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Dopo i suoi primi 10 anni come autore di testi per grandi artisti (Renato Zero, Vanoni, Arisa, Pausini, Tatangelo), Lorenzo Vizzini si cimenta con la voce

Lorenzo Vizzini nasce a Ragusa nel 1993. Comincia a scrivere le sue canzoni sin da bambino, imparando a suonare chitarra e pianoforte fra le pareti di casa.
A 18 anni, dopo essersi trasferito a Milano, firma la sua prima importante collaborazione: scrive infatti otto brani dell’ultimo disco di Ornella Vanoni, Meticci, tra i quali i singoli Basta poco e Non è questa casa mia.

Negli anni successivi collabora a diversi brani, come compositore e autore, alcuni dei quali per Renato Zero (Quanto ti amo), Laura Pausini (200 note), Emma (A mano disarmata), Mr.Rain (Fiori di Chernobyl), Raphael Gualazzi (Mondello Beach), Giordana Angi (Chiedo di non chiedere).

Nel 2019 firma i due brani in gara per il Festival di Sanremo di Arisa (Mi sento bene) ed Anna Tatangelo (Le nostre anime di notte).

Vincitore del Premio Siae, indetto per premiare gli autori under 30 distinti nel panorama nazionale, segue parallelamente alla carriera di autore, quella di cantautore e produttore.
Nel 2015 esce il suo primo disco di inediti, Il Viaggio, prodotto artisticamente da Iacopo Pinna e dallo stesso cantautore siciliano, mentre nel 2018 è la volta del secondo disco, L’aria di casa.

Ecco con Lorenzo Vizzini.

Ciao Lorenzo, che temi hai voluto affrontare nel tuo ultimo disco “Suxmario”?
Sono tanti, ma in particolare volevo raccontare il passaggio tra post adolescenza ed età adulta. Ho scritto quasi tutti i pezzi nel 2016, a 23 anni, nel pieno di quella fase, quindi mi è venuto abbastanza naturale scrivere di quello che stava succedendo in quel periodo, in diverse sfaccettature, da quelle più romantiche a quelle più pese ed esistenziali. Mario mi sembrava il personaggio giusto per sintetizzarlo, visto che non capisco se è un signore di mezza età o un bambino coi baffi che non è mai cresciuto.

Si tratta del tuo terzo disco. Forse hai intuito che la tua non è solo una dote di scrittura ma anche di voce?
Sai che invece non l’ho mai intuito? Tecnicamente sono anarchico e la mia voce la sento super sgangherata, se penso a chi canta e lo sa fare bene. Uso la voce più a scopo ricreativo, per raccontare quello che scrivo e mi diverto un sacco a farlo, quello sì.

Come nasce una canzone?
Qualsiasi modo possibile per me è lecito. Può nascere a casa o in aereo, in doccia o dopo aver fatto l’amore, da soli o in compagnia, da tristi o da felici, improvvisamente o dopo settimane di lavoro. È sempre un mistero e onestamente mi piace sia così. L’unica cosa che posso dirti è che per me scrivere aiuta a scrivere, quindi cerco di avere sempre la penna sotto mano e mi impegno a tenerla quotidianamente riscaldata.

Quali sono gli ingredienti che non devono mai mancare affinché un testo di una canzone abbia successo?
Anche questo in parte è un mistero. Dipende poi di che successo si parla, se di quello stagionale o di quello che dura 30, 40, 100 anni. Sicuramente l’urgenza e le suggestioni del testo sono due fattori importanti.
Io però penso che il fattore principale per scrivere una canzone duratura nel tempo sia la tecnica. Una canzone può avere mille suggestioni stupende ma se è scritta tecnicamente male il messaggio non arriva. E per tecnica intendo tutto, dall’arte retorica, alla metrica, alla fonetica. Poi se devo parlare a titolo personale, per me la bella canzone si distingue per la personalità. Mi piacciono un sacco gli autori che creano mondi e sanno giocare con le parole: magari quest’ultimo non è un fattore sempre sinonimo di successo, ma sicuramente il funambolo che sa coniugare tutte queste caratteristiche fa la differenza. Penso a Dalla, Battiato o David Bowie, per dire i primi tre che mi vengono in mente.

Sei stato autore di canzoni dei big della canzone italiana come Renato Zero, Arisa, Ornella Vanoni. E’ più impegnativo scrivere un testo o cantarlo per esprimere emozioni?
Per quanto scrivere un testo molte volte richieda più impegno o anche solamente più tempo che cantarlo, penso che la cosa più importante sia sicuramente saperlo cantare. Un grande interprete senza un bel testo rimane un grande interprete, un grande testo senza un grande interprete non va da nessuna parte. Se fai incidere Yesterday al vicino di casa di Paul McCartney non è più la stessa canzone.

Pensi di portare avanti parallelamente le due attività (autore e cantautore)?
Sì, sono due cose molto diverse e mi divertono tantissimo entrambe. Sicuramente la parte centrale del mio lavoro è scrivere canzoni per altri artisti e probabilmente anche quella che mi regala più soddisfazioni e che mi dà più gusto. Quando canto le mie canzoni invece mi va di sperimentare e mescolare linguaggi e generi in completa anarchia. È un po’ come andare al luna park, mi annoierebbe farlo tutti i giorni, però quando lo faccio è sempre una festa.

Da cantante ho un’altra domanda: chi è l’artista che hai come riferimento musicale?
Intendi come voce, immagino. Sicuramente quello che amo di più è Dalla, poi per alcuni aspetti mi piacciono tantissime cose diverse fra loro, da Sufjan Stevens a Pino D’Angiò, da Bowie a Califano, ma il timbro, il timing, la duttilità, l’ironia e la qualità interpretativa di Dalla per me sono pazzesche. Ovviamente per natura biologica non ho citato riferimenti femminili, ma il timbro femminile che amo più al mondo invece – e forse ti faccio una sorpresa – è quello di Miley Cyrus.

Cosa bolle nella pentola di Lorenzo oggi e nel futuro?
Scrivo, come sempre. Nel frattempo sto producendo un disco di un cantautore siciliano straordinario e per quanto mi riguarda spero di farvi sentire presto qualcosa di nuovo, magari quest’estate. E poi nella pentola ci sono pure broccoli e peperoni, anzi li tolgo dal fuoco che altrimenti si bruciano!

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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