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IL MERCATO DELLE IDEE – ENDECASILLABI NARRANTI di Francesco Belluomini

Lo scrittore Francesco Belluomini, nato a Viareggio nel 1941, ha trascorso gran parte della sua vita a Camaiore, dove nel 1981 ha ideato e fondato l’omonimo Premio Letterario Camaiore, evento di vasta risonanza di cui è stato presidente sino alla sua morte, avvenuta repentinamente nel 2017.

Da allora,  la presidenza della nota manifestazione culturale dedicata alla poesia è stata assunta da Rosanna Lupi, sua moglie e compagna di vita, che con amorevole attenzione tiene viva la memoria del compianto poeta, al quale è stato intitolato il Premio.

Egli, nel corso della sua proficua attività letteraria, iniziata nel 1975, ha pubblicato circa 30 opere, sia antologiche che monografiche, di cui diverse sono state tradotte in lingue straniere. I suoi lavori sono presenti in antologie spesso curate da esponenti di spicco del mondo letterario contemporaneo.

Nel 1977 la sua Opera prima L’altro io (Ed. Campobasso) entra nella cinquina del Premio Viareggio e da allora egli ha sempre continuato a riscuotere ampi riscontri di pubblico e critica.

Una luminosa carriera in cui Belluomini, persona sensibile e schietta, ha dimostrato una certa attenzione verso le tematiche sociali e di interesse storico; una naturale propensione che si riflette in ogni sua opera, sino alla recente pubblicazione postuma, dal titolo Il  mercato delle idee – endecasillabi narranti (Di Felice Edizioni), in cui si percepisce il forte desiderio di denuncia sociale, portata avanti senza mezzi termini, come nel proprio stile, conducendo al contempo un’indagine introspettiva, che si concretizza attraverso un peculiare afflato evocativo, a tratti nostalgico

All’età che rifletto nello specchio non penso basterebbe ritrovare un poco d’entusiasmo giovanile per sollevare pesi di tristezza.

 Un viaggio nella memoria,  catalizzatore di sensazioni, dolori, gioie e delusioni che il poeta esprime avvalendosi di un impianto stilistico singolare ed immediato, frutto di una scelta semantica chiara ed efficace, in cui significato e significante sinergicamente coesistono. L’osservazione della sua coscienza critica parte dalle proprie radici, attraverso l’analisi di un flusso inarrestabile di ricordi, compostamente accennati, ma comunque scolpiti nella mente, che riecheggiano, donando esiti carichi di pathos

C’eran stati segnali precedenti ma mai creduto d’esser costretto di ricorrere subito d’affanno a lontani ricordi giovanili, per più giustificare le pulsioni sentite dopo voce penetrante che prese martellare la mia mente.

In questo ultimo volume, i cui contenuti sono stati completati prima della sua scomparsa, egli utilizza nel titolo un neologismo, certamente non casuale.  Il mercato delle idee, infatti, sottende un riferimento all’interrelazione, al confronto dialettico e allo scambio di idee, che egli non è disposto a cedere, né a barattare o vendere a poco prezzo; un tema particolarmente caro al Nostro autore

Ma pure se perdente non transigo tenendo barra ferma del timone sulle rotte tracciate da me stesso, che spesso favoriscono l’attracco dopo le avventurose traversate.

 Una metafora di risalente memoria che ritroviamo nel raffinato pensiero filosofico di John Stuart Mill, segnatamente nella sua pubblicazione On Liberty del 1859, un saggio sulla libertà di espressione e di pensiero da parte di ogni individuo, a condizione che tale libertà non danneggi mai  l’altro.  Anche il suo predecessore Jeremy Bentham, già qualche decennio prima, affronta di sovente e in chiave concettualmente diversa il tema del confronto fra idee; verità parziali che determinano il progresso dell’umanità, dal momento che non esiste una verità assoluta. Ed è proprio dall’incontro e dalla comparazione fra le verità parziali che, secondo il filosofo inglese, deriva il progresso sociale.

Belluomini, dall’alto della sua onestà intellettuale, racconta la personale esperienza terrena indagando i suoi tempi, la sua epoca, nella piena consapevolezza delle proprie idee, che rivendica con fermezza e coerenza, lontano da ogni forma di do ut des; una dinamica da sempre permeata nel tessuto sociale, con le debite conseguenze. Ma egli si ribella a tale logica, prendendone le distanze.

Il suo approccio con le tematiche d’impegno civile è come di consueto trasversale e intriso di considerazioni di elevato spessore etico

Una storia di storico interesse avrei voluto scrivere, credendo fin troppi quarant’anni di silenzio attorno la vicenda criminale nota come l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Ragioni dell’oblio nemmeno disputate nei tumulti del primo dopoguerra, ma comunque non ritenute nobili.  

Lo scrittore viareggino con questa opera pone un sigillo simbolico, che va a coronare un itinerario letterario in cui è ben chiara una costante: la sua coerenza dinanzi alle variabili sociali, spesso destabilizzanti, finanche fuorvianti.

Un verseggiare  svincolato da sollecitazioni e condizionamenti esterni, in quanto unicamente dettato da un moto interiore, intimo e profondo, da pulsioni viscerali, che si traducono in una improcrastinabile esigenza di dire. Colpisce la modalità di scrittura che si veste di verità umana, in quanto assume una dimensione universale, tanto forte da travalicare l’esperienza individuale, per poi espandersi in una visione collettiva, costituita da complessità.

Una forza propulsiva dettata dalla genuinità del vissuto di Belluomini, capace di rappresentare in modo inequivocabile lacerazioni emblematiche di tragedie, come l’Olocausto del popolo ebraico, che hanno attraversato lo scorso secolo; drammi  sui quali troppo spesso è sceso un velo di ipocrisia. Una sorta di anestesia dell’indignazione che egli rifiuta, in quanto conduce verso un’inesorabile perdita di umanità

Obbrobriose pur quelle operazioni delle registrazioni dei discesi deportati venuti dall’Italia. Con taglio dei capelli generale e marchi come mandrie di bovini, a fuoco numerale, per assumere quello come futura identità nel campo di Auschwitz.

Il poeta vuole fortemente risvegliare le coscienze e denuncia lealmente questa sorta di silenzio passivo dei colpevoli senza fare sconti, offrendo spazi di sereno velati immancabilmente da un’impalpabile tristezza, sua fedele compagna

L’Occidente voluto quei tedeschi ancora con le mani molto sporche di sangue di milioni d’innocenti, facessero baluardo di frontiera all’espansione russa nelle terre occidentali.

Nelle sue euritmiche trattazioni si alternano gli accadimenti legati alla II Guerra Mondiale, oppure gli incidenti che hanno visto coinvolte vittime innocenti, la cui umanità viene talvolta oltraggiata. L’autenticità del suo sentire scaturisce precipua dall’esperienza di vita di navigatore di lungo corso, come amava autodefinirsi quando ci incontravamo

Abbacinato mozzo sulle navi da quella striscia blu dell’orizzonte pensando, ragazzino fantasioso, di poterla raggiungere vedendo cosa celava l’oltre della linea che restava lontana dalla prua pur ai massimi giri del motore.

Una narrazione e, aggiungerei, anche stavolta una sorta di testamento spirituale, attraverso la cui tessitura l’autore vuole idealmente abbracciare chi subisce ingiustizie e sopraffazioni. Parole nette e affilate, mai scontate, costituiscono il tema conduttore del suo indefesso impegno letterario, con cui affronta la pericolosa deriva dei valori etici, umani e civili, senza scivolare in una poesia sostanzialmente ideologica e di parte.

Non esistono certezze a buon mercato, Francesco ne è sempre stato convinto, in quanto la vita glielo ha insegnato precocemente. Egli, avulso a facili clichè, offre al pubblico questo ultimo lavoro in cui si rivela l’estrema lucidità del suo pessimismo, in questo caso sinonimo di realismo, che segue il rigore di una dinamica tensione etica, all’interno di un pensiero poetico in endecasillabi, libero ed obbediente ad una costante logica lineare di un documento di vita che egli desidera consegnare all’umanità, attraverso un eloquente messaggio in grado di destare la coscienza individuale.

di Daniela Cecchini (Giornalista e Critico letterario)

6 Maggio 2021

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Redazione StreetNews.it
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