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Ricercando l’originalità nella sua musica, Metcalfa presenta al pubblico l’hybrid music

L’attività principale è quella di batterista jazz, ma la musica elettronica è stata una parte fondamentale nella mia formazione, nonché una mia grande passione. Così Metcalfa nel 2018 decide di cominciare a scrivere musica originale da me definita Hybrid Music.

Si, perché si tratta di brani suonati tramite elettronica e batteria; una fusione tra gli strumenti più avanzati a nostra disposizione e lo strumento più primordiale che conosciamo: le percussioni.

Oltre alla batteria e all’elettronica si è interessato molto anche allo studio del pianoforte, strumento che ha avuto un ruolo fondamentale in ambito di scrittura. I brani si prefissano l’obiettivo di catturare lo spettatore attraverso soluzioni ritmiche ricercate sia dal punto di vista tecnico che timbrico (avvalendosi delle conoscenze acquisite in ambito jazzistico) e al tempo stesso di creare dei paesaggi sonori che possano circondare l’ascoltatore come un oceano

Ciao Metcalfa, partiamo dal tuo ultimo disco “Siolence” (silence + violence). Dunque, ti chiedo come si sposano musica e titolo dell’album?
Ciao! Allora, diciamo che principalmente si sposano dal punto di vista dinamico, dal concetto di “call and response” tra melodia e ritmo e dal punto di vista delle atmosfere che si creano. Questo è il concept dietro ai brani presenti in SIOLENCE.

Forse ad oggi c’è troppo silenzio nella violenza?
In molti ambiti purtroppo si, ancora molto. Troppo.

I tuoi brani potrebbero prestarsi come colonne sonore dei film. Hai mai pensato a questa forma di attività?
Assolutamente! Anzi, è già da un po’ di tempo che mi sto facendo un portfolio a tema colonna sonora per immagini e per videogame. Ultimamente sto cercando di fare network in modo da sfruttare anche questo lato della mia musica. Sono sempre stato attratto da questo tipo di utilizzo della musica.

Hai definito il tuo genere Hybrid Music: ci dici qualcosa di più?
Allora, hai presenti quando ascolti un brano e non riesci bene a capire se sia elettronico, suonato dal vivo o una via di mezzo? A me è capitato molte volte e ho visto che spesso e volentieri il termine “Hybrid” viene usato solo come un aggettivo e non come una vera definizione di quel tipo di musica. Io ho voluto definire in questo modo la mia musica, essendo una commistione continua di elettronico e analogico.

Quanto tempo hai impiegato in media a comporre ogni brano?
Dipende molto dal brano. Diciamo che lo scheletro, l’idea di base, a volte nasce anche in cinque minuti. Da lì alla chiusura effettiva del brano può passare anche un anno.

Non temi che questo genere possa essere di nicchia rischiando di non poter accontentare la maggior parte del pubblico musicale?
Sarò sincero, se avessi voluto “accontentare” la maggior parte del pubblico, avrei fatto il provino per suonare con Tiziano Ferro. Inoltre io non ho mai dato peso alle lamentele dei fan o del pubblico nei confronti di una certa musica. Il grosso del pubblico è stato educato che la musica da ascoltare dev’essere per forza un’evasione, che non può eccedere certi limiti di complessità perché sennò si fa fatica.
Bè, spoiler: riuscire a capire cosa ci piaccia davvero o no comporta una piccola dose di fatica. Certo, se avessi scelto di suonare free jazz sperimentale forse sarebbe stata una scelta suicida, ma sono convinto che la mia musica sia di qualità e che possa toccare lo spirito dell’ascoltatore. Inoltre ho un pensiero ricorrente ultimamente, in questo periodo in cui si
tende a semplificare tutto: non esistono cose difficili, solo cervelli pigri.

Quale brano ti ha impegnato particolarmente?
Mh… sicuramente If Necessary dal punto di vista del sound design. E anche The Unknown Machine, è stato difficile dare una profondità ad una forma estremamente semplice di partenza.
Però devo dire che la “sfida” più grande (ma anche la più bella) è stata trasporre i brani nel contesto live; contesto nel quale mi sento di dire che abbiano davvero preso vita.

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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