Uomini iconici, non hanno bisogno di nessuna presentazione

Ci sono uomini iconici, il cui contributo è semplicemente indelebile oggi facciamo un parallelismo tra sportivi famosissimi del mondo della musica e dello sport.

Cominciamo dal leggendario Freddie Mercury, frontman  dei Queen le sue canzoni bellissime poesie uniche che lasciano senza fiato talvolta anche malinconiche duetti con David Bowie tentativi di imitazione a go go,  da parte di numerosi fan e cantanti  un amore viscerale quello di Mercury per la sua musica canzoni che è impossibile non conoscere da Show must go on, Bohemian Rapsody, Bicicle Race ecc. ecc., semplicemente opere d’arte. Per non parlare dei suoi look il giubbino giallo oggetto di cimelio e di culto, Wembley il concerto LIVE AIDS a cui il n. 1 dei  Queen non poteva non essere presente, il suo coming out alla band nel quale dichiarò ai suoi amici della band di essere malato proprio di Aids, la malattia che se lo porterà via giovanissimo a 44 anni, malattia fatale che lui affronterà con grande dignità  forza e anche carisma (cosa che non gli è mai mancata) come era nelle sue corde nel suo DNA.

Sempre in tema di band inglesi invece è il frontman Leggendario Bruce Dickinson colonna portante degli IRON MAIDEN fondati dal bassista Steve Harris, pilota di aerei che accompagna in  TOUR la sua band lui guida l’aereo eroe d’Inghilterra Dickinson tre lauree una compagnia inglese, rilevata da lui stesso scongiurandone  il fallimento (un eroe dei nostri giorni salvando parecchie famiglie ma anche persone magari sole dalla strada) altro uomo carismatico, la cui leggenda canora continua. Si narra che nel provare un brano di Let it Be dei Beatles, il giovane Bruce Dickinson scoprì  la sua voce fortissima con acuti impressionanti capace di spaccare un lampadario, a tal proposito il suo soprannome è la sirena degli attacchi aerei, AIR RAID SIREN. Il leggendario frontman dei Maiden che ha fatto anche degli album da solista trascinandosi dietro anche Adrian Smith come chitarrista compositore con brani inseriti nell’album the Chemical Wedding anche se il suo nome il suo marchio e la sua vita è legata nell’immaginario collettivo dei suoi fans agli Iron Maiden.

Altro nome che non ha bisogno di presentazione Diego MARADONA, il re di Napoli il sindaco il governatore della città partenopea il rivoluzionario che cambierà per sempre la storia della squadra azzurra di Napoli con l’omonimo stadio a lui dedicato dopo la sua morte in fretta e furia (avrebbero potuto farlo anche da vivo ma tant’ è la sua fama era conosciuta in tutto il mondo) la punizione in area contro la Juve, ed il riscaldamento sulle note di LiFE is LIFe la vita è ora, nell’arte spesso gli artisti si copiano copiare la punizione in area e quel riscaldamento iconico è impossibile.

Ayrton Senna da Silva uomo unico nella Formula Uno, semplicemente fantastico, nella sua guida unica 3 mondiali e la rivalità con il francese compagno di scuderia Alain Prost (la coppia di piloti più forte mai vista in pista e non è un azzardo tale definizione nonostnte qualche screzio interno infatti entrambi volevano vincere), la sua tragica fine a Imola nel 1994, prematura sulla bianco blè Williams vettura nella quale forse in fondo lui non si  mai ambientato nonostante le sue tre pole position nella sua ultima e purtroppo tragica stagione (la pole position la specialità della casa).

Ma anche donne come Nadia Comaneci, la Fata di Montreal il dieci perfetto della ginnastica artistica icona di classe stile ed eleganza per una giovanissima che stupì il mondo con la sua esibizione alle parallele, poi la sua vicenda privata del rapimento da parte dell’imperatore coreano oggetto anche di più romanzi entra di diritto nella leggenda per una donna unica e speciale.

L’italianissima Federica Pellegrini pluri medagliata Italiana che ha ottenuto vari successi nel nuoto tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Divina Federica’ col suo tatutaggio ad araba fenice dietro al collo simbolo di rinascita e di forza dalle sue stesse ceneri.

Lev Yashin il ragno nero protagonista nella Russia in un’epoca dove non c’erano le telecamere i social e gli strumenti di comunicazione di oggi, l’unico   pallone d’ oro preso da un portiere un’ altra epoca, l’ultimo eroe dell’ unione Sovietica o URSS.

Il Cavaliere NERO 7 volte campione del mondo Lewis Hamilton sulla Mercedes dalla stella a tre punte, che ha fatto faville con l’ibrida Merecedes, total black, in lotta un anno fa fino all’ultima gara, con il mondiale perso all’ultimo giro dopo l’incidente ad Abu Dahbi CON L’ INVOLONTARIO ASSIST passateci il gergo calcistico di Latifi a muro a soli quattro giri dalla fine con l’ingresso decisivo della Safety Car, che ha accompagnato le monoposto lasciando strada a tutti all’ultima tornata dove Max Verstappen ha soffiato sulla arancio viola Red Bull con due TORI, il primo posto al rivale e ‘eventuale titolo n. 8 portandosi a casa la corona iridata con tanto di traverso all’ultima curva un finale incredibile sconsigliato anzi sconsigliatissimo ai deboli di cuore, scippando il titolo numero al rivale icona anche della lotta al razzismo.

Michael Schumacher, il kaiser tedesco il barone rosso sulla Rossa di Maranello con il leggendario marchio del cavallino rampante. Due titoli iridati con F. Briatore in Benetton, annate 1994 e 1995, poi il trasferimento in Rosso con il n.1 in carica annata 1996, con quattro stagione di studio diciamo interlocutorie dove sfoggiò il suo talento alla guida con macchine non di primo piano anche se competitive, col grave infortunio del 1999 a Silverstone dove si spezzo una gamba all’uscita della curva Stowe, pregiudicandosi la lotta al titolo che sarà appannaggio del suo nemico/amico rivale  finlandese Mika Hakkinen sull’argentata Mercedes a tre punte. Poi dal 2000 al 2005 il suo dominio in rosso dove per cinque anni detterà legge nella F1 con una macchina forgiata a sua immagine e somiglianza e dove nella ultima parte della sua carriera farà la base (come le fondamenta di un palazzo) per quel che concerne lo studio, la progettazione e la realizzazione della fantastica Mercedes la stella a tre punte dove un certo Hamilton lo eguaglierà e supererà nei numeri e nelle statistiche della F. Uno di ogni tempo diventando, anch’egli un cosiddetto GOAT the greatest of all time (il più grande di tutti i tempi).

Tra gli uomini, che sicuramente in Italia hanno fatto la storia della industria tricolore vi è il fondatore della casa automobilistica, Enzo Ferrari pilota di vetture primordiali o primitive negli anni ’30 per poi lanciarsi dopo le varie esperienze da pilota anche con varie case automobilistiche tra cui l’Alfa Romeo, nella grande avventura dell’imprenditoria con la fondazione della casa di auto da sogno, non accessibili a tutti in quanto costosissime, stiamo parlando delle Ferrari, con un’azienda portata avanti con grinta tenacia e determinazione, una storia tutta italiana senza però momenti brutti nella quale il drake (questo il suo soprannome) ha vissuto varie vicissitudini anche finanziarie la perdita di uomini di spessore come Vittorio Jano, uomo ed ingegnere delle sue autovetture da lui stesso fortissimamente voluto, soffiandolo alla casa rivale Alfa Romeo che non credette nel progetto ma soprattutto nel sogno di Ferrari di fondare una casa automobilistica  con  una sezione apposito di vetture da corsa, Alfa Romeo che liquidò Ferrari quasi in malo modo additandolo come pazzo, un pazzo che diverrà famoso in tutto il mondo un visionario delle automobili il suo marchio verrà esportato in tutto il mondo simbolo di una eccellenza motoristica telaistica e di tutte le sue vetture semplicemente uniche e fantastiche oltre che non imitabili, sia per  quel che concerne la F1 ma anche le vettura da ‘strada’ le Ferrari classiche che a dire il vero sulla strada sono un po’ sprecate , ogni tanto hanno bisogno di sfogare i vari cavalli su una pista da corsa.

Infine altro uomo sempre  della nostra imprenditoria del quale l’ Italia può andarne fiero, ossia Giovanni Agnelli detto Gianni (per tutti l’Avvocato) principale azionista di riferimento della casa automobilistica di Torino la FIAT che ha dato lavoro a parecchi operai, anche e soprattutto del sud che erano emigrati a Torino all’ombra della mole Antonelliana per cercare lavoro e fortuna.

Un uomo di grande classe e stile anche nell’abbigliamento, uomo di carisma e di grande qualità che ha dato un contributo indelebile alla nostrana imprenditoria. Le sue chiamate alle prime ore dell’alba ai suoi allenatori alla Juventus su tutti Trapattoni le visite a Villar Perosa dove salutava tutti dal primo all’ ultimo, anche i magazzinieri. I suoi eredi con alterne fortune stanno portando avanti la casa motoristica italiana, non senza difficoltà su  tutte un trasferimento in Olanda per motivi di risparmio fiscale voluta dal suo attuale presidente e nipote dell’avv.to, John Elkann che sta cercando di tenere in piedi un’azienda ed un marchio noto a tutto il mondo le cui vetture sono in tanti film italiani e non solo anche cartoni e fumetti (Lupin ad esempio aveva un 500) che raccontano la storia dell’Italia, la storia di tutti noi.

Da menzionare la sua frase che disse in una intervista a cui un giornalista chiese di scegliere 2 uomini che lo avessero colpito, iconici passateci il termine…lui rispose così…Schumacher e Platini per questo motivo: Schumacher non l’ho mai sentito lamentarsi della sua squadra  dei suoi uomini, Platini mai una lamentela sul campo, sulle buche del terreno di gioco, sul pallone sgonfio o i compagni io li ritengo due uomini di grandissima qualità.

a cura di Gianclaudio De Zottis