La crisi economica, sociale e culturale diventa sempre più stringente; riuscire a sognare non ha più importanza, riuscire a sopravvivere è l’imperativo. Dalla crisi sanitaria a quella economica e politica, niente più sembra poter fornire l’idea di una scialuppa di salvataggio, di una luce in fondo al tunnel. Si perde la vita, si perde il lavoro e, infine, si perde la speranza e si diffonde un forte sentimento di sfiducia nel futuro e nella comunità. I dati dell’Istat sul mercato del lavoro di dicembre 2020 fotografano un quadro allarmante, una recessione “rosa” ben descritta dal neologismo “shecession” termine nato dalla crasi tra il pronome inglese “she” (lei) e “rcession” (recessione). Rispetto a dicembre 2019 sono stati persi 444 mila posti lavoro e 312 mila di questi riguardano l’occupazione femminile. La situazione sembra ancora più preoccupante se si confrontano i dati di dicembre 2020 con novembre 2020: in questo arco di tempo 101 mila persone hanno perso il lavoro e tra queste 99 mila sono donne. La fascia d’età più a rischio è quella dei giovani, che in proporzione, rispetto agli anziani perde più posti di lavoro.
Sale così anche la quota di inattivi, ovvero di persone che in età da lavoro non sono occupati né cercano occupazione. Questo tasso, ormai, è salito al 23,6% tra gli uomini e al 45,9% per le donne. Se ci si sofferma sulle singole regione, si è registrato un aumento dell’occupazione femminile in Campania e in Puglia, che, rispettivamente, a dicembre 2020 è aumentato di 9 mila e 5 mila unità. Dati incoraggianti se non si partisse da percentuali molto basse dove l’occupazione rosa resta inferiore ad altre regioni italiane centro-settentrionali. I giovani, dunque, diventano sempre più figli dell’incertezza, in balia delle onde della precarietà, vittime di un sistema che li disorienta privandoli della possibilità di progettare il proprio futuro. La condizione di giovinezza subisce un ampliamento della sua prospettiva temporale, provocando un ritardo per l’ingresso nel mondo degli adulti, che rispetto al passato, subisce uno slittamento di circa 15-20 anni. La categoria sociale dei giovani pur essendo, molto svantaggiata dal punto di vista delle opportunità lavorative, è anche quella più sensibile ai cambiamenti, ma soprattutto ha la capacità di leggere i mutamenti e sfruttare l’imprevedibile orientandolo verso nuovi e promettenti scenari. È necessario, però, che le istituzioni supportino l’universo giovanile fornendo opportunità concrete e salvaguardando il loro futuro. Per ogni giovane che perde il proprio lavoro e insieme ad esso la speranza di crescita, il paese fa un grande passo indietro rispetto al progresso e alla giustizia.
a cura di Marianastasia Letizia
