Luci e ombre nel film di Pupi Avati dedicato alla figura del Sommo Poeta.
Scheda: anno 2022; film biografico, diretto da Pupi Avati, con Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Enrico Lo Verso, Carlotta Gamba; durata: 94 minuti; al cinema dal 29 settembre; distribuito da 01 Distribution.
Nel 1350 Giovanni Boccaccio si reca a Ravenna da suor Beatrice, figlia di Dante, per consegnarle un “risarcimento tardivo” da parte della città di Firenze di tutte le ingiuste pene patite in vita dal padre, morto in esilio quasi trent’anni prima. Il viaggio, nel passaggio attraverso luoghi e nell’incontro con alcuni personaggi, offre il destro allo scrittore di Certaldo per rievocare e ripercorrere tappe fondamentali della biografia del poeta, che considera suo indiscusso modello di riferimento: il primo incontro con Beatrice all’età di 9 anni, l’amicizia con Guido Cavalcanti, la battaglia di Campaldino, la morte di Beatrice (che tuttavia rimane una presenza imprescindibile anche dopo la sua scomparsa), il matrimonio con Gemma Donati, la nomina a Priore e la decisione sofferta di esiliare l’amico Guido, le peregrinazioni dell’esilio che gli fanno avvertire la dolorosa separazione da Firenze (testimoniata ad esempio dai versi: O montanina mia canzon, tu vai: / forse vedrai Fiorenza, la mia terra, / che fuor di sé mi serra …), gli avvenimenti degli ultimi anni, la morte a Ravenna. Al contempo, si insinuano, nelle pieghe dei ricordi, riferimenti a vicende-chiave della Commedia (Paolo e Francesca e il conte Ugolino) e copiose citazioni tratte da varie opere del Sommo. Il filo rosso che demarca la linea di continuità tra allievo e maestro è costituito dalla bambola di nozze appartenuta a Beatrice, che Boccaccio vuole donare a sua figlia Violante.
Il film è senza dubbio interessante perché offre una visione ad ampio raggio della vita e della vicenda umana di Dante, nonché per l’intensa interpretazione di alcuni attori (in primis quella di Castellitto nel ruolo di Boccaccio), ma, pur nelle frequenti citazioni dantesche, non risulta sufficientemente incisivo nel marcare la genialità del poeta “che sapeva il vero nome di tutte le stelle”, nello scandagliare il suo travaglio spirituale e le tormentate vicissitudini dell’esilio, nel rappresentare in definitiva in modo dettagliato la figura stessa di Dante (non convincente da questo punto di vista appare l’interpretazione di Sperduti nel ruolo di Dante da giovane). Per quanto alcune scene siano altamente poetiche, altre risultano, di contro, lente, troppo compresse o poco suggestive, né manca qualche incongruenza storica (Dante sposa Gemma Donati negli anni ’80 del Duecento, benché venga assegnato a lei in nozze già nel 1277, mentre nel film si lascia intendere che il matrimonio avvenga dopo la morte di Beatrice, che invece sarebbe da fissare nel 1290), tuttavia forse funzionale alle esigenze di libero riadattamento cronologico ai fini narrativi. Elementi che sollevano più di un dubbio e fanno emergere qualche zona d’ombra, ma che, nel complesso, non arrivano, a nostro avviso, a inficiare il valore artistico e i punti di forza del film, la cui visione è pertanto raccomandata.
Massimiliano Longobardo
