Prof.ssa Iavarone Maria Luisa : la mamma di Arturo

Iavarone Maria Luisa  è la madre di Arturo, il ragazzo aaggredito dalla baby gang a Napoli in  Via Foriae autrice del libro”Il coraggio delle cicatrici”insieme a l giornalista Nello Trocchia.

Professoressa, gli eventi che lei organizza vogliono cercare di risolvere il dolore di quelle cicatrici.La scuola da sola non riesce ad alleviare questo dolore, percui lei quali azioni si aspetta dalla società per arginare il problema sulla violenza dei minori e sull’emergenza sociale?

-Se Arturo ha subito ciò che gli è accaduto è a seguito di questo tessuto sfilacciato della comunità, in cui gli adulti hanno smesso di sentirsi educatori anche dei figli non propri.

Io conto molto sulla prevenzione. Intervenire su questi ragazzini deviantiquando hanno già quindici sedici anni spesse volte è troppo tardi. Bisogna lavorare prima e investire sulla formazione  avvalendoci di operatori e figure di prossimità che sappiano effettivamente investire sugli anticorpi della violenza.

Oggi com’è il rapporto di fiducia di Arturo con i coetani?

-Quello che si è incrinato tra Arturo nel mondo e tra Arturo nella comunità e nelle persone che vivono nel quartiere e nella cittàè appunto il rapporto di fiducia. Si sente come se il mondo lo avesse tradito, perchè il mondo li fuori lo ha accoltellato, lo ha ferito, lo ha privato della sua libertà e del diritto di attraversare la strada in maniera libera, scevra da paure, infatti, l’altro giorno ha avuto un attacco di panico, si è sentito solo ed in pericolo:fotunatamente è stata solo una sensazione. La mia battaglia serve a farlo sentire meno solo e un po’ più sicuro.

Tutti quanti lo conoscono e tutti quanti lo salutano quando lo incontrano per strada , ma ci è voluto quasi tre anni di battaglia per far assorbire alla comunità che Arturo non era un ragazzo banalmente e crudelmente accoltellato, ma un piccolo simbolo e l’espressione di un distacco sociale.

Il coraggio delle cicatrici, libro scritto a quattro mani con il  giornalista  Nello Trocchia

  • Questa è una scrittura molto dolorosa, molto privata  intima ed eversiva perchè prova a mettere assieme e a coniugare due diversi registri: la temperatura calda del racconto autobiografico della madre e il libro di denuncia che fornisce un po’ dietro le quinte di quello che è accaduto nelle celle di detenzione di questi ragazzi , intercettazioni ambientali, telefoniche , i colloqui al parlatorio con i genitori e da qui emerge la narrazione della famiglia criminale. Quindi il libro è una rivelazione di tutto quello che succede e che rimane nascosto negli atti dei processi  ed io desegregando quello che sono gli atti del processo ho voluto raccontare che dietro questa storia c’è un’eziologia della devianza che dobbiamo studiare di più in modo da agire su tutti gli aspetti della devianza.

a cura di Rosa Arpaia