L’Amleto di Shakespeare nella rivisitazione di Giovanni Meola

Si è conclusa ieri sera, al teatro TRAM di Napoli, la fortunata serie di repliche che sono seguite alla prima nazionale del 3 febbraio.

L’“Amleto” di Shakespeare è uno dei drammi più noti, rappresentati, reinterpretati. Giovanni Meola si è cimentato nel grande capolavoro del teatro seicentesco, debuttando con Virus Teatrali, il 3 febbraio scorso, al teatro TRAM di Napoli. Alla prima sono seguite sei repliche, ultima delle quali quella della serata di ieri, 13 febbraio. Ampia è stata la partecipazione di pubblico, con tre sold out nell’ultimo weekend.

Al centro della pièce il dilemma amletico: vendicare il padre per il sopruso perpetrato dallo zio Claudio o lasciar tutto correre, nel dubbio che il fantasma del re defunto sia una semplice suggestione demoniaca? Meola segue in modo abbastanza fedele l’intreccio dell’originale, ma il testo è destrutturato in un gioco di improvvisazioni che sono state il frutto della libera inventiva creativa dei tre interpreti unici – Solene Bresciani, Vincenzo Coppola e Sara Missaglia –, ma che, al contempo, sono state abilmente centonizzate e ricucite, ricomposte e rimaneggiate, con un mai ultimato labor limae, dalla mano esperta del regista. I tre attori alternano e si scambiano i vari personaggi – arrivando tutti, chi più e chi meno, ad impersonare il protagonista. A quest’ultimo presta voce in misura più frequente la poliedrica Missaglia, in misura ridotta la Bresciani. La Missaglia, pur destreggiandosi con camaleontica perizia nei vari personaggi, dimostra la sua migliore versatilità proprio nel ruolo maschile del protagonista, di cui riesce a scandagliare gli aspetti contraddittori e non, muovendosi sulla scena con infaticabile energia fisica e marcando il rilievo oltreché delle parole – scandite peraltro da una dizione impeccabile –, anche dell’atto fisico e corporeo. Le doti attoriali di Vincenzo Coppola spiccano forse soprattutto nel personaggio di Laerte, che si sforza di distogliere la sorella Ofelia dall’interesse verso Amleto mettendola più volte in guardia, e che, nel duello finale, arriva ad assurgere al ruolo di vero e proprio deuteragonista. Solene Bresciani, pur in parte penalizzata dall’inflessione linguistica francofona, è molto brava a portare in scena la follia di Ofelia, dando risalto pieno, anch’ella, all’espressione non verbale. Scene più leggere allentano la tensione, contribuendo tuttavia a mantenere sempre vigile l’attenzione dello spettatore che, nei 75 minuti dello spettacolo, pur conoscendo la storia, non dà nulla per scontato e attende con ansia lo scioglimento della vicenda. Scena in tal senso molto riuscita è quella che vede gli attori della compagnia teatrale, convenuta a corte per allietare il re, alle prese con il dramma “L’assassinio di Gonzago”, dramma che di fatto inchioderà Claudio alla sua colpa. Amleto, come un regista di consolidata esperienza, dà istruzioni precise agli attori – presi alla sprovvista e costretti ad accantonare il loro pezzo forte su Priamo ed Ecuba – su come va portata in scena l’opera teatrale e aggiunge anche del suo (e non a caso al “gioco del teatro” rimanda il sottotitolo del lavoro di Meola). Ma, oltre a Claudio, è nondimeno chiamato alle sue responsabilità l’ambiguo personaggio di Gertrude (che, secondo una chiave di lettura, sarebbe persino complice del delitto del marito), come comproverebbe il ribrezzo (la parola «schifo» è ripetuta ossessivamente) che prova verso di lei il figlio. Con il duello finale, che si trasforma in una strage efferata, strappando la vita ai principali personaggi (tranne Orazio destinato a testimoniare la vicenda), i tre interpreti possono finalmente portare via gli strumenti condotti in scena ad inizio dramma – una cassa e un microfono a filo che ha amplificato parole, dubbi e riflessioni. Il ciclo, e con esso il sipario, si chiude. Applausi.

Massimiliano Longobardo

Virus Teatrali – “AMLETO” (o Il Gioco del Suo Teatro), liberamente tratto da “Amleto” di William Shakespeare; progetto | adattamento | regia di GIOVANNI MEOLA; drammaturgia collettiva con (in o.a.) SOLENE BRESCIANI, VINCENZO COPPOLA, SARA MISSAGLIA; ass.te alla regia: CHIARA VITIELLO; costumi: MARINA MANGO; foto di scena: NINA BORRELLI; progetto grafico: FRANCESCO COTRONEO; ufficio stampa: GABRIELLA GALBIATI; debutto nazionale: Teatro TRAM, via Port’Alba, 30, Napoli.

Foto di Nina Borrelli