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TUTTA QUESTA TECNOLOGIA FARÀ BENE ALLA SCUOLA ITALIANA?

Nel mondo della scuola – e non solo in quello – esiste il concreto rischio di essere sopraffatti da un’ “invasione tecnologica”, senza possibilità alcuna di ritornare alla – forse anacronistica – ma bella lezione di una volta? In tempi di ripresa delle attività didattiche, dopo l’esperienza della didattica a distanza, da più voci demonizzata, ma di fatto unica metodologia che ha garantito la continuità del dialogo educativo in tempi di emergenza sanitaria, la tecnologia diventa un valido sussidio per implementare e migliorare buone pratiche già collaudate e nondimeno per consentire, nella forma ad esempio della didattica digitale integrata (in virtù della quale una parte della classe – la maggioranza – segue in presenza, un’altra parte, invece, in remoto da casa), la prosecuzione del “fare lezione”, rispettando le necessarie misure di distanziamento.

Ma vi sono rischi anche sulla qualità dell’insegnamento e sullo stesso modus operandi del docente, connessi a un uso sempre più invasivo e in qualche caso poco “consapevole” delle cosiddette TIC?

Si riporta di seguito una riflessione che il prof. Gennaro Lubrano Di Diego, docente di storia e filosofia in un liceo napoletano, nonché autore di due libri editi da Guida (“Salve prof! … ovvero la meraviglia dell’educare” e “Almanacco di un professore”), affida in proposito alla sua pagina Facebook, e che offre interessanti spunti per prendere quantomeno cognizione di come sia rapidamente cambiata negli ultimi anni la scuola italiana.

Ha scritto una mia cara amica e collega che nelle scuole si annuncia un incubo ammantato di luce dorata. Sto parlando degli effetti che il COVID sta inducendo nell’organizzazione delle scuole in relazione allo specifico educativo.E ho l’impressione che questi effetti saranno di lunga durata, alterando definitivamente l’ispirazione umanistica della relazione educativa e sostituendo di fatto il discorso sull’efficienza del mezzo a quello ben più importante sulla congruità di esso rispetto ai fini da realizzare.

Qua, nelle scuole, non si fa altro che parlare di G-Suite, Classroom, connessioni, di DDI che sostituisce la DAD, di 2/3 e 1/3, mentre latitano i discorsi sul pericolo che questa ipertrofia della metodologia digitalizzata – indotta, certo, da esigenze organizzative dovute al COVID – si mangi qualsivoglia riflessione sulle finalità educative, sullo statuto scientifico dei saperi, sul fine ultimo di una scuola non ridotta a palestra per consumatori efficienti ma a luogo di formazione per cittadini consapevoli. In tutto ciò gli insegnanti mi sembrano abbacinati dalle mirabilia della tecnica e poco inclini a riflettere sulle deformazioni che sulla nostra professione ciò può determinare.

Perché da anni io nei corridoi non sento nessun dialogo tra i colleghi su Dante, Lucrezio, Leopardi, Hegel e Heidegger, mentre assisto a un profluvio di dilemmi su griglie, descrittori, assetti organizzativi, computer in aula, computer a casa? È una mia fissa? Non credo, purtroppo.Certo, tutto si presenta ora con l’imperatività del momento, ma, da un ceto intellettuale tutto sommato come sono i docenti, uno si aspetterebbe qualche cautela critica circa le magnifiche e progressive sorti che ci aspettano. Speriamo che mi stia sbagliando.

Ma quando rifletto su questa che per me è un’accentuazione della deriva funzionalistica della scuola già in atto da decenni, mi tornano in mente le riflessioni di Severino sulla Tecnica e sulla inclinazione nichilistica dell’Occidente, in cui in generale ogni mezzo efficiente assume il posto e il ruolo di fini assorbiti in esso e resi fungibili ad esso.

NB. Questo discorso, naturalmente, non toglie alcun merito al lavoro di colleghi che si stanno facendo il cuore così per garantire che gli studenti tornino almeno in parte nelle classi. È una riflessione preoccupata sul domani, su una possibilità pericolosa indotta da una necessità. Qualcuno avrebbe detto su un destino.

Massimiliano Longobardo

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Massimiliano Longobardo
Massimiliano Longobardo
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, è dottore di ricerca in filologia classica e insegnante di latino e greco, nonché atleta master di nuoto per salvamento. Settori di interesse: territorio flegreo, teatro, scuola e istruzione, nuoto e discipline acquatiche.
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