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Riapertura palestre: ritorno alla normalità?

C’è aria di ripresa e il ritorno in palestra sembra quasi scontato, e invece qualche cambiamento c’è stato nelle abitudini degli italiani… Ce ne parla Alberto Cuomo, personal trainer certificato ed esperto in movimento funzionale in questa intervista.

Alberto Cuomo, personal trainer esperto in movimento funzionale

C’è aria di ripresa nel mondo del Fitness, siamo tornati alla normalità?

La ripresa c’è ma siamo ancora lontani dai periodi in cui le sale erano colme di persone sin dalle prime ore del mattino, le restrizioni e l’obbligo di presentare il Green Pass sta ancora rallentando la massima attività delle strutture.

Ma siamo fiduciosi.

Il lockdown ha rivoluzionato il modo di allenarsi, la gente si è adattata e attrezzata. Ad oggi, la palestra resta ancora il luogo preferito oppure si preferisce rimanere comodamente in casa o addirittura all’aperto per evitare contatti ravvicinati?

Sicuramente l’emergenza ha rivoluzionato tutte le nostre abitudini e i nostri standard quotidiani come preparare la borsa della palestra la sera prima e correre ad allenarsi dopo il lavoro.

Qualcuno ha colto la palla al balzo ed è rimasto affezionato alle mura domestiche, altri preferiscono ancora attività come il jogging outdoor, ma fortunatamente chi era mentalizzato prima del lockdown è tornato ad iscriversi in palestra non appena c’è stato il modo. Ma qualsiasi luogo, qualsiasi momento è giusto per fare attività fisica, questo è un messaggio che deve passare in maniera chiara e trasparente.

Quali sono le problematiche che hai riscontrato più frequentemente nel periodo post lockdown e sul long covid?

Argomento lungo, lunghissimo che richiede espressioni tecniche e precise.

Posso dirti che se prima su un piccolo numero di persone vi erano problemi di natura strutturale e disfunzionale, il lockdown ha fatto lievitare gravemente verso l’alto il numero di quel tipo di soggetti.

Stare a casa, rimanere seduti tutto il giorno, abbassare il livello di focus sul mondo esterno non è stato salutare.

Abbiamo riscontrato quanto fosse importante anche solo mettere la sveglia per accendere il cervello e prepararsi per andare a lavoro, sembra una sciocchezza ma ha fatto tutta la differenza del mondo.

Chi ha poi contratto il covid, alla lunga la scienza ha dimostrato che il virus ha arrecato una serie di problematiche come ad esempio una fragilità ossea maggiore oltre che una diminuzione di forza ed impatto neurologico. Ora gli studi andranno avanti e scopriremo sempre di più cosa questo virus è riuscito a creare sul nostro corpo, nell’immediato e a lungo termine purtroppo.

C’è stato un vantaggio per chi praticava sport ed ha contratto il virus?

– Nella maniera più assoluta si! Studi scientifici hanno dimostrato come un corpo alimentato in maniera sana e stimolato con movimento e con sovraccarichi abbia avuto un impatto totalmente diverso rispetto a chi ha condotto da sempre una vita sedentaria alimentandosi poco o addirittura male, senza criterio se non quello di soddisfare la gola.

Il sistema immunitario lo rinforziamo anche con lo sport, soprattutto direi.

Allontaniamoci dell’idea di dipendere sempre e solo da pillole magiche che ci renderebbero invulnerabili, lo sport è anche prevenire e riuscire a rallentare fenomeni come ad esempio la sarcopenia cioè la perdita di forza e massa muscolare connessa all’invecchiamento, che  insorge dal trentesimo anno di vita.

Fino a quando pensiamo che lo sport sia solo estetica….saremo sempre fuori strada.

Sei un personal Trainer specializzato in movimento funzionale, ci spieghi cosa significa?

Non è altro che portare un cliente alla massima resa col minimo sforzo, utilizzando come primo sovraccarico il nostro corpo che troppo spesso ci dimentichiamo abbia la sua valenza durante i nostri movimenti.

Ripristinare i range di movimento e portarli alla massima funzionalità, stabilizzare il corpo a tutte quelle che sono le sollecitazioni esterne come la forza di gravità, queste sono le basi di un corpo funzionale pronto a ricevere poi stimoli diversi come il bilanciere, un manubrio, una kettlebell.

Rimettere in piedi le persone e prepararle ad una vita migliore, questo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni professionista del movimento dopo ormai due anni di restrizioni e rinunce che ci hanno portato ad uno stile di vita totalmente disfunzionante.

Come scegliere il proprio personal Trainer?

Bella domanda. I social in questo non aiutano, anzi. Purtroppo viviamo in una società moderna basata sull’apparenza, sul numero di follower che hai e su quanto sono belli gli esercizi che fai vedere.

Ma tutto questo non è garanzia né di professionalità né di guadagno in termini di salute. L’esercizio bello, esilarante da vedere probabilmente non è quello che serve ad una persona che ha problemi alla colonna vertebrale. E cito soltanto un esempio. La cosa più importante per una persona che ha voglia di rimettersi in carreggiata e di avvalersi di un personal trainer è di sicuro quella di avere un contatto dal vivo col professionista, farsi seguire di persona almeno inizialmente per essere instradato. Ed inizialmente intendo un lasso di tempo che varia dai 5 ai 6 mesi per poi seguire una tabella di marcia sempre programmata e modificata a seconda dei miglioramenti o dei peggioramenti.

Importantissime sono le referenze, un conto è pensare di contattare un influencer che ha 50 clienti solo online perché fa cambiare continuamente esercizi assecondando mode per produrre tag o fare stories sui social, un conto è ascoltare un professionista che magari ne ha 10 di clienti ma li allena da tanti anni e bene, senza arrecare danni prima di tutto, in grado di insegnare movimenti corretti, posture corrette e respirazioni in linea con gli sforzi che si fanno. Sono tutte cose che difficilmente si riesce ad inculcare ad un neofita senza averlo mai neppure visto mezzo secondo nella mia vita, non credi?

La comunicazione e l’empatia fanno il resto, passa tutto da lì.

Non posso pensare di allenare una persona sempre e solo come dico io senza tenere conto che dall’altra parte c’è un essere umano soggetto a stress e problematiche di vita quotidiana. Il cervello è il vero motore e se questo non è acceso posso fare danni molto importanti.

Lo sport, muoversi per raggiungere degli obiettivi deve essere un lavoro, e come tutti i lavori c’è bisogno di preparazione ed esperienza. Credo che questo faccia tutta la differenza del mondo.

Alberto Cuomo, personal trainer

a cura di Ilaria La Mura

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Redazione StreetNews.it
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