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L’Italia si fa in 3 per fermare il Covid-19

Alla luce dell’ultimo report dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità) sulla diffusione del Covid in Italia e della situazione particolarmente critica in alcune Regioni, il premier Giuseppe Conte si dice “costretto” a intervenire in un’”ottica di prudenza” per mitigare il contagio con una strategia che va modulata sulle differenti criticità delle Regioni.

I criteri

Nel nuovo Dpcm, come preannunciato ieri alle 12 durante la comunicazione alla Camera, saranno indicate 3 aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute.

Questi scenari dovranno tener conto di vari parametri: l’indice Rt prima di tutto, ma anche il numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai e l’occupazione dei posti letto negli ospedali sulla base dell’effettiva disponibilità.

Dopo il confronto con i capi delegazione e le Regioni, le norme del nuovo Dpcm, che dovrebbe essere firmato oggi martedì 3 novembre, sembrano delinearsi un po’ di più, ma il confronto resta acceso, e aperto.

Oltre a una nuova limitazione a spostamenti da e verso le Regioni con elevati coefficienti di rischio, salvo esigenze di lavoro, studio e salute, l’Esecutivo è intenzionato ad dottare a livello nazionale limiti alla circolazione delle persone “nella fascia serale più tarda”. Frase che ha aperto a numerosi dubbi interpretativi.

Il nodo coprifuoco

Benché alcuni parlino di un coprifuoco alle 18, come succede peraltro già in Piemonte, l’orientamento del Governo sembrerebbe essere quello di imporre una chiusura alle 21. L’ora di inizio del coprifuoco non è comunque ancora stata ancora stabilita.

Uno dei parametri tenuti in considerazione per stabilire se una Regione rientra nella fascia 1, 2 o 3 è l’indice di contagio Rt. L’allerta scatta quando si supera 1,5: al momento, sono 13 le Regioni che nell’ultimo report dell’Iss risultano oltre la soglia: Calabria (1,66), Emilia Romagna (1,63), Friuli Venezia Giulia (1,5), Lazio (1,51), Liguria (1,54), Molise (1,86), Provincia di Bolzano (1,96), Provincia di Trento (1,5), Puglia (1,65), Umbria (1,67) e Valle d’Aosta (1,89). Due Regioni superano addirittura quota 2: Piemonte, a 2,16, e Lombardia, a 2,09.

L’indice Rt non è però l’unico criterio: per determinare l’entrata nello scenario 4 si devono registrare anche incidenza dei casi e gravità cliniche elevate, con pressione sostenuta per i dipartimenti di prevenzione e i servizi assistenziali nelle diverse Regioni.

Le 3 aree in cui sarà divisa l’Italia

Le tre aree che compongono lo scenario 4 sono:

  • moderata
  • alta/molto alta per meno di 3 settimane consecutive
  • alta/molto alta per più di 3 settimane consecutive, e situazione non gestibile.

Una Regione rimarrà in un’area o passerà ad un’altra a seconda della situazione epidemiologica. Il meccanismo di entrata e uscita in una categoria o in un’altra, così come le misure che scatteranno (che non sono ancora stati decisi) saranno automatici.

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Rosalba Lisbo Parrella
Rosalba Lisbo Parrella
Giornalista per caso, economista per professione, scrittrice per hobby…. Connubio perfetto per una realtà in progresso… Ebbene mi chiamo Rosalba Lisbo Parrella, laureata in amministrazione e legislazione d’ impresa, professoressa di scuole secondaria di secondo grado, commercialista. Impegnata nel sociale e non solo… e affascinata dalla politica.
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