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Una pagina di solidarietà italiana quasi sconosciuta: i treni dell’accoglienza

Il 16 dicembre 1945 partì per Reggio Emilia il primo treno speciale con 1.800 bambini di Milano e provincia (col tempo diventeranno 4.212): altrettante famiglie, per la massima parte composte da militanti comunisti, li ospiteranno fino al termine della scuola, nel giugno successivo.
Questa esperienza fu ripetuta il mese dopo da Torino, con un primo treno carico di 1.275 bambini che andranno a Bergamo, Mantova e Cremona.
L’idea nacque da Teresa Noce, dirigente comunista battagliera e appassionata: intuì che soltanto un gesto di solidarietà avrebbe potuto risolvere, seppur temporaneamente, la drammatica situazione di bisogno dei bambini indigenti che vivevano nelle periferie del Nord Italia.
Con ciò che rimaneva dei Gruppi di Difesa della Donna (poi confluiti nella nascente Unione Donne Italiane), chiese ai militanti comunisti di Reggio Emilia (realtà prevalentemente agricola e quindi con maggiori risorse alimentari rispetto a Milano) di ospitare per l’inverno qualche centinaia di bambini.
L’organizzazione era rigorosa e non ammetteva tentennamenti o deroghe. Occorreva dividere in zone distinte città e province, individuare i casi più bisognosi o urgenti, sottoporre i bambini a rigorose visite mediche e sedute per togliere pidocchi e zecche, rivestirli con scarpe ed abiti nuovi o quasi, abbinarli alle varie famiglie affinché non venissero scelti personalmente, dato che ‘Nessun bambino deve essere umiliato’.
Occorreva altresì predisporre i cartellini distintivi e apporli sui loro cappotti, accompagnare i bimbi durante i viaggi, mantenere i contatti con le famiglie di origine…
Il 19 gennaio 1946 partì dalla stazione di Roma il primo treno con i bambini delle periferie della capitale. Un mese dopo toccò a 3.500 ragazzini di Cassino, del Frusinate e della Ciociaria che durante la guerra avevano vissuto esperienze indicibili: diversi bambini avevano dormito assieme ai maiali o in pagliai infestati da topi durante lo spostamento continuo del fronte (quella vita era durata circa due anni).
Nel 1947 si replicò con il trasferimento da Napoli verso le regioni del Centro Nord di circa 10.000 bambini, i cosiddetti sciuscià, sottratti alla strada ed allo sfruttamento.
L’Udi e il PCI- animatori principali dei comitati organizzatori – furono affiancati da Comuni, Prefetti, Cln, Cgil, Anpi, Centro Italiano Femminile (Cif) di ispirazione cristiana, cooperative e tanti privati cittadini.
Aiuti arrivarono anche dalle Ferrovie, dal Ministero dell’Assistenza postbellica, dall’United Nations Relief and Rehabilitation Administration (Unrra). Le donne dell’Udi furono sostenute da militanti di tutte le sezioni del PCI e da moltissimi medici volontari ma trovarono nelle Crocerossine (delegate all’assistenza nei vagoni) le più esperte partner nei lunghi e faticosi viaggi in treno.
Impossibile dimenticare episodi e storie inerenti i piccoli ospiti:
-la suggestione verso il nuovo paesaggio: campagna piatta e nebbiosa
-la neve scambiata per ricotta
-la scoperta e l’incanto del mare
-il prosciutto rosa con le palline bianche (la mortadella)
-la meraviglia di dormire in un letto per la prima volta
-il ‘diavolerio’ che hanno combinato ai Bagni Pubblici di Ancona dove ‘dapprima non volevano entrare nelle vasche che non avevano mai visto, poi non volevano più uscirne credendo di trovarsi nel mare!’
L’operazione dei treni dell’accoglienza finì nel 1948 con la rottura dell’unità antifascista allorché cambiò il clima politico ma fu in seguito applicata in altri contesti: in occasione degli scioperi dei minatori sardi che nel 1948 -’49 combatterono per evitare la chiusura dei pozzi minerari, in occasione dell’alluvione in Calabria (ottobre 1951) o quella in Polesine (novembre 1951)…
Il totale dei bambini temporaneamente affidati ad altre famiglie italiane tra il 1945 e il 1952 sfiorò le 70.000 unità.
La storia di questa bella pagina di accoglienza (che pochi conoscono) è stata al centro del mio racconto (I treni dell’accoglienza) premiato dalla Critica nell’ambito del V Premio Artistico e Letterario Nazionale ‘Persephone -Fiori di poesia’ ideato dal Centro Studi per le Arti, la Letteratura e la Poesia ‘Atlantide’ (Genova), in collaborazione con il quotidiano di informazione ‘La voce agli italiani’ (CZ).

Paola Cecchini

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Redazione StreetNews.it
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