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Lucio e Lucio

80 anni fa nascevano due dei più celebri rappresentanti della musica italiana.

E’ un marzo particolare, quello del ’43. L’Italia è in guerra e la crisi economica che ne è derivata sfocia in una serie di scioperi, soprattutto al Nord, che non piace a Hitler. Nei primi giorni del mese non si respira aria di primavera, non ancora. A volte, però, sembra che alcuni fatti non avvengano per caso e piuttosto siano dettati da qualcosa di soprannaturale: chissà, magari il destino (si dice così). Succede che a distanza di meno di 24 ore, tra il 4 ed il 5 marzo del 1943 nascono due maschietti, uno a Bologna, l’altro a Poggio Bustone, in provincia di Rieti: Lucio e Lucio.

Il primo fa di cognome Dalla, perde il padre in tenera età e spesso ritornerà su questo dramma, raccontando e cantando la sua solitudine. Il secondo, quel Battisti figlio di un padre severo ed esigente, troverà il modo di conciliare lo studio all’amore per la musica. Uno amerà il jazz e la fisarmonica, l’altro la chitarra. Diversa la formazione artistica, come sono diverse le influenze e le contaminazioni, ma ad oggi i due Lucio sono pilastri del cantautorato italiano, patrimoni inestimabili della nostra musica. Anche le loro carriere sono diverse: il Dalla realizzerà in tutta la sua vita ben 57 album, dei quali 27 in studio, mentre il secondo ne pubblicherà 17 in un periodo molto più breve, sempre in studio, per arrivare ad un totale di 111 lavori, molti dei quali postumi. Battisti si ritira a vita privata, sfuggendo a tutta la meritata ribalta, alla celebrità, mentre il folletto bolognese lo si può incontrare per Bologna quasi fino all’ultimo giorno della sua vita. I due Lucio hanno anche caratteri diversi. Dalla è più spontaneo, cordiale, mentre Battisti è schivo, talvolta appare burbero.

Lucio Dalla a Sanremo – Immagine dal web

Sono infiniti i titoli legati a questi due artisti, inutile elencarli: da La sera dei miracoli si va a I giardini di Marzo così come a 10 ragazze per me controbatte Caruso. Infinite sono anche le esperienze dei due: il sodalizio con Mogol per Battisti, probabilmente il più prolifico della storia della canzone italiana; le collaborazioni di Dalla, con De Gregori, Charles, Morandi… Due geni differenti in tutto, lontani tra loro: una volta qualcuno lanciò l’idea di un duetto, propose di condividere un palco ma no, i due non accettarono. Così simili, eppure così distanti tra loro… e forse è per questo, che sono così celebri e celebrati: si va dal jazz spregiudicato all’eleganza della musica leggera, un rock all’italiana, dall’iconico berretto al foulard, al maglioncino “dandy mood”. L’ascoltatore, lo spettatore, possono scegliere tra differenze e sfumature, tra stili e voce: così vicini eppure così distanti. Roba che oggi difficilmente capita.

Lucio Battisti – Immagine dal web

Il mainstream impone dei canoni che troppo spesso producono (e riproducono) cloni di cloni, cover e così via. Forse oggi manca l’originalità, manca lo spunto stilistico. Non me ne vogliano i nuovi artisti: grandi mattatori, idoli delle masse, ma forse la fantasia e la qualità sono un po’ calate. Trasferire le emozioni e le sensazioni in musica e testi non è roba facile: “In mezzo a questo mare cercherò di scoprire quale stella sei” oppure “Mi son svegliato solo, poi ho incontrato te, l’esistenza un volo diventò per me”. Poesia. Eppure loro non erano scrittori di musica, forse più “cantori” che cantanti. E oggi, 4 marzo 2023, in molti si chiedono come mai di questi tempi i giovani ascoltino ancora le canzoni dei due Lucio. Semplice: non si può vivere senza.

A cura di Clemente Scafuro

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Redazione StreetNews.it
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