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Daniela De Vita è “Vipera” nella serie tv “Il Commissario Ricciardi”

Daniela la tua carriera si divide tra teatro, cinema e tv. Dietro la tua carriera c’è una solida formazione. Quanto, secondo te, è importante avere alle spalle una solida formazione e chi sono i docenti che nel tuo percorso formativo hanno avuto un ruolo fondamentale?

La formazione è molto importante perché ti fa capire quello che puoi dare e come lo puoi fare. Il mio percorso di studio inizia da adolescente, fino a trasferirmi a Roma e a diplomarmi nell’accademia “Teatro Azione”. Ma il vero percorso di studio intenso e con consapevolezza prende forma qualche anno fa. In questi anni ho svolto numerosissimi laboratori, master class e ho fatto tanto teatro. Mi sono cibata di questo per sentirmi allenata e come dico sempre nutrita, con la mente, con l’anima e con il corpo. Studiare significa fare, andare a teatro, documentarsi, andare a fondo. I percorsi più formativi e che mi hanno lasciato un’impronta sono stati con Gabriele Muccino, dove ho avuto modo di rispettare e far uscire la mia vera natura. E con Antonio Milo, dove in una master class fatta con il metodo “I sensoriali”, sono venuta a contatto con un grande dolore e questo mi permette di usare nella mia cassetta degli arnesi questi tipo di sentimento e di emozione.

Cosa significa per te essere attrice?

Essere attrice per me è un modo di vivere, è una scelta. Si è attori anche fuori dal palco o dal set, perché si osserva la vita in tutte le sue sfumature. Personalmente sono molto curiosa e non mi baso alle apparenze. Mi piace andare a fondo nelle cose e perché no anche nelle conoscenze. Credo che più si ha vissuto, più si può dare in scena. Essere attori significa essere privati in pubblico. Significa mettere i propri sentimenti, le proprie emozioni e dico per quel che mi riguarda la tua vita a favore della scena. Significa essere generosi. Donare una parte di te stesso agli spettatori. E questa cosa mi diverte tantissimo.

Lunedì 22 Febbraio sarai protagonista di puntata nella serie tv  “Il Commissario Ricciardi” in onda su Rai1. Ci puoi dire chi è il tuo personaggio e come è nato dentro di te?

Il mio personaggio nella serie “Il commissario Ricciardi” è “Vipera”. Una ragazza con un passato molto sofferente. “Vipera” è bellissima, la cui bellezza la porta ad un qualcosa di pericoloso e di più grande di lei. Diviene la stella di punto del bordello “Il Paradiso. Ha pochi clienti. Ma il destino le gioca brutti scherzi. Non posso svelare altro. Com’è nato questo personaggio dentro di me? Innanzitutto ci tengo a precisare che fui chiamata per il provino per un’altro personaggio. Ma il regista Alessandro D’Alatri appena mi vide non faceva altro che ripetere che io fossi “Vipera”. Molti ruoli possono calzare a pennello agli attori, altri c’è bisogno di un viaggio e un percorso interiore. Per quel che mi riguarda mi sono soffermata molto sulla sua sofferenza, scavando anche nelle mie. Ed’è venuto fuori un buon risultato. Sono molto contenta e soddisfatta di questa mia partecipazione. Alessandro D’Alatri gli attori li coglie nel profondo, sa instaurare un ottimo rapporto. E questo permette ancora di più di dare il massimo. Tutta la produzione con troupe e addetti ai costumi, al trucco sono stati molto gentili. È stato bello lavorarci insieme.

“Il Commissario Ricciardi” è una delle creature nate dalla penna di Maurizio De Giovanni. Cosa ha significato per te prendere parte ad un progetto del genere e quanto ti ha aiutato il romanzo di De Giovanni nella costruzione del tuo personaggio ?

La partecipazione al “Commissario Ricciardi” mi regala un emozione diversa rispetto agli altri progetti ai quali ho lavorato. È come se significasse il primo passo nell’ambito delle serie. Tra l’altro sono consapevole della fortuna che ho avuto ad interpretare il ruolo di “Vipera”, uno dei romanzi di Maurizio De Giovanni. La cui trasposizione televisiva vanta di fotografia, regia e bravura attoriale, il mix giusto per vincere e farsi strada. Mi auguro che possa essere vista anche all’estero e non limitarsi solo all’Italia perché merita davvero. Il romanzo mi ha aiutato a vivere dentro di me le immagini del bordello e di quando ero ragazzina. Per sentirmi più vicino al personaggio. Per sentirmi davvero “Vipera”. Ho dato tutta me stessa e sono davvero contenta di aver regalato le mie emozioni, alla penna di De Giovanni.

Se dovessi scegliere un regista con cui lavorare e un ruolo da interpretare quale sceglieresti e perché?

Lo dirò sempre, il mio regista preferito è Gabriele Muccino. L’anno scorso ho esaudito il sogno d’incontrarlo e di studiare insieme per undici giorni intensi. Senza dubbio mi piacerebbe lavorare con lui. Perché il suo film “La ricerca della felicità” mi ha accompagnato durante la mia adolescenza, insieme a “Sette anime”. Il ruolo che mi piacerebbe interpretare è quello di una donna fragile sull’orlo della follia. Perché? Perché so che posso dare molto.

a cura di Salvatore Vincenzo Catapano

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Redazione StreetNews.it
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