Mamme al lavoro: intervista esclusiva ad Edda Cioffi

La psicologa e presentatrice ci racconta come raggiungere l’equilibrio fra figli e famiglia da una parte, e lavoro e carriera dall’altra.

Si sa che le mamme che lavorano hanno una marcia in più e abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con una donna che lavora ogni giorno nel mondo dello spettacolo, la psicologa e conduttrice televisiva Edda Cioffi, che riesce a essere una lavoratrice senza smettere di essere una mamma. Infatti, questa perfetta mamma lavoratrice ha sfoggiato il suo pancione ai tempi della sua maternità e rendendo poi il suo piccolo Noah anche partecipe del suo mondo lavorativo portandolo insieme a lei a molti eventi mondani. Si sta assistendo a una nuova tendenza della concezione di maternità, passando da un concetto di valenza assoluta a quello di una dimensione personale integrabile, non in contrasto alla propria realizzazione professionale.

Leggi l’intervista ad Edda Cioffi!

Ciao Edda Cioffi, benvenuta sul mio portale. Essendo una mamma lavoratrice, cosiddetta “acrobata”, ci potresti delineare quali sono gli ingredienti per conciliare la vita da madre e da lavoratrice?

Non esistono ingredienti universali. Ogni donna ha la sua storia ed è unica. Certo è  che nella vita nessuno si salva da solo. È molto importante per una madre lavoratrice farsi supportare e sostenere da una rete familiare e sociale che sappia accogliere, contenere e spingere il suo essere madre e professionista. Assolutamente fondamentale non sentirsi in colpa. Una donna che lavora cura il suo tempo e chi cura il suo tempo promuove il suo benessere. Una madre in equilibrio con se stessa trasmette serenità a suo figlio. Non è quanto tempo, ma la qualità del tempo che si dedica a fare la differenza.

Quali sono le paure di avere un figlio di una donna in carriera?

Le paure sono molteplici ma una su tutte: l’angoscia di far morire una parte di noi stesse. Quando nasce un figlio nasce una madre. Quando nasce una madre muore una parte di noi adolescenziale e fanciullesca. Questa morte interiore provoca  un vero e proprio cordoglio che passa dallo shock, alla depressione fino all’adattamento.  Il segreto sta nella resilienza e nella nostra flessibilità. Noi donne sappiamo fronteggiare i momenti complessi uscendone più forti, diverse e molto più mature. La paura di non essere quello che eravamo va sostituita con la riscoperta di essere si diverse ma migliori.

Che consigli daresti a chi ha paura di condizionare la propria carriera diventando mamma e ponendoti molto spesso davanti a una scelta tra lavoro e vita personale?

Consiglierei di non scegliere. Consiglierei di ascoltarsi dentro e chiedersi quali sono i veri desideri. Consiglierei di aprire la mente e di  non ridurre la sua splendida  complessità, perché ogni riduzione porta a patologie di diversa natura. Noi donne possiamo essere tanto e tutto, ovvero mamme e lavoratrici e l’uno non preclude l’altro,  anzi la maternità ( se desiderata ovviamente) non fa che incrementare le nostre configurazioni e repertori emotivi e di conseguenza cognitivi e intellettivi.

L’annosa questione della madre in carriera secondo te sembra essere arrivato a un punto di svolta, grazie alla tua esemplare maternità e a numerosi esempi di lavoratrici celebri che non avete avuto remore nel dimostrare che essere madri non vuol dire rinunciare alla propria vita professionale?

I canali social oggi rappresentano sicuramente il nuovo canale comunicativo e veicolo di informazione massima. Raccontare come un diario di bordo la mia maternità dalla gravidanza, al parto fino alla prima infanzia del mio Noah ha fatto bene a me quanto a quelle donne che ancora credono che essere madri significhi rinunciare alla vita ( non per colpa loro). Attraverso canali social e televisivi ho raccontato di come si può allattare e qualche ora dopo lavorare, cambiare pannolini e dopo un po’ moderare convegni universitari,  prepare la pappa e la sera presenziare  a un evento.  Non sono un modello di vita, ma semplicemente ho raccontato la mia vita fatta di apertura emotive e mai chiusure restrittive. Credo che quando un personaggio pubblico mostra la sua storia di maternità promuove sicuramente benessere poiché le donne possono identificarsi facendo da prisma e specchio con quella o un’altra situazione. I buoni esempi vanno emulati accrescendo in tal modo la propria autostima ed autoefficacia. La maternità non toglie, la maternità accresce.  Ora non sono più Edda Cioffi psicologa,  psicoterapeuta e professoressa. Oggi sono tutto questo ma anche e soprattutto la mamma di Noah.

Auguriamo alla super mamma Edda Cioffi sempre un successo pieno nella sua vita. Buona Fortuna!!

Seguite gli aggiornamenti sul social Instagram @eddacioffi

a cura di De Carlo Giuseppe