Uno degli aspetti più belli dell’arte, e della musica in questo caso, è che puoi farla come ti pare: puoi orientare lo stile verso una moda diffusa, mainstream, oppure fare qualcosa di raffinato ed esclusivo che piaccia ad una specifica categoria di destinatari. Quando poi, allo stile e all’eleganza aggiungi la dote di una voce davvero interessante, le jeux son fait. E’ un po’ il biglietto da visita di Irene Rugiero, cantante imolese, affine al jazz come stile, ma non solo: ha una voce affascinante, coinvolgente a tal punto che anche Morgan, giudice di The Voice of Italy, nell’edizione 2019 ha voluto duettare con lei sulle note di … E se domani di Mina. La sua passione per la musica nasce quando lei ha pochi anni, grazie ai genitori, che ne fanno un elemento quotidiano. Studierà pianoforte e clarinetto, deciderà di frequentare il conservatorio, diplomandosi nel 2021. Oggi sulle piattaforme musicali e anche su Youtube gira un suo singolo, dal titolo Tao caos, che va ascoltato. Ma andiamo con ordine…
Irene, la musica per te ha un’identità precisa: ami il rock e il jazz, che sono generi attualmente non diffusi quanto il pop e questo indica una certa raffinatezza, anche stilistica. Quanto è stimolante produrre in un contesto così esclusivo?
Moltissimo, lo devo ammettere. Purtroppo per chi come me è stato abituato a certi ascolti fa davvero fatica ad uniformarsi e tutto questo viene trasmesso nella musica che si produce. Non disdegno la musica popular che ritengo abbia molto cuore solo occorre saper distinguere un brano pop di gusto da qualcosa di ormai scarno di significato e molto “sintetico” come suono.
Quando crei la tua musica, i tuoi brani, resti fedele ai canoni stilistici o ti piace sperimentare? Quanto valgono quei canoni, oggi?
Beh, in tutta sincerità quando sono colta dalla vena creativa non penso molto ad uno stile in particolare, mi lascio semplicemente trasportare da quello che nasce come un’emozione, una sensazione da mettere in musica per darle una voce. Il fatto di rimanere poi fedele ad uno stile può subentrare in un secondo momento quando si decide di arrangiare il brano. Non saprei dire con esattezza quanto valgono certi canoni oggi, il fatto è che ad oggi di musica ne è stata prodotta veramente tanta, di grande qualità e di tanti generi differenti. Essere autentici, fare qualcosa di innovativo risulta un po’ ardua come impresa ma se si continua a puntare sulla qualità più che sulla moda potrebbe anch’essa durare nel tempo ed esser ancora apprezzata.
Quali e chi sono i tuoi punti di riferimento nella musica?
Sono stati tanti, cito chi lo è stato in particolare negli ultimi anni soprattutto come ascolti: Lucio Battisti, Lucio Dalla, Toco un musicista brasiliano, i Tiromancino la Bandabardò e Vinicio Capossela.
Quali sono i tuoi progetti per quando questo periodo così delicato sarà finito?
Sicuramente tornare ad esibirmi in qualche concerto live, non ne posso più di vedere tutto online.
Passiamo al tuo ultimo singolo, Tao Caos: da dove nasce il nome, soprattutto?
Si potrebbe dire che nasca in seguito al concetto che ho cercato di trasmettere con il testo.. al fatto che pur vivendo in una società fortemente caotica anche il caos in realtà come è ben espresso nel simbolo del tao fa parte di un ordine naturale delle cose che non va combattuto ma accolto ed integrato per mantenere un proprio centro, un equilibrio.
Tao caos ha uno stile davvero esclusivo: si tratta di un caso a sé oppure hai intenzione di rimanere su quel genere anche per i prossimi lavori?
Lo stile che caratterizza Tao Caos credo sia in gran parte dovuto anche ai meravigliosi musicisti che hanno intrapreso con me quest’avventura. Il tutto nasce in sala di registrazione quando abbiamo iniziato a provare per trovare il giusto sound che ci mettesse tutti d’accordo. Per questo ringrazio immensamente Maurizio Piancastelli alla tromba, Federico Rubin alla tastiera, Giacomo Scheda alla batteria e Rodolfo Valdifiori al basso.
Di Clemente Scafuro
