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The crown: una favola senza un lieto fine

I Golden Globes non si sono fermati neanche in quest’anno davvero particolare e hanno premiato, come sempre,  i migliori prodotti dell’industria del cinema.
A dominare i premi è stata Netflix con il trionfo assoluto della serie The Crown che ha conquistato ben 4 statuette: per la miglior serie dramma, per il miglior attore protagonista in una serie dramma (con Josh O’Connor, che interpreta il principe Carlo), per la  miglior attrice protagonista in una serie dramma e per la  miglior attrice non protagonista (grazie a Emma Corrin ed a Gillian Anderson, le new entry di questa quarta stagione, che interpretano, rispettivamente, la principessa Diana e il primo ministro Thatcher)
Infatti, mai come nei dieci burrascosi episodi di questa ultima stagione il centro della narrazione si sposta dalla biografia della regina Elisabetta II  al tema del dovere e del sacrificio.
Concetti che vedono il loro emblema in due donne, che sconvolsero l’Inghilterra sul finire degli anni 90: Margaret Thatcher e Lady Diana.
Si tratta di due personalità profondamente diverse tra di loro ma, accumunate da una vita fatta di privazioni e di sofferenze, dove le responsabilità legate al ruolo che ricoprono devono sempre prevaricare sull’io.
Margaret Thatcher, detta anche la lady di ferro, fu il Primo Ministro donna d’Inghilterra.
Amata e odiata allo stesso tempo, il suo mandato  è passato alla storia per le profonde spaccature sociali provocate, per le critiche condizioni di vita delle classi meno abbienti, per l’alto tasso di  disoccupazione e povertà generate dalle politiche da ella sperimentate che stringevano notevolmente e  pericolosamente sul welfare.
La serie, oltre ad esplorare il suo “regno” governativo, mostra come ogni donna, anche la più integerrima, come lei ci viene descritta,  abbia delle debolezze, soprattutto quando  ricopre anche il ruolo di madre.
Il registra si sofferma poi sul   burrascoso e complesso rapporto tra la lady di ferro e la Regina Elisabetta II.
La prima  diventa  portabandiera della rivalsa delle donne   nei confronti di un mondo maschile e maschilista ma, è anche espressione della classe medio borghese e della lotta di quest’ultima   con l’aristocrazia inglese.
La serie regala, fin da principio, agli spettatori l’incontro tra le due  donne più potenti d’Inghilterra in quegli anni.
Tra la lady di ferro e la regina d’Inghilterra nasce un odio a prima vista.
Un odio incominciato durante il soggiorno del primo ministro nella residenza scozzese della famiglia reale che si rileva un test d’ammissione.
La Thatcher, in un primo momento, non sembra riuscire a superarlo in quanto  si ritrova a urtare contro un muro d’ostilità creato della famiglia reale, divenendo per loro motivo di chiacchiere divertite per l’abbigliamento da lei indossato, ritenuto inappropriato, per la sua eccessiva “rigidità” e per il suo basso lignaggio.
Ma, sul finale, prevale l’imponente personalità della Iron lady che riesce a tener testa alla regina come, forse, nessuno aveva mai fatto.
Al  cosiddetto “test di Balmoral”, chiamato così dal nome della residenza scozzese, sarà sottoposta anche l’altro personaggio chiave della serie, Diana Spencer ma, lei, invece,  lo supererà  sin da subito, ed a pieni voti.
La giovane ragazza, infatti,  si dimostra perfettamente a sua agio nell’alta aristocrazia e riesce a conquistare le simpatie di ogni membro della famiglia fino a farla ritenere, da tutti,  la moglie perfetta per il futuro re Carlo.
Nel corso della serie, però,  vedremo che questa scelta non sarà una delle più felici…
Emma Corin interpreta Lady Diana, la principessa più chiacchierata di sempre, una donna fragile e un’anima tormentata.
“La Principessa triste” entra in punta di piedi in una storia già scritta per lei, senza poter fare nulla. Una storia che niente ha a che fare con i suoi sogni di ragazza.
Viene condannata all’eterna solitudine, ad esser adorata  da chiunque ma, non da suo marito e dalla  famiglia di lui, in  cui è entrata a far parte e a cui Diana chiede disperatamente un po’ amore, senza ottenere nulla, se non indifferenza e disprezzo.
La principessa non sa abituarsi a tutta quella freddezza ed a quei rigidi precetti che sembrano caratterizzare la monarchia.
E’ proprio questa sua semplicità che la rende un idolo  per il  popolo ma, al tempo stesso la fa sentire sempre inadeguata, creandole un conflittuale rapporto con il cibo. 
Lo spettatore, grazie alla principessa triste,  scopre, pian piano, che, in realtà, ogni membro della famiglia reale è profondamente infelice, perché tutti i reali vivono la propria vita completamente ed esclusivamente  al servizio della corona.
Quest’ultima fagocita tutto ciò che la circonda ed, in primis, i figli della Regina,  frutto e vittime di  inossidabili tradizioni che li costringono a dover costantemente  sacrificare il proprio benessere personale, i propri sogni e desideri. 
Lo sa bene, soprattutto, Carlo (nella serie Josh O’Connor) costretto a accettare un matrimonio di facciata, con Diana appunto, mentre  il suo cuore appartiene già ad un’altra donna, non considerata all’altezza della monarchia e del ruolo di principessa di Galles.
La sofferenza famigliare, quindi, è, forse, l’elemento cardine di questa stagione in cui viene mostrato come la  corona, che è, per tutti, un sogno,  sia, in realtà un pesante fardello da portare, in grado avvinghiare  ogni membro della famiglia reale, “rovinandolo ”, facendogli perdere la sua identità più profonda in nome del ruolo attribuitogli dalla nascita.
Scopriamo, quindi,  che la favola reale  non si conclude affatto con la frase:  “e vissero tutti felici e contenti”.

Giulia Petillo

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Redazione StreetNews.it
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