Intervista esclusiva a Mario Lucarelli

Cari lettori, oggi abbiamo il grande piacere di ospitare un grande attore, scrittore e docente. Si racconta ai nostri microfoni Mario Lucarelli, interprete di numerose Fiction TV, tra cui, “Le 3 rose di Eva” del 2011, “Distretto di polizia” “Incantesimo” “Don Matteo” “Orgoglio”. Nel cinema è interprete di vari personaggi, come in “Belli di papà” per la regia di Guido Chiesa, esordisce anche nella recitazione presso numerosi teatri e accademie d’Italia. Tra i vari riconoscimenti, trofei nazionali e internazionali,ricordiamo il prestigioso premio “Teatro Totò” dell’Accademia delle Arti Teatrali di Napoli.

  1. Siamo abituati a vederla come interprete di vari personaggi in grandi fiction tv e cinema, ma siamo curiosi di conoscere il suo vissuto prima dell’apparizione sui grandi schermi. Cosa ha contribuito alla sua formazione prima delle ‘luci della ribalta’? 

‹‹Sicuramente la ricerca. Ricordo, infatti, che negli anni ‘70 mio padre e mia madre mi portavano spesso al cinema. Ho visto tutti i gialli possibili: ‘L’uccello dalle piume di cristallo’, ‘Profondo rosso’, ‘L’etrusco uccide ancora… Poi uscì il filone dei film di Bruce Lee. Avrò visto più di 200 film di arti marziali! Iniziai, così, la pratica del karate e in circa due anni diventai cintura nera e poi atleta della Nazionale Azzurra. Grazie a questo ho potuto girare il mondo. Per quindici anni ho praticato agonismo, sono stato Campione d’Europa a squadre, Vicecampione del mondo, Campione Italiano nella categoria dei pesi medi e poi a ventisei anni, dopo i Mondiali, mi sono ritirato dalle competizioni.  Ho pensato di intraprendere una ‘vita normale’. Ho iniziato così a lavorare come assicuratore, ma era una vita troppo stretta, un lavoro che proprio non mi si confaceva. Sono arrivato a pensare che ‘rubavo ai poveri per dare ai ricchi’: certo, è un’estremizzazione quest’ultima frase, però convincere le persone a farsi dare dei soldi in cambio di carta mi faceva sentire male. Io desideravo scoprire altri mondi! Soprattutto, avevo la grande necessità di dire ancora tante cose e, sicuramente – pensai – con il lavoro dell’attore, tramite i vari personaggi potevo esprimere davvero tanto, anche ciò che non era establishment. Iniziare la carriera di attore all’età di trentotto anni può essere più difficoltoso perché si è già formati in un certo qual modo. Tuttavia, io avevo una forza caratteriale non indifferente che mi ha aiutato molto. Spesso si sente dire: ‘se ritornassi indietro, farei tutto quello che ho fatto’. Se io tornassi indietro, invece, cambierei un sacco di cose, meno questa. Feci la scelta giusta››.

  • Nella sua carriera ha conseguito anche innumerevoli riconoscimenti tra cui il premio come Migliore Attore Protagonista con “Il Cavatappi” al teatro Tordinona insieme all’attrice Laura Marconi Riviera, regia di Daria D. Morelli. Il corto teatrale é stato premiato al XIII Festival della Drammaturgia Italiana, cosa ha rappresentato quest’alto merito? 

‹‹Questo premio è stato un momento davvero importante e bellissimo perché avvenne in contemporanea di un periodo caratterizzato da alcune difficoltà: venne a mancare mia madre soltanto quindici giorni prima e, dopo altri venti giorni, mio padre; nel frattempo stavo cambiando casa e stavo divorziando. Dovetti mettercela tutta e con molta lucidità affrontai la situazione, portando a termine questo importante impegno lavorativo. A distanza di anni sono molto contento sia per il riconoscimento e sia perché considerando il momento difficile, sono riuscito davvero a tirare fuori il meglio di me, grazie alla mia forza di volontà, allenata sicuramente molto nella pratica delle arti marziali, e soprattutto grazie alla grande passione per il mio lavoro››. 

3) Potrebbe svelarci qualche progetto che ‘ha in cantiere’? Un piccolo anticipo sui prossimi lavori e impegni futuri?

‹‹Progetti futuri, sì, con il regista Jay Ruggiano, un allievo dell’Accademia di Napoli. Ho già lavorato con lui al corto cinematografico intitolato ‘Scenario’ che ha riscosso numerosi premi all’estero. Ora in cantiere c’è un film sulle carceri napoletane, ambientato a Napoli, che sicuramente partirà entro l’anno, con un importante e bellissimo ruolo. Insegnare all’Accademia delle Arti dello Spettacolo di Napoli- Teatro Totò, di Gaetano Liguori, all’Accademia Eleonora Duse di Lecce e quella di Pesaro, dove avrei dovuto iniziare se non fosse stato per il Covid-19, mi allieta tantissimo perché sono sempre sul palco. E soprattutto, il contatto con i ragazzi che hanno ‘fame’ di conoscere e vivere questo lavoro mi fa sentire un allievo – praticante – maestro, anche se sono un po’ contro l’idea del maestro››.

4) Attore, scrittore e docente di dizione in numerosi teatri ed accademie italiane, quale consiglio si sente di dare ai giovani che desiderano avvicinarsi al mondo del Teatro? 

‹‹Io non mi definisco proprio uno scrittore. Ho scritto un libro intitolato ‘Ex’che è un noir, thriller, anche grottesco oserei dire, da cui nacque un atto unico diretto e interpretato da me presso il teatro ‘Lo Spazio’ di Roma nel 2016. Essendo un amante di Edgar Allan Poe e dei suoi racconti, ho pensato di doverlo interpretare e a un certo punto mi sono detto: se io diventassi Edgar Allan Poe dovessi scrivere una storia, quale e come potrei scriverla? E così, nel mio esperimento, sono ‘diventato’ scrittore ed è nato Ex. Il consiglio che do’ ai ragazzi è cercare la libertà e avere coraggio. Bisogna essere se stessi e non avere paura. Essere un attore significa avere molto coraggio perché per analizzare testi, per interpretare i personaggi, insomma per dare voce e vita alle emozioni di un personaggio bisogna conoscere prima di tutto se stessi. Il lavoro dell’attore è un viaggio all’interno di se stessi, per scoprire il proprio Riccardo III, il proprio Caligola, il proprio Gesù, il proprio Gengis Khan, il proprio mendicante, il proprio riccone, il proprio avaro, il proprio amante, il proprio impotente, il proprio poeta… Noi abbiamo già tutto dentro!››.

a cura di Annalaura Ammaturo