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Superare i blocchi mentali si può: il rap di Liner aiuta

Stefano Sciuto, in arte Liner, è un giovane artista intraprendente e indipendente. Grazie al suo talento, i suoi brani riescono a conquistare milioni di stream sulle piattaforme digitali nonostante la sua totale indipendenza: si affida unicamente a un piccolo team composto da 3 collaboratori. Nato a Torino il 12 aprile 1999, si avvicina alla musica pop-rap all’età di 17 anni, quando nel corso del 2016 pubblica su YouTube i suoi primi brani inediti che contano oggi milioni di visualizzazioni.

La sua carriera inizia a prendere forma quando, negli anni successivi, fa da spalla a grandi nomi del panorama rap italiano, tra cui Ghali, Nitro, Mostro, Lowlow, Fred De Palma, Gionnyscandal, Giaime e Raige.

Ad aprile 2020 pubblica il brano “Vuoto” in collaborazione con il rapper italiano Biondo. Il singolo conquista la 5^ posizione nella classifica iTunes e il 15° posto nella nella classifica Viral di Spotify, e conta ad oggi più di 8 milioni di stream sulle piattaforme digitali.

Per i lettori di Streetnews, abbiamo l’occasione di conoscere Liner.

Ciao Liner, cosa ti ha spinto a scrivere e cantare “Blocchi”?
Il brano nasce a causa del blocco dello scrittore, di cui sono stato vittima negli scorsi mesi, ma quello è stato solo un input per arrivare alla stesura completa del singolo. Solitamente nei miei testi descrivo l’amore in tutte le sue sfaccettature più tragiche, ma stavolta sentivo l’esigenza di parlare più delle insicurezze ed i down emotivi con cui ci si scontra nel corso della propria esistenza.

Quali sono i tipi di blocchi a cui presti particolarmente attenzione nel testo della canzone?
Sicuramente quelli emotivi: la paura di non riuscire ad andare avanti e di non essere mai felici per davvero.

Qual è, secondo te che hai avuto un’esperienza simile, la soluzione per uscire da un blocco mentale?
Per quanto mi riguarda, ogni volta che sono in una situazione psicologicamente difficile, trovare un obiettivo nel breve termine mi fa rinsavire e distrarre dalle paranoie. Utilizziamo male il nostro tempo: spesso si pensa per il 95 % del tempo al problema e per il 5 % alla soluzione, le prospettive cambierebbero se le si invertisse.

La pandemia ci ha forse insegnato a ricercare il vero valore delle persone che ci sono accanto?
Sì, o perlomeno è stato così per me. Prima della pandemia, stavo sempre sulle mie dedicando poco tempo ai miei cari, il Lockdown per quanto negativo possa essere stato visto, ha dato un risvolto positivo al mio lato umano.

Fai musica rap da anni. Perché hai scelto questo genere?
Sono cresciuto con questa musica, ad 8 anni ascoltavo Fibra. Mi è sempre piaciuto il modo trasparente che il rap ha nell’esprimere i concetti, perché caratterialmente sono così. Non ho scelto il rap, è lui che ha scelto me.

Autotune: sì o no?
Sì, l’ho sempre utilizzato. Lo vedo come uno strumento e non come un aiuto: per poter utilizzarlo bene devi saper un minimo cantare. L’autotune fa il vestito, ma non i miracoli.

Come mai il nome Liner?
Il nome è composto da due mie caratteristiche: LINE, linea in inglese: sono sempre stato molto magro ed alto, e per costituzione, anche se mangiavo tanto non prendevo mezzo chilo in più, perciò mi sono paragonato ad essa. R: per la Erre moscia che possiedo.
Ai tempi le consideravo imperfezioni e mi ci crogiolavo cercando di correggerle, ad oggi sono il punto di forza di Liner.

Quanto la TV (mi riferisco ai talent show e ai vari programmi televisivi musicali) ha influenzato la musica italiana negli ultimi anni?
Fino al 2015 molto, ma dal 2016 il rap, nelle sue varie sfaccettature credo abbia distolto l’attenzione dal pop che spesso viene proposto al pubblico dai Talent Show.

Cosa bolle nella pentola di Liner oggi e nel futuro?
Non posso darti questo scoop adesso (ahahahah). Però, aldilà delle battute e nonostante la mia indipendenza discografica, non tendo mai a bruciare le tappe facendo un salto solo, di 100 metri, che mi porti  in una sola volta a destinazione.
Bensì, tendo fare un passo per volta, con i piedi saldi a terra, ma tutti in avanti: non vorrei mai che una folata di vento mi possa far tornare indietro mentre sto saltando.

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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