Gli Still in Time con “Nonno Ferri Blues” raccontato in breve

Abbiamo avuto il piacere di intervistare gli Still in Time in occasione dell’uscita del loro nuovo “Nonno Ferri Blues”, che si ispira a tre ninne nanne di sessant’anni fa che hanno trovato accoglienza in questo blues dal profumo di nostalgia e felicità. Per chissà quale strano scherzo del destino, la melodia del blues composto dagli Still in Time era praticamente identica a quella di una ninna nanna che Nonno Ferri era solito cantare ai nipoti: è venuto quindi naturale cantarla su queste note, per poi adattare le rimanenti ninne nanne alla metrica ed alla tonalità in MI del pezzo.

Come è iniziato il viaggio artistico degli Still in Time?

Il gruppo si è completato nell’autunno del 2020, con l’ingresso del cantante Alessandro. I quattro strumentisti della band (Giovanni e Filippo, chitarre; Gianni, basso; Silvano, batteria) suonavano insieme da diverso tempo, ed avevano composto un buon numero di brani originali, ai quali mancavano testo e voce. Il viaggio è cominciato con una prova, una sera di settembre 2020, basata su alcune cover principalmente di canzoni dei Deep Purple: la prova piacque a tutti, strumentisti e cantante, e da allora abbiamo iniziato a lavorare alla pubblicazione del nostro album Still in Time, che è poi uscito un anno fa.

Qual è stata la prima canzone che avete composto?

Il primo pezzo è quello che poi è uscito sull’album come “Epitaph”, originalmente con il nome di battaglia “Story” che tuttora usiamo quando si fanno le prove in sala. Va però detto che il testo iniziale di “Story” è stato poi abbandonato e sostituito da quello che poi è stato pubblicato.

Quando finite di produrre un brano chi lo ascolta per primo?

Per la pubblicazione dell’album, abbiamo registrato prima le musiche e poi sono state aggiunte le tracce vocali contestualmente al mixaggio dei brani. Pertanto, Alessandro è stato colui che ha avuto l’onere e l’onore di ascoltare per primo il risultato del lavoro collettivo, ma non è detto che in futuro eventuali nuove uscite seguiranno lo stesso schema.

Come vi rapportate con la scena musicale della vostra città?

Francamente, non è che abbiamo molti rapporti con la scena musicale fiorentina: il nostro obiettivo non è quello di partecipare a contest, festival o altro – siamo troppo vecchi per queste manifestazioni – ci basta il piacere che proviamo nel suonare di fronte al nostro pubblico di amici e parenti, anche se ovviamente saremmo ben felici di ampliare la base dei nostri fan, però non ce ne facciamo una malattia.

È uscito da poco il vostro nuovo singolo, da cosa è stato ispirato?

Nonno Ferri era il nonno di Ale, ed era un musicista dilettante come noi avendo suonato i piatti nella banda del suo paese per cinquant’anni. Quando Ale ha sentito il blues che faceva parte del repertorio, gli è tornata subito in mente una canzoncina, la prima di tre che suo nonno soleva cantare ai nipoti sempre nello stesso ordine. La melodia era praticamente la stessa, ed è pertanto venuto naturale “sovrapporre” quelle canzoncine, traducendo e adattando i testi in inglese, sul blues, dando quindi vita al “Nonno Ferri Blues”.

Dove vi porterà il vostro amore per la musica? Su cosa state lavorando?

Ci piacerebbe poter unire l’utile al dilettevole, suonando per aiutare chi sta peggio di noi. Abbiamo recentemente tenuto un concerto per raccogliere fondi a favore di Helios OdV, una associazione fiorentina che si occupa, tra le altre cose, di disabilità. Abbiamo già pubblicato un pezzo in italiano, Patty, che parla della vita vera di una ragazza che vive in carrozzina dalla nascita, e che è appunto assistita da Helios; due nuovi pezzi sull’argomento disabilità sono in attesa di essere completati, vorremmo continuare questa bellissima esperienza magari anche in favore di altre associazioni.

a cura di MV