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L’album d’esordio dei Dejawood. Un’infusione di elettronica, folk-blues africano, rap e tanti altri ritmi

E’ uscito venerdì 6 maggio 2022 “Alti momenti di crisi“, l’album di debutto dei Dejawood, fuori su tutte le piattaforme digitali per Pioggia Rossa Dischi. Finalmente il capitolo definitivo per la band di stanza a Roma che segue i singoli “Trenchtown“, “Uroboro” e il più recente “Simbolo“. Un disco che contiene i primi due anni del progetto musicale, nato nel più complicato dei periodi, e qui rappresentato dalla focus track “Intrisi”, il primo brano, che racchiude in sè tutte le sonorità dell’album: analogiche ed elettroniche, il sound desertico e quello urban, un racconto di una notte all’eccesso, tra luci ed ombre, in cui i momenti di lucidità si mescolano a percezioni incerte. 

Il progetto Dejawood nasce nel 2019 dallo sfogo musicale di tre artisti che si ritrovavano dopo molte esperienze a comporre brani per il semplice gusto di farlo. Tutti e tre (Andrea Proietti, Matteo Teodori e Luca Rossi) si conoscevano già da qualche anno ed avevano condiviso in passato ed in varie formazioni, il piacere di suonare insieme. 

Ciao Dejawood, qual è stato il percorso che vi ha portato alla realizzazione dell’album d’esordio “Alti momenti di crisi”?
È stato un percorso molto naturale dal punto di vista dell’unione di intenti. Abbiamo messo sul piatto semplicemente ciò che ci piaceva singolarmente e ne abbiamo provato a creare qualcosa di originale. 

Nei vostri brani c’è un’influenza di tanti generi musicali. Come mai questa scelta stilistica?
È stata una scelta a metà: da un lato abbiamo portato ognuno le proprie influenze, d’altro lato è stato spontaneo il gusto per ciò che piace a tutti. L’elettronica, il folk-blues africano, il rap e i ritmi del mondo.

Qual è la canzone, tra quelle composte e cantate fino ad oggi, che vi rappresenta maggiormente e vi ha dato più soddisfazioni?
Trenchtown, il nostro primo singolo. Racchiude il senso di ciò che facciamo e ci rappresenta dal punto di vista del messaggio lirico. È piaciuta molto a chi l’ha ascoltata e ne siamo molto soddisfatti. 

Come mai la scelta di questo nome d’arte? Sicuramente penso che sia un gioco di parole con Deja-vu.
Si chiaramente il gioco di parole con il Deja-Vu che di per sé ci ricorda le nostre radici ma anche il nostro avvenire. E il Wood è il Legno, ciò che ci lega da un punto di vista spirituale. 

Chi è l’artista che avete come riferimento musicale?
Ce ne sono veramente tanti. Abbiamo delle playlist su Spotify sul nostro profilo. Lì c’è una parte dei nostri artisti preferiti. Listen up!

Progetti dopo l’uscita dell’album d’esordio?
Abbiamo registrato delle studio session live per “1904 Recording Studio” e “Not Found Lab”, due studi veramente epici! Dopodiché porteremo live nei tour estivo tutto l’album ed anche degli inediti e cover riviste secondo la nostra chiave Ethnic Electric Rap

Alessandro Testa

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Redazione StreetNews.it
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