Nuove dipendenze: quando dobbiamo preoccuparci?

Ormai il fenomeno delle nuove dipendenze coinvolge sempre più persone. Chi riesce tranquillamente a rinunciare allo smartphone o all’ utilizzo di internet?
Il dott. Stefano Iacone psicologo psicoterapeuta sistemico e psicologo dirigente presso il Servizio per le Dipendenze Patologiche dsb 24 della ASL Napoli 1 centro, in questa intervista ci spiega se queste dipendenze siano dannose e quanto dobbiamo preoccuparcene.

dott. Stefano Iacone, psicologo

Dottore, leggiamo spesso sui media che siamo diventati tutti dipendenti dagli smartphone e internet, soprattutto bambini e adolescenti… dobbiamo preoccuparci?
Siamo tutti dipendenti. Sarebbe ipocrita sostenere il contrario. Basti pensare alle crisi di panico che spesso gli individui
hanno quando entrano in una zona senza copertura, oppure il disorientamento quando si rompe il cellulare e stiamo un giorno senza di esso. Ci sentiamo orfani di qualcosa, più insicuri. Qualcuno al contrario si sente sollevato o liberato da un fardello.

Come riconoscere una dipendenza?
Dobbiamo distinguere le dipendenze “fisiologiche” e quelle che poi sono francamente patologiche e quindi dannose.
E’ più facile distinguere le dipendenze patologiche da sostanze illegali, molto più critico è decifrare la dipendenza da oggetti e comportamenti quotidiani. Alcuni addetti ai lavori americani, ad esempio hanno stabilito un arco temporale di 4 ore come margine tollerabile d’uso dei device, (per esempio mia figlia sentita questa notizia ha impostato una funzione dell’iphone che le fa monitorare il suo del telefonino). Purtroppo le cose non sono così semplici.

Quindi è giusto per un genitore preoccuparsene?
Non serve certamente stare con il cronometro in mano!!! Non serve demonizzare videogiochi, Pc , social e via discorrendo; in questo modo si ottiene l’effetto opposto con un adolescente. Non bisogna però rimandare di affrontare le questioni della gestione del tempo, della vita sociale di un figlio.


I videogiochi possono essere dannosi?

No, fortunatamente. E in genere segnalano una problematica psichiatrica sottostante pregressa.
Nessuno studio ha dimostrato un nesso causa-effetto dei videogiochi.
Il discorso più serio da fare è invece più ampio ed è quello di quanto tutto il mondo virtuale (internet, videogiochi, social) stia modificando radicalmente le nostre relazioni umane.

E allora quanto questo fenomeno ha cambiato il nostro modo di relazionarci?
Le relazioni online si sbarazzano dei limiti del corpo ma anche di tutta la potenza del suo linguaggio.
Online è tutto velocissimo, istantaneo. Ti aspetti nell’immediato la risposta su what’s app o i like su FB.
Per avere conferme positive in un incontro vis a vis devi instaurare un legame un contatto umano e il feedback è sempre complesso. Sui social possiamo essere facilmente quello che non siamo, ma allo stesso tempo possiamo poi viverci la sensazione di essere sempre in vetrina. Ci possiamo sentire di essere controllati così come pensiamo di poter controllare meglio l’altro.
Oggi anche le storie di amore più appassionato, le gelosie più laceranti passano per il virtuale. “si è collegato, non si è collegato, sta scrivendo ad un’altra, ha messo il like sul post di quella…”.
Instagram crea quella sensazione di stare in una perenne piazza virtuale dove osservi, viene osservata, giudicata. La nostra salute mentale dipende strettamente dalla qualità e quantità delle nostre relazione.

Come riconoscere il campanello d’allarme che indica che si sta sviluppando una
dipendenza?

Quando a un certo punto si preferisce il mondo virtuale a quello reale. E’ normale che un ragazzino si fissi, si appassioni a qualcosa. E’ normale anche che voglia a volte ritirarsi dal mondo, stare solo. Sviluppare la capacità di stare solo è una grande risorsa. Quando invece tra il mondo e un adolescente si crea un muro di vergogna, paura del giudizio, inadeguatezza, tale da essere invalicabile, allora bisogna fare attenzione.

Articolo a cura della dott.ssa Ilaria La Mura, psicologa