Scontro sul ritorno in classe il 10 tra regioni e governo.

Duro scontro tra regioni e governo sul tema scuola in presenza. Dopo l’impennata dei contagi a seguito del periodo natalizio, il ritorno in classe previsto per il 10 gennaio resta invariato.  La riunione tra Draghi, Figliuolo, Bianchi e Speranza, per esaminare i dossier delle diverse regioni, non ha prodotto decisioni diverse. Domani, però, prima del consigli dei ministri un nuovo incontro è previsto per vagliare le singole richieste regionali. Il governo è diviso ma, ancora più profonda, è la spaccatura tra la linea nazionale e quella regionale. Il Cts deve “assumersi le sue responsabilità”,  gridano a gran voce le regioni che sono insoddisfatte per la gestione della situazione che reputano molto più preoccupante di come viene considerata.  Il 24% dei contagi, infatti,  riguarda giovani al di sotto dei 20 anni e per la fascia 5-11, solo il 9% circa è vaccinato. Ciò che chiedono è bypassare i tamponi e la distinzione tra vaccinati, e procedere con la DAD con un caso positivo nelle scuole d’infanzia, due fino a 11 e 3 dai 12 in su. Domani un nuovo incontro è previsto per vagliare le singole richieste regionali. Vincenzo De Luca, governatore della regione Campania, continua con la sua linea antigovernativa di fronte ad un atteggiamento, che come tante altre volte, ha definito di “mezze misure”. “Farò da solo”, afferma De Luca. Se il governo ritarda nel prendere decisioni serie e concrete per rimediare al dilagare del virus la Campania osserverà provvedimenti diversi. Nel caso in cui si versasse in condizioni più drammatica, ritiene sia meglio riaprire le porte delle scuole tra due o tre settimane, con molti più studenti immunizzati. Nel frattempo il ministero dell’Istruzione ha comunicato che è iniziata la distribuzione di mascherine Ffp2 per il personale delle scuole dell’infanzia o delle scuole dove siano presenti bambini e alunni esonerati dall’obbligo di indossare la mascherina.

a cura di Marianastasia Letizia