Il salto musicale, l’esperienza internazionale e il futuro di Amber

Amber è un’artista che ama proiettarsi nel futuro. Oramai viviamo in un periodo dove tutto va veloce e gli assetti cambiano rapidamente attorno a noi.
E la musica come sta cambiando? Ce lo racconta Amber in questa intervista in esclusiva su StreetNews.

Ciao Amber, come ti immagini il tuo futuro?
Ho sempre pensato NEL futuro. Ho pensato cosi intensamente a quello che avrei voluto essere che alla fine mi ci sono ritrovata. La strada è ancora lunga e ci sono sempre terreni inesplorati che mi aspettano. Il lavoro dell’artista si svolge spesso in solitudine, dove trova spazio la creatività, per poi prendere vita sul palco di fronte ad un pubblico. Quindi immagino il mio futuro su un palco, per un concerto tutto mio, con tanta gente davanti (ma proprio tanta!), assembrata e libera da paure e mascherine, a ballare e cantare e condividere emozioni, e non vedo l’ora !

Ho visto il videoclip di “My future” nel quale vesti i panni di una donna androide che esegue in maniera pedissequamente sistematica le azioni. Qual è il messaggio che vuoi dare con questo testo?
Quello che ci attanaglia maggiormente in quest’epoca è la velocità con cui le cose cambiano attorno a noi, non si fa più in tempo a godere di un qualcosa, che subito pensiamo a volere la versione successiva. Questo ci porta da una parte ad essere più “smart” se vogliamo, ragioniamo più in fretta, ottimizziamo il tempo. D’altra parte però, ci rende meccanici. Ci rende degli esecutori di un qualcosa. Non c’è più tempo di riflettere.
Questo ci incastra in dei meccanismi, appunto, che ho riproposto sotto forma di donna androide, dei quali diventiamo schiavi. Bisognerebbe trovare una sana via di mezzo nella quale vivere il progresso, ma non esserne risucchiati. Ritrovare la nostra “umanità” cominciando da noi stessi. Umanità vuol dire tante cose, dalla mente al corpo. Non a caso nel videoclip i primi segnali di umanizzazione partono proprio dal “sentire” il proprio corpo in maniera diversa, lasciarlo fluire, correre, respirare, ridere, ballare, lasciarsi guardare senza più giudizio (Lo specchio).
In più il testo è una promessa d’amore, un ritorno all’essenziale, alle emozioni sopite.

Perché hai scelto l’inglese?
Da quando ero in culla ho ascoltato soprattutto musica internazionale, i miei erano pazzi per i Queen, Tina Turner, George Michael, Dire Straits, Elton John, Madonna, Kate Bush, Pink Floyd.
Semplicemente credo che il mio orecchio sia nativamente tarato su quei suoni. Ho voluto esordire con quello che conoscevo meglio, con la lingua che da una vita associo alle canzoni che amo. Ma questa non vuole essere una scelta esclusiva, è solo un inizio. Io adoro l’italiano, è una delle lingue più belle, poetiche e musicali al mondo e non escludo assolutamente l’idea di cantare nella mia lingua… ci sto già lavorando!
In ogni caso sono sempre in ricerca, per poter dare al mondo la versione migliore di me stessa. La migliore me stessa del momento.

A quali artisti musicali senti di poterti identificare?
Quello che ho sempre ricercato nella musica che ascolto è la potenza con cui vuoi dire qualcosa, la profondità e l’urgenza. 
Quindi ho sempre ascoltato, studiato e preso ispirazione dalle leonesse della musica, passata e presente, sia internazionali come Tina Turner, Lady Gaga, Pink, Beth Hart, Whitney Houston, Madonna, Annie Lennox, Mariah Carey, Aretha Franklin, Anastacia, Celine Dion, Bonnie Tyler, che connazionali come Anna Oxa, Antonella Ruggero, Mia Martini, Giorgia, Loredana Bertè.

Nel tuo passato c’è una lunga e cospicua esperienza estera. Come vedi l’Italia e la musica italiana da una visione internazionale?
Quello che manca a me personalmente nel moderno panorama musicale italiano è una figura alla quale ispirarmi in toto, anche se devo dire che quest’ultimo Sanremo mi ha molto sorpresa. Ho sentito aria di cambiamento, ho visto tante proposte interessanti e soprattutto varie. Qualcosa si muove e questo mi fa ben sperare.      

Domanda d’attualità: quanto i talent show oggi contano per ambire al successo?
Purtroppo un buon 70%. Il mio destino non è legato ad un gruppo di persone che possano decidere sul mio percorso artistico. Preferisco inserirmi nel 30% che rimane.
Il percorso, forse, sarà più lungo, ma è il frutto del mio lavoro, l’amore e il rispetto che ho per la mia professione e per il pubblico, con il quale non ti puoi mai sbagliare, perché dice sempre la verità. 

Consideri l’idea di coinvolgere qualche grosso nome della musica italiana (o straniera) per avviare una collaborazione?
Per l’Italia punterei gli occhi su Marco Mengoni, molto eclettico e teatrale nelle sue interpretazioni, mi fa sentire vicino al mio background da attrice e sento che potremmo andare d’accordo sotto molti punti di vista.
Se penso invece ad una personalità straniera, magari in un prossimo futuro…..vabbè dai…punto in grande…due pianoforti, vestiti sfavillanti, occhiali su misura e la compagnia di una delle personalità più stravaganti e profonde che abbiamo…..sto parlando di Sir Elton John, lo avevate capito no ?    

Cosa bolle nella pentola di Amber oggi e nei prossimi mesi?
Tutti i diari che scrivo da quando ne ho memoria!
Uscire con questo primo singolo mi ha fatto fare un grande salto. Soprattutto grazie ai tanti riscontri positivi ricevuti che mi confermano che sono riuscita a fare qualcosa di bello. Ma soprattutto mi danno la consapevolezza e la spinta per fare qualcosa di completamente mio.
Mi ci è voluto del tempo per capire che sono in grado di scrivere e di suonare uno strumento (il pianoforte, per ora) e che queste due cose insieme possono raccontare la tua storia e quella di tanti altri.
Quindi Amber sta mettendo insieme i pezzi e, cominciando con My Future, sta lavorando per continuare a raccontarsi e condividere.

Alessandro Testa