La perla del Gargano rischia di essere travolta da uno scandalo. Giuseppe Sciarra, regista indipendente, denuncia in un breve documentario, “IKos” gravissimi episodi di bullismo subiti da lui in paese dagli otto ai quattordici anni in uno scioccante e doloroso racconto che è destinato a far discutere.
Sciarra lascia trapelare un mondo parallelo a quello di facciata della località balneare, meta di vacanze e di divertimento di molti italiani, uno scenario che cela inquietanti arcani che ricordano il telefilm Twin Peaks, soltanto che in questo caso a essere coinvolti nelle mostruosità di una storia sentita troppe volte non sono persone adulte ma minorenni crudeli, violenti e sadici che non hanno pietà nè cuore per un loro coetaneo colpevole di essere (forse) omosessuale e troppo perbene rispetto a loro.
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Tra minacce di dare fuoco a Sciarra, botte e sputi, insinuazioni sulla sua identità di genere e sessuale, goliardia di adulti imbarazzanti ne esce un ritratto impietoso di piccoli delinquenti che definire bulli è quantomeno riduttivo. Sciarra nel suo corto, in collaborazione con Edoardo Purgatori e il documentarista laziale Andrea Natale, con una cantilena detta a mò di canzoncina dà anche voce a quei ragazzini gradassi e meschini che lo perseguitavano e sminuiscono le loro azioni definendole marachelle ma che invece sono autentiche mostruosità aberranti verso un loro coetaneo.
Il bullismo trova una forma di denuncia potentissima nel documentario di Sciarra capace di suscitare rabbia, indignazione e stati d’animo accorati nello spettatore. Una denuncia contro i soprusi quella di Ikos che non ha precedenti e in cui un paese è tenuto a rispondere. Dov’erano gli adulti a Rodi Garganico? Come è possibile che ci fosse tale degrado in paese? Come si fa a additare di essere gay un bambino di soli otto anni? Ikos solleva dilemmi scomodi che riguardano non solo la comunità di Rodi ma tutti noi.
