Il dramma di Salomè e di Erode di scena al Tram

La pièce, diretta da Francesco Lonano per il Collettivo Cenerentola, adattamento dei testi di Flaubert e Wilde, ha appassionato il pubblico dall’1 al 4 dicembre scorsi.

Si sono concluse domenica scorsa, 4 dicembre, al teatro Tram di Napoli, le repliche dello spettacolo Salomè, adattamento da G. Flaubert e O. Wilde di Francesco Lonano, che ne ha curato anche la regia, con in scena Eleonora Cimafonte, Dario Guidi e Katia D’Ambrosio, produzione del Collettivo Cenerentola. La principessa di Giudea Salomè nutre una insana passione per Iokanaan (Giovanni Battista) che, di contro, scaglia nefaste profezie e maledizioni contro la sua famiglia. Il profeta, pur assente sulla scena come persona fisica, compare sotto forma di voce fuori campo, quasi a voler lasciar spazio e ad amplificare il dramma familiare, le cui contraddizioni, in modo dirompente, vengono a galla: gli iniqui e aberranti comportamenti di Erodiade, madre di Salomè, i concupiscibili appetiti del tetrarca Erode nei confronti della nipote-figliastra, che fanno da contraltare al trasporto di lei verso Iokanaan. Passione smodata quella di Salomè, che causerà il suicidio del capitano della guardia Narraboth: questi, sinceramente innamorato di lei, all’inizio della pièce, prende la parola presentando l’intreccio complesso e facendo esplodere il suo incontenibile dolore. Ma soprattutto essa causerà la macabra esecuzione di Iokanaan, pretesa dalla principessa per una sete di vendetta nei confronti di un oltraggio subito dalla lei stessa, piuttosto che da sua madre. Del tutto vani i tentativi del tetrarca, che subodora le tragiche conseguenze del martirio, di indirizzare le mire della figliastra, il cui fatale epilogo è segnato, verso allettanti promesse.

Il regista insiste sui segnali profetici che, con forza graduale ma inesorabile, si avvereranno, nonché sul valore simbolico dei colori. Ossessiva la presenza del rosso (i petali delle rose, le labbra e le lingua del profeta, paragonata a una vipera velenosa, il sangue dei cadaveri, in particolare il sangue del capitano su cui – presagio funesto – danza sensualmente Salomè), ma non secondaria è anche la presenza del bianco (con persino una citazione della colomba di sanremese memoria), del dorato e delle tinte cupe. Un ruolo di primo piano gioca la luna, che campeggia sulla scena per tutta la durata del dramma, luna che, sorella di Salomè, di lei riflette inconsapevolmente stati d’animo in una climax ascendente, che la porta ad un’evoluzione cromatica dal pallido al rosso sangue (il rosso ritorna!). Ben si destreggiano sulla scena i tre interpreti: Katia D’Ambrosio incarna la bellezza e la sensualità di Salomè, Eleonora Cimafonte e Dario Guidi impersonano ruoli sessualmente antitetici al canone classico, rispettivamente Erode ed Erodiade, forse più convincente e a suo agio il Guidi, che peraltro all’inizio è anche Narraboth. L’interpretazione dell’antico mito biblico, passando per Flaubert e Wilde, suggerisce stimolanti richiami al presente, modernizzandone e attualizzandone le allusioni anche in chiave musicale.

Il prossimo appuntamento al Tram è con lo spettacolo Stoccolma di Maria Verde, testo di Antonio Mocciola, con Antonio De Rosa e Antonio Ciorfito, di scena da stasera fino all’11 dicembre.

Massimiliano Longobardo

Salomè

da Oscar Wilde e Gustave Flaubert

adattamento Francesco Lonano

regia Francesco Lonano

dramaturgia Sabrina Fasanella

con Eleonora Cimafonte, Dario Guidi, Katia D’Ambrosio

costumi Daiana Biondo

musica dal vivo Dario Guidi

scene Fonderia Artistica Ruocco

produzione Collettivo Cenerentola.

Le foto pubblicate sono di Gloria Fusillo e di Franco Rabino.