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“Malcolm e Marie”: un amore senza vincitori, né vinti.

Durata: 106 min- Regia/Sceneggiatura: Sam Levinson- Distribuzione in italiano: Netflix- Genere: drammatico/ sentimentale

Malcolm e Marie è  un film basato principalmente su un dialogo: un dialogo infinito  in alcune fasi  rovente, in altre più misurato.

Due personaggi, una sola casa isolata, una raffinata fotografia in bianco e nero: il registra Sam Levinson, dopo il grande successo di Euphoria, elimina qualsiasi distrazione per farci immergere, il più possibile nelle dinamiche di coppia ed in quelle  dell’industria del cinema.  

Il film si apre con Malcolm e Marie (interpretati da John David Washington e Zendaya) che rientrano a casa dopo aver partecipato alla premiere di un film diretto da lui diretto.

Quella che doveva essere  la serata professionalmente più importante della vita di Malcom diventa presto, per entrambi, la notte della verità sul loro rapporto di coppia.

Il film presentato è stato un successo, a giudicare dalle impressioni dei  critici presenti alla prima ma, capiamo subito che qualcosa non è andato per il verso giusto, almeno secondo il punto  di vista di Marie.

L’euforia straripante di Malcolm dovrà, dunque, fare  presto i conti con un muro di freddezza e risentimento della compagna, offesa dal fatto che il fidanzato non l’abbia ringraziata nel suo discorso, nonostante…

Questa dimenticanza sarà l’anticamera di una tempesta, senza precedenti, che si scatenerà sulla coppia.

Assistiamo a un doppio flusso di coscienza, feroce ed intelligente, ad una discussione in cui entrambi mettono a nudo rabbia e debolezze, senza mancare di gettare sale sulle reciproche ferite.

Il loro lungo litigio è un incontro di boxe durante il quale i due “pugili”, conoscendo perfettamente i reciproci  punti deboli, li si sfruttano senza pietà per sferrare colpi che lasciano il segno.

I loro monologhi, nel corso della  serata, si alterneranno: se parla lui, non parla lei, se parla lei, non parla lui.

I protagonisti non sanno rispondere, sul momento, ai colpi  dell’altro, così si prendono del tempo per poi essere pronti a riattaccare ogni volta, con più ferocia della prima.

La cronologia di queste sequenze si fa sempre più dura, sempre più tragica per la coppia.

Durante il film ci si chiede costantemente se i due riusciranno a concludere la discussione.

Se qualcuno cederà;  Se rinuncerà a causa di quale macigno che gli verrà scagliato contro.

In alcuni tratti non riusciamo ad immaginare un finale in cui i due riescono a perdonarsi l’un l’altro.

In ogni frase da essi pronunciata, infatti, risuona la frustrazione che nasce di anni di compromessi.

È vero, tra i due, durante la serata, non mancano piccole tregue, fatte di istanti di puro amore ma, i problemi irrisolti non permettono di frenarsi ed evitare di assestare, a tempo debito, i fendenti più affilati.

Il film è una continua danza tra amore e odio.

Da affiatati complici a feroci nemici, la distanza che corre è breve: ogni confessione fatta in passato ora  diventa un’arma.

Ben presto, però, capiamo che alla base  di questo litigio c’è qualcosa in più…qualcosa che non si può aggiustare in una serata

Le loro frustrazioni non si concentrano solo sul loro rapporto, ma vanno oltre, fino ad arrivare al mondo dell’arte al quale appartengono.

Tra i due, infatti, vi è un’alleanza, anche artistica, che si fonda, oltre che sulla passione, sul supporto e sull’ aiuto reciproco.

Lui è per lei l’argine alla deriva autolesionista di una creatura schiava di un passato burrascoso.

Lei è, invece, la sua musa, il suo necessario punto di vista esterno, l’ancoraggio alla realtà di un artista dall’ego indescrivibile.

Ecco, allora, che nella serata della verità sul loro rapporto si affaccia una riflessione sull’autenticità del cinema, sui preconcetti razzisti di certi critici pigri, sulla politicizzazione, inopportuna e infondata, che alcuni accademici fanno dell’arte.

“Malcolm & Marie” è un film la cui visione può essere estenuante o avvincente.

Un film che mostra come l’amore non sia solo passione ma anche, molto spesso, purtroppo o per fortuna,  dipendenza reciproca.

Levinson ci racconta la vita di coppia, senza filtri, senza idealizzazioni,  mostrandoci, semplicemente, le sue dinamiche fatte, purtroppo, prevalentemente  di rimorsi, di cose sottaciute e di conflitti ma…da questa battaglia nessuno  può uscire né vinto, né  vincitore.  

Ma è comunque una battaglia che vale la pena combattere.

a cura di Giulia Petillo

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Redazione StreetNews.it
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