giovedì, Marzo 28, 2024
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LA GALLINELLA NERA

“La Gallinella nera” è il sogno, realizzato, di Nadia Di leva, sorrentina DOC, che si è occupata per anni, insieme alle sorelle e alle cugine, dell’azienda di famiglia, ma con nel cuore un sogno che, coltiva oggi, coltiva domani, ha dato i suoi frutti.

“La Gallinella nera” è un luogo, più che un negozio, dove ci si può sentire a casa e, certamente, si possono acquistare oggetti, mobili e altro, vere e proprie opere d’arte, vintage.

La scelta del nome, “La Gallinella nera”, ha una storia che io trovo irresistibile!

Nadia, puoi raccontare per i nostri lettori la storia de “La Gallinella nera”?

“La Gallinella nera” nasce da una frase detta da mia figlia, Anna Maria, all’età di due anni, che a stento riusciva a completarla una frase, eravamo in vacanza a Panarea e lei piccola, piccola, con i boccoli d’oro, da sembrare Shirley Temple, s’incolla davanti a una vetrina dove alcuni ragazzi, all’interno, con svariate buste per la spazzatura, anche una nera, creavano oggetti per il riciclo, dando un messaggio molto importante per l’ambiente, già vent’anni fa, quindi la realizzazione, la creazione, della gallinella nera fatta con una busta per la spazzatura, incuriosì talmente tanto questa creatura di due anni che, a un certo punto, più di un giocattolo avrebbe voluto quella gallinella e perciò tirando un po’ la mano a mia sorella, Rossella, pronunciò una frase: “Zi Olella, vorrei una gallinella nera, non l’ho mai avuta una gallinella nera”. Chiaramente l’ebbe all’istante, comprata da mia sorella. Questa frase è rimasta poi, in famiglia, un nostro modo di dire e la pronunciamo ogni volta che desideriamo qualcosa, magari inutile, brutta o che non ha un senso, ma in quel momento lo ha per chi la desidera. “Zi Olella vorrei una gallinella nera, non l’ho mai avuta una gallinella nera” è proprio un desiderio d’infanzia, puro e semplice.

Quindi dopo che per trentacinque anni ho fatto tutt’altro nella mia vita, finalmente, ho aperto questo negozio, che è la realizzazione di un mio sogno, coltivato soprattutto quando studiavo per arredamento d’interni, poi la vita mi ha portato a fare altro, e va bene, rifarei tutto ugualmente da capo, non cambierei nulla, per arrivare a oggi così come sono, felice di aver realizzato il mio sogno, che è la mia gallinella nera.

Questo è il concetto della gallinella nera, io vendo tutti oggetti che non servono a nessuno, sono tutte gallinelle nere, una persona le vuole, non c’è un motivo, si innamora, l’oggetto viene preso, “Abbracciato”, per dire, poco fa è entrata una signora e ha, fisicamente, abbracciato il gattopardo, un’altra ha portato il cuscino di velluto al petto e lo ha stretto forte, forte a sé. Per me questa è l’idea della gallinella nera: desiderare qualcosa che solo tu vuoi, non è un bene di prima necessità, è un oggetto fondamentalmente inutile, ma tu vuoi che faccia parte della tua vita, ora. Vuoi il vaso rosso, lo compri e lo porti a casa, qualcuno potrebbe dire: “Ma sei matto? Spendi 300,00 euro per un vaso rosso?”. In quel momento non vedi più niente, vuoi il vaso rosso, punto. Questa è la gallinella nera. Il fatto che mia figlia abbia scelto la gallinella nera fatta con una busta per la spazzatura ha ancora più valore, cioè avvalora ancora di più il concetto, non deve essere per forza il vaso di murano, che comunque è un oggetto pregiato, può essere qualsiasi cosa.

Nel mio negozio niente è necessario, solo i desideri. Sono molto felice di vendere un oggetto ad una persona che mi trasmette quel desiderio di volerlo come la sua gallinella nera.

Nadia, come nasce questo tuo sogno?

Nasce perché io sono sempre stata una persona un po’ eclettica, poliedrica, mia mamma mi racconta che io crescevo e avevo delle fasi: la fase punk, la fase dark, la fase blu, la fase creativa in cui dipingevo, poi facevo danza classica, poi la pallavolo, cioè io sono stata una ragazza che a mano a mano è diventata donna, con tre figli, una famiglia, un marito, ma sempre peperina, sempre curiosa e quindi nasce dal fatto che mi piaceva l’idea di cambiare uno spazio, spostare le cose, come faccio a casa mia, in base al periodo che sto vivendo, in un dato momento, la mia casa cambia, si trasforma, io sposto tutto, creo una situazione di ordine, disordine, chissà forse è interno e quindi anche esterno, potrebbe essere questa la chiave di lettura; infatti un oggetto, un mobile, si può trovare un giorno in un posto e un giorno in un altro, sia a casa mia che qui in negozio.

Come ti senti? Che emozione provi ad aver realizzato questo tuo sogno?

Mi sento felicissima, realizzatissima e fortunatissima. È una sensazione di ricchezza e di continua crescita. Io sono sempre stata in mezzo alla gente, ho sempre lavorato nel commercio, invece qui, vedo che è come se ricevessi in casa e le persone entrassero nel mio mondo, tutto quello che vedi non è che me lo dia un brand, sono tutti pezzi unici, scelti da me, perciò quando vedo le persone innamorate di un oggetto, un mobile, un bicchiere, una lampada, un abito o altro, la mia soddisfazione è grande.

Mi sento, a cinquantadue anni, molto completa e lo dico con umiltà.

Per me la felicità è sentirsi bene con sé stessi. Ho avuto questo dono dalla vita. Ho potuto realizzare il mio sogno, a modo mio, e quindi: “Come mi sento?” Felice!

La cosa più bella, tra l’altro, di tutta questa storia è che mi diverto, se dovesse finire il divertimento, chiuderei il portone e me ne andrei a casa! Che è poi quello che faccio quando mi assento, perché io sono da sola anche dodici ore al giorno, non ho dipendenti, non ho nessuno che possa vendere gli oggetti al posto mio, anche perché non lo potrebbe fare e non lo dico con presunzione, ma per tutto quello che ci siamo dette finora. L’oggetto lo devo trasmettere io, non è che lo posso solo vendere, ogni oggetto ha una storia, se non sono io a raccontarla, diventa un vaso che puoi comprare ovunque, invece no, è proprio lì che si manifesta “La Gallinella nera”, ci vuole una liaison tra me e il cliente, sennò non vale. Questa è una verità assoluta, per me.

C’è stato un momento in cui il sogno de “La Gallinella nera” lo hai percepito più forte?

Sì, soprattutto nei due anni di pandemia, ho lavorato meno, con ritmi diversi e ho avuto di conseguenza più tempo libero, ho ripreso in mano i libri, ho ricominciato a studiare, ho riacchiappato il “Filo” che era rimasto appeso, l’ho recuperato, mi sono data un gran da fare, come se già avessi il negozio, un enorme lavoro di fantasia, dato che non era ancora in programma l’apertura, se poi pensi che l’ho aperto in tre mesi, per me è straordinario.

Prima hai detto che il tuo sogno lo hai realizzato dopo aver fatto per trentacinque anni tutt’altro. Come mai tanto tempo?

Perché sono sempre stata il braccio destro di mio padre e di mio zio, diciamo che ho portato avanti il loro sogno. Tanto tempo è per questo motivo, perché ero completamente assorbita dall’azienda di famiglia.

Hai per caso un altro sogno? Te lo chiedo, perché, forse, puoi anticipare qualcosina, no?

No, no, soltanto, sempre durante la pandemia avevo deciso che non essendomi laureata, avrei ripreso gli studi, ma poi questo desiderio si è attenuato, perché ora c’è “La Gallinella nera”.

a cura di Maria Grazia Grilli

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Redazione StreetNews.it
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