giovedì, Marzo 28, 2024
No menu items!
HomeRedazione StreetNewsIntervisteSusana Zimmermann: il teatrodanza, la mia vita!

Susana Zimmermann: il teatrodanza, la mia vita!

Ex ballerina e coreografa di fama internazionale, Susana Zimmermann ha realizzato numerosi spettacoli di teatrodanza in giro per il mondo, prendendo parte anche a festival italiani (da ultimo OperaEstate di cui è praticamente ospite fissa), e ha formato ballerini, cantanti lirici ed attori di alto livello. Per alcuni anni è stata responsabile delle attività di danza contemporanea presso il Teatro Nazionale Cervantes di Buenos Aires, nonché direttrice del Balletto da Camera Argentino.

L’abbiamo incontrata per rivivere insieme a lei tappe significative della sua carriera.

Sig.ra Zimmermann, lei è nata in Argentina (anche se il suo cognome tradisce origini non esattamente americane), ma gran parte della sua attività si è concentrata in Europa. Ricorda le prime esperienze professionali al suo arrivo nel vecchio continente?

Mi trasferii in Europa quando l’Argentina era in piena dittatura militare. La dittatura non consentiva di lavorare liberamente: erano in atto continue persecuzioni e non era possibile neppure avere rapporti con chi professava idee diverse da quelle del governo. Arrivai quindi in Europa: la mia prima esperienza fu in Germania dove ebbi una borsa di studio presso la Folkwangschule, il cui direttore era allora Kurt Jooss, uno dei più grandi coreografi del momento.

Quale era la linea di lavoro della scuola tedesca?

La linea di lavoro prevalente era legata all’Espressionismo. A differenza della danza classica, ancorata al mondo della nobiltà, l’attenzione si focalizzava su tutta la realtà, sulla politica e la società; emergeva in sostanza un evidente impegno ideologico. La stessa Argentina subii l’influenza dell’Espressionismo tedesco grazie ad un ballerino carismatico, quale Harald Kreutzberg, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente seguendone alcune lezioni. Accanto a lui va ricordata Dore Hoyer che lavorò molto in Argentina come solista ed insegnò per un anno e mezzo al Teatro de La Plata.

Nella sua carriera vanta anche una collaborazione con Milva…

Mi fu chiesto di realizzare a Carrara uno spettacolo che doveva durare un mese e che fosse incentrato sulla figura della donna, ma secondo una prospettiva tipicamente argentina. Pensai subito alla condizione dei desaparecidos. In particolare, nel periodo della dittatura militare, tutti i giovedì verso le 15, alcune donne che avevano visto morire figli o parenti, vittime di persecuzioni politiche, iniziarono a girare in Plaza de Mayo attorno alla Piramide (celebre monumento collocato al centro della piazza n.d.r.). La musica argentina per eccellenza è il tango. Ma a me interessava non già il tango tradizionale, bensì un tango che avesse una qualche incidenza sociale, un dolentango, come lo definivo, un tango di dolore. La musica più adatta era quella di Astor Piazzolla, con il quale in quel momento stava lavorando Milva. Conoscevo diversi cantanti argentini che collaboravano con Piazzolla, ma Milva era l’interprete perfetta che poteva prestare la sua voce per il mio spettacolo. Non solo per le sue doti canore, ma soprattutto perché sarebbe stata in grado di esprimere al meglio il tema trattato. Peraltro lei cantava sia in italiano che in spagnolo, cosa che mi colpì particolarmente. Per il testo scelsi invece un grande autore argentino, purtroppo scomparso, Juan Gelman, anche lui un perseguitato politico.

A proposito del metodo da lei utilizzato nella formazione di attori e danzatori, può spiegare da dove nasce e in che cosa consiste?

Nasce dalla mia formazione tedesca. In Argentina avevo studiato la danza classica, ma, quando conobbi la tecnica della scuola tedesca, capii che essa toccava le mie corde emotive: lavoravo non solo con il corpo, ma anche con il sentimento, la psiche. Conseguentemente il metodo che ho adottato non si basa sulla mera ripetizione di movimenti meccanici, ma valorizza l’aspetto emozionale in quanto il mio è un lavoro per il teatrodanza: si tratta di stabilire una perfetta sintonia tra corpo e sentimenti, tenuto conto che il corpo non è separato dallo spirito.

Insomma un metodo olistico…

Esatto. Non a caso mi sento vicina alla filosofia orientale. Insegnare ciò non è affatto semplice, anche perché credo che non sia sufficiente il rapporto diretto con il singolo individuo, ma è necessario relazionarsi all’individuo nel momento in cui interagisce con l’altro.

Quali artisti ha formato attraverso questa tecnica?

Ho formato molti attori nel periodo in cui lavoravo a Firenze. Tenevo corsi in uno studio in Piazza della Signoria, davanti a Palazzo Vecchio. Tra gli altri si può citare il compianto Franco Di Francescantonio, uno straordinario attore che ha lavorato sia in compagnia sia come solista e ha partecipato a tantissimi festival.

A proposito di filosofia orientale, lei pratica la Meditazione Trascendentale. Quanto pensa che l’abbia aiutata nel suo lavoro?

La meditazione aiuta in tutto, nel lavoro, nella vita… ti dà sostegno quando sei stanco; in sostanza ti permette di rinascere ogni volta. Quando mancano le energie, le ritrovo proprio con la meditazione. In Argentina diversi artisti la praticano, soprattutto cantanti.

Espressionismo tedesco, filosofia orientale… Altri modelli o punti di riferimento?

Ho sempre puntato alla ricerca, alla sperimentazione, all’esplorazione. Già in Argentina, a Buenos Aires, prima della dittatura, negli anni ’60, dirigevo un laboratorio di danza; la parola laboratorio, da questo punto di vista, è assai indicativa dal momento che non si riferisce a qualcosa di strutturato, come una scuola o un’accademia. Credo che sulle mie scelte abbia pesato non poco la mia formazione pedagogica e filosofica: Maria Montessori, Gillo Dorfles ed altri mi hanno offerto una diversa prospettiva, un nuovo modo di vedere le cose, piuttosto lontano anche dalle espressioni più convenzionali della danza.

Intervista di Massimiliano Longobardo

Due libri in cui la Zimmermann racconta la sua carriera e illustra il suo metodo, e di cui l’autrice auspicherebbe una traduzione in italiano.

image_printStampa Articolo
Massimiliano Longobardo
Massimiliano Longobardo
Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, è dottore di ricerca in filologia classica e insegnante di latino e greco, nonché atleta master di nuoto per salvamento. Settori di interesse: territorio flegreo, teatro, scuola e istruzione, nuoto e discipline acquatiche.
RELATED ARTICLES

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

articoli popolari

commenti recenti

- Advertisement -