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MES e Recovery Fund. La scelta dell’Italia

L’Italia è stata una delle protagoniste nei momenti importanti della storia dell’Europa come, per citarne qualcuno, il Trattato di Roma (1957) che istituì la Comunità Economica Europea (CEE e poi divenuta CE e infine assorbita dall’attuale UE) e l’ideazione della moneta unica dell’euro fortemente voluta da Ciampi quando era Ministro del Tesoro e del Bilancio.

Adesso però, dopo anni di incessante affaticamento economico, con un debito pubblico sempre in continua crescita e la necessità di rientrare entro la soglia del 3% (Patto di stabilità) del rapporto deficit/PIL, l’Italia si trova a dover fare seriamente i conti con mamma Europa.

Circa un anno fa si discuteva nel Parlamento italiano, in vista di una sua eventuale approvazione, la rivisitazione del nuovo MES (Meccanismo Economico di Stabilità) detto anche Fondo salva-Stati, il quale impone regole più severe allo Stato che ne fa richiesta.

Le condizioni della proposta di riforma del MES sono state le seguenti:

  • non essere in procedura d’infrazione;
  • vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
  • avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.

Fortunatamente (è il caso di dirlo), dopo l’Eurogruppo del 17 marzo 2020, svoltosi nel bel mezzo dell’emergenza coronavirus, la riforma del MES è stata ufficialmente rimandata per dare priorità alla lotta alla pandemia.

Intanto è nato il Recovery Fund, una valida alternativa al MES per gli Stati Membri (alla quale l’Italia ha subito colto la palla in balzo) per giocarsi meglio la partita economica in quest’anno duro causa COVID19.

L’Italia alla fine ha deciso. Rinuncia al MES, scelta del Recovery Fund.

Si è trattato di una scelta ampiamente condivisa sia nella maggioranza che dall’opposizione (che ha sempre criticato il MES).

Difatti l’adesione al Recovery Fund è stata la scelta più vantaggiosa, in termini economici e nei riguardi dell’Europa; grazie ad una sua componente basata su un Fondo perduto, l’Italia riceve aiuti non soltanto mediante prestiti (come previsto dal MES) ma anche attraverso una quota parte di finanziamento da non restituire (65,5 Mld€).

Il MES, al contrario, si basa esclusivamente su prestiti costringendo lo Stato che ne fa richiesta a dover fare i salti mortali per ripagare il debito.

Occorre sperare che il Recovery Fund riesca da solo a far recuperare tutti quegli aiuti che il Governo in questi mesi sta erogando per fronteggiare la forte crisi sanitaria e gli effetti delle misure restrittive che non possono essere evitate.

Ad oggi, nella storia dell’UE, il MES ha salvato già Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda; sicuramente ci sono tutte le carte per poter prevedere un salvataggio (in extremis?) dell’Italia.

I tempi veramente duri arriveranno nei prossimi due anni.

Alessandro Testa

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Alessandro Testa
Alessandro Testa
Classe 1984, è ingegnere e allo stesso tempo critico cinematografico e appassionato di cronaca e giornalismo. Dal 2019 collabora per StreetNews.it!
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