MATURITA’ 2022: il no alla prova scritta

Quella di quest’anno sarà una terza maturità senza prove scritte, come già nei primi due anni precedenti. Con questo orientamento il ministro bianchi ritiene di aiutare i ragazzi a fronte delle difficoltà incontrate a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Chi si trova oggi in quinta classe, infatti, ha seguito le lezioni in DAD per due anni e affrontare una maturità “vecchio stampo” dovrebbe aver come presupposto un percorso scolastico in presenza. A questi motivi si aggiungono poi quelli relativi alla quarta ondata, i casi stanno risalendo e crescono anche le classi che adottano nuovamente la DAD per far fronte al virus. Pertanto, diventa difficile organizzare simulazioni d’esame ed esercitazioni che normalmente precedono la maturità. Il ministro dell’istruzione sostiene che è possibile costruire un esame completo anche escludendo le modalità scritte previste fino al 2019. Bianchi vuole migliorare la struttura dell’elaborato dell’anno scorso, ovvero, una tesi su una delle materie rilevanti concordate dagli studenti con i professori. La tesina sarà realizzata a casa e aprirà la strada al macro-orale diviso in quattro parti.

Resta aperta, però, la possibilità, si svolgere come unica prova scritta quella di italiano. Il ritorno alla normalità resta la priorità ma avverrà in modo progressivo.  Il coordinatore Tommasi Biancuzzi si schiera dalla parte dei ragazzi affermando che la maturità dovrebbe focalizzarsi più sul percorso scolastico che sulle prove. Anche Elena Centemero, membro del consiglio superiore della pubblica istruzione, sostiene che non si può ignorare la criticità del periodo che gli studenti hanno vissuto e stanno vivendo e approva una maturità meno dura e più incentrata sui tre anni svolti. E mentre la petizione per una maturità leggera ha raggiunto già circa 40 mila firme, c’è chi parla, invece, di maturità mutilata, effetto non solo della pandemia ma anche delle logiche che derivano da una semplificazione dei sistemi di apprendimento e trasmissione della conoscenza ormai ampliamenti mediati dalle nuove tecnologie digitali. Massimo Gramellini, nel suo fogliettone sul Corriere Della Sere, sottolinea ironicamente questa condizione scrivendo: “Al posto del ministro mi spingerei oltre. Abolirei la parola scritta come forma di comunicazione all’interno degli edifici scolastici sostituendola con più pratici emoticon  o con simpatici segnali sonori”.  

a cura di Marianastasia Letizia