FABIANA FAZIO INTRODUCE “SOULBOOK”, DI SCENA AL SANNAZARO MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE

Il mondo dei social al Teatro Solidale. Come anticipato in un precedente comunicato, mercoledì 21 ottobre, alle 21, al Teatro Sannazaro di Napoli va in scena “Soulbook”, scritto e diretto e interpretato da Fabiana Fazio, con Annalisa Direttore e Giulia Musciacco.

A poche ore dallo spettacolo, abbiamo intervistato la regista.

Soulbook. All’apparenza sembrerebbe un nome parlante, il “libro dell’anima”. Eppure nella presentazione dello spettacolo si scopre addirittura essere un “invasore” che “vuole conquistare sempre più territori”… Ma allora chi o cosa è realmente Soulbook?

Siamo noi. La gabbia costruita da noi stessi in questo magma dei social. Nel nome c’è un chiaro riferimento a Facebook, di cui rappresenta lo stadio successivo: da Face-book a Soul-book. Siamo andati oltre. Non più una semplice vita di apparenza: non si capisce più dove finisce il gioco social e dove inizia la vita reale. Non vi è più differenza. Soul inoltre non è solo l’anima: per allitterazione, in italiano richiama anche la solitudine.

Quella che prima definivamo “apparenza” è diventata in sostanza la normale quotidianità…

Ciò è evidente a tutti. Si fa fatica a distinguere l’una dall’altra. Fino a qualche anno fa si diceva: “Quello che succede sui social non è la realtà”. Ormai questa è la realtà, nostro malgrado.

Lei si diverte a giocare molto sul linguaggio. Anche la lingua, in questo processo di affermazione dei social, ha subito una metamorfosi, perdendo sfumature, assumendo un carattere di frammentarietà…

C’è di fatto un appiattimento linguistico. Nello spettacolo facciamo riferimento a una sorta di “tuttorial”, un tutorial che insegna a fare tutto, persino le cose che abbiamo sempre saputo fare, come se ce ne fossimo dimenticati. Tra i vari tutorial, vi è una esperta che ci spiega come si scrivono le parole “obsolete” della lingua italiana. La necessità di comprimere, di contrarre (“cmq” invece di “comunque”; “nn” invece di “non”), perché la comunicazione deve essere rapida, ha nettamente trasformato la nostra lingua.

Forse, per via di questa esigenza di comunicazione rapida, accettiamo molti termini di derivazione anglosassone anche quando esiste un corrispettivo in italiano?

Certamente, benché ciò avvenga pure sulla scia di una certa esterofilia, per cui oggi tendiamo a dare maggior pregio ai termini che derivano dall’inglese.

Quali sono state le tappe decisive della sua formazione teatrale?

Dopo un’esperienza con il teatro dell’anima e l’improvvisazione, mi sono formata alla scuola di Carlo Cerciello. Da lì poi una serie di laboratori e workshop, che gli attori dovrebbero sempre seguire per tenersi aggiornati.

Si può affermare che oggi il teatro sia morto?

Il teatro esiste da sempre: il suo spirito, che fa parte del senso della comunità, pertanto, non può morire. Tuttavia è innegabile che oggi ci troviamo in un momento delicato, in cui il teatro potrebbe anche essere in pericolo di vita: il periodo dell’emergenza sanitaria ha fatto emergere mancanze e falle, che nondimeno già erano presenti nel sistema. La speranza è che il teatro possa trasformarsi e rinnovarsi. Siamo in una fase in cui la creatività è stimolata e può in certo senso salvare. Da parte nostra, stiamo provando a rilanciare, a metterci in gioco, ma da soli, senza aiuti dall’esterno, difficilmente potremmo farcela.

Massimiliano Longobardo