazioni, nel passato c’è stato il periodo del bagno una volta all’anno, quello di lavarsi soltanto le mani e la bocca, quello che l’acqua indebolisce il corpo ecc., a guardarle oggi queste idee, che divennero regole, viene da sorridere o da rabbrividire, perché noi viviamo in un altro modo. Tra millenni, qualcuno guarderà, chissà, a certi nostri comportamenti, a qualche nostra regola e sbarrerà gli occhi sconcertato. Le regole devono essere al servizio della felicità, se una regola crea sofferenza deve essere “Buttata via”, come un abito che, indossandolo, non da più gioia.

Credo sia giunto il momento di cedere alla teoria, filosofia o come si preferisce chiamare la parte spirituale che vive in ogni cosa. Il parcheggio in questione è un’espediente, della vita, come un altro, per saggiare l’umanità di tutti i partecipanti a questa storia, è una prova che mette di fronte alle scelte, ma il parcheggio è la scelta ultima, in un’altra dimensione, non visibile, si sa già come andrà a finire. È l’ennesima prova che ci insegnerà ancora una volta che tutti possiamo sbagliare, la cosa importante non è chiedere scusa, certamente è auspicabile, la cosa rilevante è fare ammenda, riparare, fare un passo indietro, dare riconoscimento all’umanità e al sentire qual è la cosa giusta da fare, non per sé stessi, ma per tutti, inclusi sé stessi.

E per tornare all’Essere o non essere, alla fine il dubbio, amletico, ognuno lo fugherà nell’intimo del proprio animo e ne conseguirà il modo di vivere più appropriato.

a cura di Maria Grazia Grilli