Raccontaci le tue emozioni prima dell’esibizione al DJ on Stage. Puoi raccontarci qualche retroscena?
Devo essere sincero: il palco del Deejay On Stage mi ha emozionato più di quanto pensassi. Nonostante lavori con la musica da tanti anni ormai, quello di Riccione è stato un palco speciale. Sarà perché era il primo palco dopo la pandemia, sarà perché per la prima volta dopo moltissimi anni mi mettevo in gioco e mi lasciavo valutare e “giudicare” da qualcuno su un brano scritto da me e inedito. Insomma, una serie di cose, ma avevo l’adrenalina a mille e una paura grande di fallire e di non riuscire a presentare Trastevere come avrei voluto. Il retroscena più divertente è stato quando nel backstage, pochi minuti prima dell’esibizione mi è venuta un pò di ansia, così ho chiesto alla mia migliore amica, nonché parte del mio staff , Valeria di portarmi uno shot di sambuca per rilassarmi un po’. Era una battuta nata per gioco, ma lei è andata a comprarmelo veramente! E ha funzionato alla grande direi! Potrebbe diventare il mio nuovo rito scaramantico!
Ti reputi un artista maniacale per quanto riguarda la scrittura delle tue canzoni?
No, il giusto. Mi piace cambiare idea. Ma quello nella vita in generale. Quindi capita che a volte scrivo qualcosa e qualche giorno dopo quando vado a riascoltarla mi chiedo cosa mi passasse per la testa, così prendo e cancello tutto. Oppure, come nel caso di Trastevere ad esempio, volte in cui l’idea iniziale funziona talmente tanto che mi ci affeziono subito ed è subito la versione definitiva.
Cosa ti senti di dire a tutte quelle persone che non hanno mai creduto in te?
Si possono dire le parolacce? Hahaha no scherzo. Mah, onestamente sai cosa? Non voglio dire nulla. Le persone che non hanno creduto in me non fanno parte della mia vita, per cui non mi interessa nemmeno. Sono solo felice invece per me e per tutte le persone che hanno sempre creduto in me.
Secondo te l’Italia è il posto migliore in cui sviluppare la propria carriera musicale?
Credo che in Italia ci sia una bella scena musicale, soprattutto negli ultimi anni. Ci siamo ripresi alla grande. Tuttavia, non so se è il posto migliore per gli artisti emergenti. In Italia non c’è molto spazio per tutti, ma generalmente al di là di questo, l’arte, la musica non viene ancora vista come un lavoro vero e proprio. Parlo ovviamente di noi ragazzi sconosciuti che alla frase “faccio il cantante” ci sentiamo ancora chiedere “sì ma di lavoro cosa fai? Come ti mantieni?” oppure che nei locali invece di chiederti che musica suoni e ascoltarti ti chiedono “quante persone porti, me lo riempi il locale?”. E purtroppo fin quando questa mentalità non cambierà sarà molto complicato. Io, per esempio, lavoro spesso in Norvegia con delle produzioni inglesi e mi spiace ammetterlo ma è tutta un’altra storia. Detto questo, polemica mode off, voglio sviluppare la mia carriera in Italia, perché mi piace tantissimo la lingua italiana, perché voglio poter parlare a tutti gli italiani e perché sono orgoglioso di essere italiano.
Due aggettivi per descrivere la tua musica?
Sincera. Orecchiabile.