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Mammellart 2021: il giornalista Salvatore Biazzo presenta “60 d.D.” e “Grazie Ameri, a te Valenti” nella splendida cornice del Palazzo Pignatelli di Lauro.

È il palazzo Pignatelli, magnifica struttura cinquecentesca, ad ospitare l’evento più importante di questo weekend a Lauro, l’affascinante borgo medievale situato al centro dell’omonima Valle. In questo paese, negli ultimi anni la Pro Loco ha calendarizzato moltissimi eventi culturali e artistici inserendoli in un festival dal nome Mammellart, il Festival delle arti. Massima attenzione al teatro, alla musica, alla pittura. Quest’anno si inaugura la stagione degli eventi con il giornalismo. Salvatore Biazzo, nome noto soprattutto nel mondo del calcio, ha lavorato per oltre 30 anni in Rai e attualmente è docente presso la scuola di giornalismo dell’Università di Salerno. Negli anni in cui il Pibe de Oro era a Napoli, riuscì ad instaurare con lui un rapporto confidenziale che lo ha portato a scrivere “60 d. D” (60 dopo Diego) una narrazione dell’uomo più che del campione, “con deprecabili debolezze e incomprese fragilità”. Incontro Biazzo nel cortile del Pignatelli, mentre concorda con il Presidente della Pro Loco Mazzocca gli ultimi dettagli dell’evento. Gli chiedo di dedicarmi qualche minuto per l’intervista e lui neanche risponde: annuisce, si siede accanto a me ed inizia a raccontare, con quella cordialità caratteristica dell’amico di vecchia data, ma noi ci siamo appena conosciuti.

Lei ha lavorato tanto nel mondo del giornalismo: come si è trasformato col passare degli anni?

Oggi non si raccontano più le partite con l’emotività di una volta, bensì come se si trattasse di formule algebriche: dati su dati, numeri, statistiche… Non funziona così. I padri della radiocronaca ci hanno insegnato a raccontare le emozioni. Io personalmente ho sempre fatto così e lo faccio ancora oggi, quando scrivo libri sui grandi giornalisti che hanno realizzato importanti radio-telecronache: cerco di raccontare le emozioni. Da questo punto di vista, penso che il giornalismo attuale sia peggiorato.”

Mi viene in mente la recente radiocronaca di Repice ai rigori di Italia Spagna, che sta facendo il giro del mondo sui social, per la forte emozione che ha trasmesso. Lei cosa ne pensa?”

La ripetizione della parola (la parata, la parata, la parata,) l’ha resa virale, perché è strana. Certamente non ha la stessa enfasi di “Campioni del mondo, campioni del mondo!”. Stimo tantissimo Repice, ma forse si è lasciato trasportare un po’ troppo.”

Il libro 60 d. D. parla di Maradona uomo: quanto è particolare, o complicato, raccontare la vita normale di una leggenda come lui?”

Io ho raccontato le emozioni. Il libro non è la biografia di Maradona, né cerco di far rivivere quello che la gente ha già vissuto. Mi sono chiesto cosa ci fosse dietro a quella maglia numero 10, cosa ci fosse dietro ai suoi problemi di droga. Certo, sullo sfondo ci sono le sue grandi imprese, però, dato che io l’ho seguito per 8 anni in giro per il mondo, racconto degli episodi inediti e che non abbiamo avuto il tempo di descrivere compiutamente, con tutti i particolari. È un libro che racconta le emozioni. Dopo la morte di Maradona vidi un giovane, nei pressi del San Paolo, recarsi verso la curva B che è diventata il santuario pagano dedicato a Diego. Pioveva tantissimo. Questo ragazzo si è avvicinato a tutti quei cimeli, ai lumini e si è fatto il segno della croce. È rimasto a pregare, come davanti a una tomba. In quel luogo ognuno portava qualcosa che riportava alla memoria del Campione, come a dimostrare che non ci si sentiva più degni di conservare qualcosa che apparteneva a “Dios”. Quando sono tornato a casa, ho cominciato a scrivere il libro: l’ho scritto in poche ore. ”

“Secondo lei, un fenomeno, sia sportivo che “sociale” come Maradona si potrebbe riproporre, nel presente o nel futuro?”

“Ci sono tanti campioni di cui non si ha più memoria; penso a Cruijff, il profeta del goal, sul quale Ciotti ha realizzato anche un film: se chiedi a un giovane chi fosse Cruijff, avrà difficoltà a ricordarlo. Invece, se uno va in giro a chiedere “Chi era Maradona?” beh, lo sanno tutti. Quando Maradona fece la Coppa Campioni a Mosca, non ci andò con la squadra, ma col suo aereo privato. Andò per conto suo in giro per la città e in Piazza Rossa le guardie tentarono di bloccarlo; un giornalista da lontano lo riconobbe ed esclamò il suo nome; le guardie lo salutarono entusiaste lo lasciarono girare liberamente per la città”.

Molto sentito durante la presentazione il ricordo del giornalista Franco Lauro, nativo proprio del suggestivo borgo Irpino, che con la sua professionalità e competenza ha lasciato un segno indelebile nei colleghi che l’hanno conosciuto.

I due libri di Salvatore Biazzo, “60 d D.” e “Grazie Ameri, a te Valenti” sono editi da Guida editori e disponibili negli store ufficiali.

A cura di Clemente Scafuro.

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Redazione StreetNews.it
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