La vita è fatta di piccole e grandi conquiste e poco importa che si viva a Cicciano o a New York.
Cos’è in fondo un ascensore? Eppure in alcuni luoghi, dove ce ne sarebbe bisogno, non si può avere, diciamo, questo privilegio.
E allora ecco che Don Mariano Amato, parroco in San Pietro apostolo e Immacolata Concezione a Cicciano, ha pensato di farsi promotore di una raccolta fondi per poter installare un ascensore presso il centro pastorale San Giuseppe, che si trova dove abitano le suore alcantarine francescane, sempre a Cicciano.
Immediatamente è arrivato in suo aiuto Giovanni De Luca presidente dell’associazione “UILDM” Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, sezione di Cicciano, che si pone prevalentemente tre obiettivi: raccolta fondi e informazione pro telethon, abbattimento delle barriere architettoniche e culturali, sensibilizzazione in merito al mondo della disabilità, con l’intento di far comprendere che la disabilità è un piccolo aspetto della persona e non si devono dimenticare le potenzialità che sono intrinseche in ognuno di noi.
Alla raccolta fondi per l’installazione dell’ascensore non ha aderito solo la comunità parrocchiale e la comunità ciccianese, ma anche le comunità limitrofe che con tutto il cuore hanno creduto nel valore del progetto.
Con il crowdfunding, un sorteggio, la vendita di biglietti, e quattro premi in palio, si è arrivati a 9.250,00 euro che aggiunti alle donazioni fatte a Don Mariano hanno permesso, il 14 luglio scorso, di inaugurare l’installazione dell’ascensore nel centro pastorale. Una vera e propria gioia per tutti.
Ne ho parlato approfonditamente con Giovanni De Luca, Giovanni è sulla sedia a rotelle per una distrofia muscolare.
Mi racconta che il centro pastorale è dove si uniscono tutti i servizi che la chiesa offre: i corsi di cresima, di matrimonio e c’è anche l’oratorio che a noi premeva molto, continua Giovanni, perché a Cicciano ci sono alcuni bambini con disabilità fisica a cui però l’oratorio era precluso. Purtroppo c’è una sorta di discriminazione fin dalla più tenera età: gli scuolabus che magari non sono accessibili o i vari punti di aggregazione che non sono fruibili per i bambini e gli adulti con disabilità.
Perciò riteniamo la frequentazione dell’oratorio un momento formativo, che un bambino o un ragazzo può vivere all’interno della propria vita e soprattutto dove possono stare insieme, scherzare e divertirsi. E come ha sottolineato Don Mariano, nel ringraziare tutti, durante l’inaugurazione, è importante sentire “Questo luogo” come la propria casa, aperta a tutti: piccoli, giovani e persone adulte.
Abbiamo a cuore, aggiunge Giovanni, che il non accrescimento culturale che si viene a creare nel corso della vita di una persona con disabilità non diventi sempre più grave, visto che ci vengono negati parecchi aspetti della vita, che tutti gli altri bambini e le altre persone vivono normalmente. Non vivere questo tipo di esperienze fa sì che la persona si rinchiuda in sé stessa, sentendo ancora di più il senso di solitudine.
Giovanni dice spesso che la cosa più brutta della disabilità non è la disabilità in sé, la quale comporta già abbastanza problemi, ma l’isolamento che ne consegue, a volte anche solo l’andare al bar a prendere un caffè, scatena la preoccupazione che ci possano essere dei gradini e quindi non riuscire a entrare. Queste cose possono sembrare futili, banali, però alla lunga influiscono sul carattere della persona.
La disabilità in sé non esiste, continua Giovanni, è indotta dall’ambiente strutturale e culturale che ci circonda, perché se intorno a me, dice, c’è un territorio accessibile e fruibile, ecco che io ho le stesse opportunità degli altri di poter andare a prendermi, da solo, un caffè oppure entrare in un negozio a comprare qualcosa.
L’obiettivo dell’associazione, sottolinea, è che tutti questi ostacoli vengano eliminati, ed è per questo che abbiamo contribuito alla realizzazione di questo progetto, tant’è vero che a inaugurare l’ascensore è stato il piccolo Carlo Maione, che vive a Cicciano ed è un bambino con disabilità.
Vedere l’ascensore installato, mi dice Giovanni, sapere che è lì, che fa parte del territorio, e che nessuno lo potrà più estirpare, è stata una sensazione bellissima, un po’ come quando si costruisce una rampa sul marciapiede, ci può essere l’inciviltà di qualcuno che parcheggia davanti alla rampa, però è un qualcosa di strutturale che ormai fa parte dell’ambiente.
Giovanni ha ringraziato Don Mariano dicendogli: “Grazie per avermi aiutato a fare una buona azione. A lasciare qualcosa di buono all’interno del nostro territorio”.
Tutti, è convinto Giovanni, possiamo dare il nostro contributo per migliorare la società in cui viviamo.
E tutti dovremmo avere la possibilità di poterlo fare, altrimenti le nostre potenzialità sono sprecate ed è l’intera comunità a rimetterci.
Non togliamo il futuro, dice Giovanni, ai bambini/e, ai ragazzi/e e alle persone con disabilità, facciamo in modo che vivano appieno l’inclusione, ovunque.
a cura di Maria Grazia Grilli
