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Dal jazz alla musica elettronica. Il progetto di Ylyne non conosce ostacoli per inseguire nuovi orizzonti musicali

Laureato con il massimo dei voti in musica jazz presso il Conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara, Frank Martino (Messina, 1983) è chitarrista, compositore e producer.

Negli ultimi dieci anni ha portato quest’approccio all’interno di vari progetti, da leader e da sideman, incidendo per diverse etichette italiane. Nel 2016 produce per Auand Records il suo primo disco da solista Revert, definito da Paolo Fresu come “il lavoro di un artista a tutto tondo che sente la musica con gli occhi curiosi di chi la coglie nella contemporaneità odierna fatta di impulsi e di digitale, di dialogo, comunicazione e improvvisazione.” 

È produttore del progetto di musica elettronica YLYNE con il quale pubblica due ep ed un album,26, uscito nel 2017, inaugurando la sezione elettronica dell’etichetta pugliese, Auand Beats

Ciao Ylyne, arrivi con il nuovo ep “Odd dance music”. Ci racconti un po’ la genesi di questa nuova raccolta di brani da te musicati?
Ciao! Dopo essermi cimentato in varie tipologie stilistiche (non solo come YLYNE), ho pensato di voler realizzare un disco che fosse composto da pochi elementi (a livello sonoro) e che avesse una direzione più marcata e meno sperimentale.
Dunque ho preso a riferimento groove e beat tratti da generi quali hip hop, dub e dance e li ho rielaborati un po’ a modo mio, rendendo il risultato finale inevitabilmente un po’ “storto”. 

Come mai hai scelto nel campo musicale di cimentarti nella musica elettronica pur provenendo da una formazione di musica jazz, un genere diametralmente opposto a quello che proponi?
In realtà fin da subito, in ambito jazzistico, ho iniziato a sperimentare il crossover con gli strumenti elettronici; nonostante le malelingue e gli stereotipi (molti purtroppo veri), il jazz rimane ancora l’unico ambito in cui è ammessa un’ampia possibilità di contaminazione stilistica. Quindi è stato anche il genere stesso a stimolarmi.
Il mio strumento principale, la chitarra, si presta parecchio alla processazione sonora e la rielaborazione, dunque per certi versi è stato abbastanza “semplice” avvicinarmi al mondo elettronico.
La musica elettronica pura mi ha sempre affascinato per l’approccio diverso che ha rispetto alla musica suonata “tradizionalmente”: ti ritrovi da solo davanti ad un computer e delle macchine da cui devi tirare fuori qualcosa senza i classici schemi strumentali, magari acquisiti dopo anni di pratica.
Ovviamente anche l’elettronica si studia e pratica, ma, senza dilungarmi in inutili tecnicismi, la figura del producer agisce in modo molto diverso da quella dello strumentista: è più simile ad un compositore che chiede alla sua orchestra sintetica di eseguire la propria musica. 

Quanto è impegnativo (o anzi intuitivo) la ricerca di soluzioni musicali e di campionature che attui per la realizzazione dei tuoi brani?
Dipende dal brano ed è una faccenda che non realizzo a priori: alcune cose riesco ad intuirle subito, per altre ci metto mesi.
In generale, curando tantissimo i dettagli di ogni singola battuta, il processo di realizzazione di un disco di YLYNE per me è di circa due anni.
E’ impegnativo, ma ovviamente non mi pesa farlo.   

Credo che la musica elettronica si presti molto anche nel settore cinematografico. Hai mai valutato di promuovere i tuoi brani per qualche colonna sonora di un film?
Non ancora, ma sicuramente sarebbe un ambito in cui, se capitasse l’occasione, mi cimenterei più che volentieri. 

Ritornando all’album, qual è il significato del titolo: Odd Dance Music?
E’ un gioco di parole ironico basato sulla fusione del genere musicale EDM (la dance commerciale supermegatruzza) con Odd Meters (i tempi dispari).

Come mai la scelta di questo nome d’arte?
E’ la sintesi in lettere di una somma di concetti a cui ho pensato anni fa durante una serata probabilmente troppo alcolica; è una cosa un po’ seria e, siccome non riesco a prendermi pubblicamente sul serio, mi è difficile rispondere. Perdonatemi! 
Però colgo volentieri l’occasione per dire pubblicamente che la pronuncia corretta è Uài-làin.

Da chi ti piacerebbe ricevere una proposta di collaborazione?
Non saprei, ci sono tantissimi artisti di genere diametralmente opposto al mio con cui collaborerei volentieri. Tra gli italiani, mi sarebbe piaciuto molto lavorare con Franco Battiato, ma, visto il suo recente ritiro dalle scene, temo di essere arrivato troppo tardi

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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